Credere non solo negli elfi, ma nel
potere di predizione dei sogni, nella forza delle anime e nei fenomeni
soprannaturali è strettamente legato alla tradizione celtica dell’Islanda e al
paesaggio duro e potente, specialmente a causa delle rocce che emergono
dappertutto.
GLI ELFI
Gli islandesi hanno un vero e proprio culto nei
confronti degli elfi e stanno molto attenti a non
irritarli.
Nessuno sa dove abitino con esattezza, ma se durante i lavori di costruzione di
un edificio si verifica una serie inspiegabile di contrattempi, non vi è alcun
dubbio: sicuramente si sta importunando la dimora di qualche elfo e, quindi, si
provvede celermente a spostare la zona dei lavori. Gli elfi sono
creature misteriose che non hanno contatti con gli umani e abitano
luoghi deserti, proprio come i troll norvegesi
e della stessa cultura islandese; a differenza di questi,
però, hanno dimensioni ragguardevoli: alcuni sono dei giganti.
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Secondo un recente sondaggio dell’Università di Reykjavík, l’80% della popolazione non esita a credere nell’esistenza di spiriti che si celano al modo umano e uno degli ultimi censimenti dice che in Islanda c’è un elfo ogni 500 abitanti, tant’è che qui fate ed elfi vivono in casette costruite apposta per loro. Molti islandesi si pongono la domanda se gli elfi esistano seriamente o no, per molti è una sensazione naturale la loro esistenza, non hanno bisogno di prove visive. Le statistiche indicano chiaramente che la maggioranza della popolazione crede negli elfi ,generalmente descritti come creature dell'aspetto umano che proteggono i loro habitat nella roccia, o comunque non sono disposti a negare la loro esistenza. La cantante islandese Bjork, sostiene che i produttori delle case discografiche, quando cercano nuovi volti, preferenziano gli artisti che credono nelle creature invisibili e spesso scritturano solo quelli. Ella sostiene che la natura sia più forte dell'uomo ed è fortemente convinta che esista una relazione tra l'uomo e certi spiriti.
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Un irlandese, se avesse una roccia in giardino e fosse dimora di un elfo, non la
rimuoverebbe, non tanto perchè pensa che ci siano degli omuncoli che vivono al
suo interno e che ogni tanto escono e danzano nel suo giardino, ma perchè è una
sensazione naturale che esistano altri poteri, altre forze intorno a noi, poiché
ritengono che non sia necessario vedere le cose nelle quali credi e che molte
delle nostre esperienze più importanti avvengano ad occhi chiusi.
La cittadina portuale vicina alla capitale Reykjavik è orgogliosa del fatto di
avere una popolazione elevata di elfi. I turisti sono invitati a visitare le
località dove abitano gl’invisibili, inclusa una grande roccia per la quale una
strada è stata deviata per non disturbare i suoi abitanti.
Recentemente il comitato preposto al piano regolatore ha ricevuto una domanda
per la costruzione di un garage. Un membro ha commentato: “Spero che questo vada
bene per gli elfi”, racconta l’assessore.
Se il comitato determina che il disturbo esiste – generalmente attraverso un
sensitivo che riceve una lamentela dagli elfi, direttamente o attraverso un
sogno – la città considera lo spostamento del progetto, o chiede al sensitivo se
gli elfi possono traslocare.
Questi eventi non sono rari. Nella vicina Kopavogur negli anni ’70 una sezione
di strada è stata ridotta da due a una corsia quando numerosi sforzi per
rimuovere una grande roccia che si credeva ospitasse degli elfi fallirono, a
causa della ripetuta rottura dei macchinari della ditta appaltatrice.
La roccia è ancora lì, incombendo incongruamente sulla strada, ma non è chiaro
se i suoi occupanti siano ancora lì.
Nel 1996 nella stessa città un operatore di bulldozer incontrò delle difficoltà
nel livellare una collinetta per costruire un camposanto.
Dopo che due bulldozer ripetutamente e inspiegabilmente smisero di funzionare, e
le telecamere della stazione televisiva locale, benché funzionassero in altre
zone divennero inoperabili, il progetto fu sospeso.
“Vediamo se possiamo raggiungere un compromesso con gli elfi”, fu il commento
del direttore dei lavori, riportato dal Morgunbladid, il giornale nazionale.
Dei sensitivi furono chiamati per l’arbitrato, e dopo un breve tempo gli elfi
decisero di trasferirsi.
Benché sia possibile trovare islandesi che levano gli occhi al cielo quando
sentono parlare di esseri invisibili, non è facile trovare degli scettici tra la
popolazione.
Arni Bjornsson è uno di questi. “Sembra che sia una moda oggigiorno parlare di
esseri soprannaturali, ma considero questi argomenti con del sale in zucca”,
dice il 73enne Bjornsson, passato direttore per 25 anni del dipartimento di
etnologia del museo nazionale.
Ma neanche lui dice esattamente di no. “Se mi chiedi: “sei sicuro che non ci
sono esseri supernaturali?”, devo rispondere che non ci credo. Ma non posso
neanche essere sicuro che non esistano…”.
Alla pagina
http://www.dweb.repubblica.it/dweb/1998/09/01/attualita/ilviaggio/106fir115106.html,
troviamo un articolo di Luca Rastello, che riporta alcune notizie sugli elfi:
"E soprattutto gli islandesi credono negli elfi. Tutti gli islandesi credono negli elfi, anche il Presidente, credo. Il professor Thorwaldson è primario di rianimazione all'ospedale di Reykjavík, divide la sua carriera fra la capitale e gli Stati Uniti ed è categorico: "Da bambini tutti giochiamo con gli elfi, e non conosco nessun adulto che se la senta di escluderne l'esistenza". La sua assistente si chiama Domhildur, come l'eroina di un canto guerriero di dieci secoli fa, e mi guarda con la faccia di chi sta guardando un imbecille: "Gli elfi qui? Vuole scherzare? Non ce ne sono in città. Deve salire a nord di almeno duecento chilometri, verso Hornstrandir". Parla con grande serietà e quando provo a chiederle se allora esistono anche i Troll, le creature di pietra che nella notte boreale inseguono i viandanti a fini alimentari, mi guarda di nuovo con compassione: "Quelle sono leggende, caro signore". Hornstrandir, dunque. Basta vederlo sulla cartina per capire che c'è qualcosa di strano. A Hornstrandir, oggi parco nazionale, c'è un ghiacciaio, che si chiama Drangajokull, e poi quasi nient'altro. Niente strade, niente villaggi. Nella baia di Isafjordur, da dove parte il solo battello che attracca sulle coste di Hornstrandir ogni cinque giorni, se sei molto insistente e molto cortese, può capitarti di parlare con qualcuno. Che magari ti dirà che sì, cento anni fa ci provarono a colonizzare Hornstrandir, ma desistettero perché ogni mattina gli operai, al posto del cantiere che avevano lasciato la sera prima, trovavano una specie di boscaglia, oppure una collina che si era spostata nella notte. Un messaggio chiaro, elfico. Insomma, forse questi islandesi ti prendono in giro, ma lo fanno con tanta serietà e garbo che è bello credere alle loro parole. E poi la storia delle colline che camminano di notte non è mica tanto strana in un posto come questo, dove capita - e neanche di rado - che dal mare spunti un'isola da un momento all'altro, che vi crescano specie ignote di muschi e di licheni e che, dopo qualche anno, se ne torni in fondo al mare. Per esempio ai geologi piace molto Surtsey, a sud della capitale, che saltò fuori dall'acqua nel '67 e per il momento è ancora lì. Una volta, fatti come questo generavano qualche inquietudine nella popolazione e accadeva allora che vescovi coraggiosi partissero per benedire le terre emerse. A qualcuno succedevano cose strane, come al sant'uomo che, appeso a una fune, stava cospargendo di acqua benedetta le scogliere di Drangey, la vertiginosa isola dei gabbiani nel golfo di Skagafjordur, per scacciarne i demoni. Una grossa mano grigia e pelosa - raccontano - afferrò la corda e da un buco della roccia uscì una voce profonda che scongiurava: "Se benedirai tutta l'isola, a noi che cosa resterà?". La costa di sudest dell'isola è tuttora a disposizione delle creature elementari, naturalmente: gli islandesi sono così, silenziosi ma molto rispettosi dell'altro, anche se è grigio e peloso. E se qualcuno proprio non ci vuole credere, agli elfi, si vada a vedere un concerto della gloria pop locale, assurta ormai a fama mondiale: quella Bjorklund Gudmundsdottir che ha tagliato di diciotto lettere il suo nome (oggi per tutti è Bjork e basta) e ha imposto il suo sound trascinante e contraddittorio che mescola elettronica e archi barocchi. La sua voce inimitabile, i suoi gesti, il suo stesso viso testimoniano l'esistenza del popolo dispettoso delle scogliere e, forse, la promiscuità con gli umani.[...]"
FENOMENI OTTICI
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In Islanda i fenomeni ottici, grazie alla straordinaria limpidezza dell’aria,
sono comuni: il più noto è quello chiamato “Fata Morgana”: si
tratta di un tipo di miraggio frequente nelle zone artiche che si verifica
quando l’aria calda, a contatto con l’acqua fredda, causa rifrazione. L’effetto
è sorprendente: è possibile vedere proiettate sulla linea dell’orizzonte isole,
foreste e navi in punti dove non si trova assolutamente nulla!
A marzo e a ottobre, è anche possibile assistere allo spettacolo dell’aurora
boreale, caratterizzata da colonne ondeggianti di luce verde o
rosa; il fenomeno avviene per la reazione tra le radiazioni solari e il campo
magnetico terrestre delle regioni polari. La spettacolarità di questa luce che
ondeggia e rischiara la notte polare ha fatto nascere suggestive leggende:
l’aurora boreale sarebbe prodotta dai salti e dalle capriole dei bambini mai
nati o dai morti.