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L'arcipelago delle isole Gambier viene
anche detto "la culla delle perle polinesiane" grazie alla presenza di numerose
lagune che favoriscono la coltura delle ostriche. Questa attività rende
soprattutto famosa Mangareva, l'isola più grande dell'arcipelago.
Quest'ultimo ha la caratteristica morfologica di essere formato per più del 95%
da atolli, unica percentuale così alta nella Polinesia francese. Le Gambier
distano da Tahiti di circa 1643 chilometri e sono per questo situate nella parte
più remota della Polinesia.
Ad est troviamo infatti le isole Pitcarin controllate dal Regno Unito, le Easter
Island che fanno parte dei confini territoriali Cileni, e dopo un lunghissimo
tratto di Oceano troviamo il Sud America . Le isole più note dell'arcipelago
sono : Akamaru, Aukena, Mangareva e Taravai.
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Come già detto l'isola più nota e più importante delle Gambier è sicuramente
Mangareva, che si estende in lunghezza di circa 8 chilometri ed è larga soltanto
1,5. Il giro dell'isola è di soli 28 chilometri ed offre un meraviglioso
paesaggio grazie alla presenza di numerose baie.
Le montagne più alte sono il Monte Duff, 441m e il Monte Mokoto, 423m.
L'isola, circondata da 80 chilometri di barriera corallina, è uno dei posti più
noti al mondo per la produzione della magnifica perla Pinctada margarifa.
Più in generale, nell'arcipelago è fiorente la coltivazione di pompelmi, banane
e caffè.
Luogo caratteristico da visitare è la Cattedrale di Saint-Michel, costruita
interamente con blocchi di corallo e tempestata di perle e di conchiglie
madreperlacee.
Storia
I primi abitanti che occuparono l'arcipelago
probabilmente vennero dalle isole Marchesi intorno al 1200 d.C. Ma tutti i resti di questa civiltà sono stati distrutti
dallo zelo dei missionari gesuiti che cambiarono l'Arcipelago per sempre. Il
primo vero cambiamento si ebbe nel 1797 con l'arrivo dei primi Europei.
Il primo europeo a sbarcare alle Gambier fu John Wilson della London Missionary
Society che battezzò le isole con il loro attuale nome proveniente dal mecenate
francese che aveva finanziato l'operazione, esplorandole a bordo del HMS Duff.
Ma fu con l'arrivo del prete gesuita Honore' Laval che la storia dell'isola
assunse un carattere diverso. Infatti, dopo esser riuscito a convertire il re
dell'isola Maputeoa, Laval governò insieme a padre Francois Caret le isole al
pari di un despota. Prima dell'arrivo dei gesuiti l'intera popolazione era
politeista, ma bastarono solo quattro anni per convertire gli abitanti e per
fare tabula rasa di un'intera civiltà. Nel giro di pochi anni furono eretti
un'enorme quantità di edifici religiosi, tutti tanto imponenti da far sembrare
di voler ostentare la superiorità della cultura europea su quella locale, ormai
distrutta. Molti dei nuovi edifici religiosi vennero costruiti per valore
simbolico sopra le antiche macerie dei "marae", i luoghi di culto tradizionali
della Polinesia francese.