LO SCENARIO

Alla fine del 1914 la guerra in occidente si stava trasformando in una guerra di trincea e di logoramento, l'obiettivo di quest'operazione era di alleggerire il peso sulla Russia - che aveva subito pesanti sconfitte da arte della Germania - alla quale non giungevano i rifornimenti da parte degli alleati, questi infatti dovevano per forza passare dallo stretto dei Dardanelli controllato interamente dalla Turchia. Il tutto impiegando il minor numero possibile di mezzi e possibilmente spingendo i Turchi a ritirarsi dalla guerra.
L'operazione doveva prevedere una stretta collaborazione tra le forze navali e le truppe terrestri, un'operazione anfibia mirata infatti avrebbe dovuto permettere alle forze navali di forzare i Dardanelli e consentire ai Russi di ricevere i rifornimenti.
Il teatro operativo era costituito dallo stretto passaggio che collega il Mar Mediterraneo al Mar di Marmara, sulla cui sponda nord-orientale sorge Istanbul che controlla il Bosforo.
La penisola di Gallipoli è lunga circa 70 chilometri e, nel punto più ampio, larga 12. Il piano prevedeva che le truppe dovessero sbarcare ed effettuare operazioni sulla costa europea e su quella asiatica - sempre che fosse necessario per supportare le forze navali e permettergli di raggiungere Istanbul e bombardarla -.

LE FORZE IN CAMPO

L'impiego di forze terrestri avrebbe dovuto attenersi allo stretto indispensabile, la MEF (Mediterrean Expeditionary Force) schierò quindi solo 5 divisioni:

I Turchi invece potevano contare su:

Prima della fine della battaglia però, sarebbero scese in campo ben 14 divisioni per gli Alleati e 21 per i Turchi.

LA BATTAGLIA

Inizialmente le alte sfere alleate credettero che da sola la flotta potesse forzare gli stretti, eliminare i campi minati, distruggere le batterie costiere turche e raggiungere Istanbul e il Mar Nero.
Per questa operazione fu concentrata una straordinaria squadra navale, che comprendeva essenzialmente vecchie navi da battaglia, non più adeguate per  combattere la flotta tedesca (la corazzata H.M.S. Queen Elisabeth e l'incrociatore da battaglia  H.M.S. Inflexible).
Per eliminare le mine si sarebbero utilizzati vecchi pescherecci convertiti in dragamine con a bordo equipaggi civili.
L'attacco ebbe inizio il 19 Febbraio 1915, utilizzando 12 navi da battaglia contro i forti turchi, senza successo.
Si riprovò il 25, avvicinando le navi per un tiro più preciso, questa volte il fuoco navale costrinse i Turchi a indietreggiare, permettendo alle forze di sbarco di distruggere i cannoni.
Lo stretto tuttavia era ancora bloccato a causa delle mine che i piccoli pescherecci convertiti non riuscivano a dragare, i Turchi infatti disponevano di batterie costiere semoventi dotate di obici, inutili contro le corazzate, ma devastanti contro le piccole unità.
Ciononostante il 18 Marzo fu sferrato un nuovo attacco, questa volta con 18 navi da battaglia che attaccarono in mattinata, alternandosi per poter mantenere un fuoco continuo. Fu durante uno di questi avvicendamenti che una corazzata francese incappò in un banco di mine (373 ordigni) steso dieci giorni prima nei pressi della costa asiatica, lo stesso sorte colpì varie unità britanniche.
Il risultato fu che 3 corazzate furono affondate e altre 3 furono costrette a recarsi a Malta per lunghe riparazioni. Ma altre sei navi erano in arrivo e le difese turche erano logorate dai combattimenti e dai bombardamenti precedenti; un assalto in questo frangente sarebbe potuto risultare decisivo, tuttavia il comandante de Robeck preferì richiedere l'intervento delle forze terrestri per conquistare la penisola.

L'H.M.S Goliath affondata durante l'assalto di Marzo
Le truppe (stanziate nell'isola di Lemnos) erano impreparate a sostenere un'offensiva di questo tipo e così si perse tempo prezioso.
In questo periodo di ritardo i difensori ebbero tre settimane per schierare le difese, fu in questo lasso di tempo, infatti, che Liman von Sanders (il comandante in capo tedesco) mandò in campo altre 5 divisioni portando il numero totale di truppe degli imperi centrali a 6 divisioni.
Sanders quindi collocò due divisioni a nord, due divisioni sulla costa asiatica, la 9° divisione a Cape Helles e la 19° di riserva a Maidos.
La strategia alleata non prevedeva attacchi immediati al fine di forzare i Dardanelli via mare, ma lo sbarco dell'esercto, che una volta messe fuori uso le batterie costiere, avrebbe aperto la strada alla flotta. Il generale Hamilton decise di fare sbarcare una divisione a Cape Helles, l'Anzac più a nord (Gaba Tepe), una divisione britannica invece avrebbe effettuato un assalto diversivo a Bulair e una francese avrebbe fatto lo stesso sull'altra sponda dello Stretto; questo frazionamento delle forze alleate era dovuto al fatto che le spiagge erano troppo piccole per potervi stanziare una grande quantità di uomini e mezzi.
L'operazione ebbe inizio il 25 Aprile supportata dalla flotta, ma ci furono errori di navigazione e confusione, perciò le forze turche riuscirono a infliggere perdite, anche pesanti, all'esercito attaccante, ciononostante gli alleati riuscirono a creare delle teste di ponte sul suolo turco.
Comunque le esitazioni degli alleati permisero ai Turchi (sebbene i nemici fossero in schiacciante superiorità numerica) di riorganizzarsi e chiamare rinforzi, riuscendo a conquistare le alture che davano maggior visione del territorio e da cui potevano mantenere la posizione.
Proprio contro queste postazioni furono rivolti dagli alleati assalti inutili quanto rischiosi e sanguinosi, mentre da parte loro i Turchi contrattaccarono per ricacciare in mare i nemici, ma entrambi fallirono, subendo enormi perdite.
La sera del 25 gli alleati avevano portato a terra3000 soldati e se l'Anzac era in una situazione critica, al punto che si rischiò il reimbarco prima che i soldati si trincerassero, ad Helles c'erano appena 1000 Turchi a tenere il fronte. Un'avanzata notturna avrebbe permesso di conquistare posizioni chiave. L'attacco ad Helles ebbe luogo solo il 28, a Krithia: i 14000 soldati alleati furono ricacciati, con 3000 perdite tra morti e feriti. Il 1 Maggio furono i Turchi, che ormai avevano ammassato 75 battaglioni ad attaccare, senza esito.

Una delle trincee che ancora
permangono in quei luoghi.
Hamilton intanto riceveva rinforzi e ordinò un nuovo attacco il 6-8 Maggio, facendo scarsi progressi a caro prezzo. A metà Maggio i Turchi attaccarono in massa con 30000 soldati lo stretto perimetro difeso dal corpo Anzac e furono fermati, perdendo 10000 uomini tra morti e feriti e infliggendo solo 600 perdite. Poi, il 4 Giugno, toccò agli alleati attaccare ancora a Krithia: 30000 soldati contro quasi 28000 Turchi trincerati con 86 pezzi di artiglieria. Ennesimo massacro per conquistare poco terreno.
Ormai l'operazione si era trasformata in una battaglia di logoramento, che Turchi ed alleati alimentavano gettandovi nuovi reparti e rincalzi.
Da parte alleata si ritenne che per superare la situazione di stallo fosse necessario un ulteriore sforzo: fu formato un nuovo corpo d'armata destinato a sbarcare a Sulva Bay. Hamilton aveva ora tredici divisioni, centoventimila soldati. Liman von Sanders era costretto a mantenere tre divisioni sulla costa asiatica mentre a Gallipoli disponeva di tre divisioni a Bulair, tre divisioni davanti agli Anzac, cinque divisioni a capo Helles e infine due a Gabatepe. Le sue forze erano quindi divise per poter sventare nuove iniziative britanniche. L'attacco alleato fu preceduto da un'offensiva di diversione a Helles e da un tentativo di rompere l'accerchiamento delle truppe Anzac, entrambe effettuate il 6 Agosto. Quest'ultima operazione, se avesse avuto successo, avrebbe consentito agli alleati di imbottigliare le forze turche a sud, ma gli errori dei comandanti la portarono ad esaurirsi il 10 Agosto, ampliando sì la testa di ponte, ma al costo di dodicimila uomini fra morti e feriti. Tuttavia il sacrificio di tali vittime sarebbe stato sensato se almeno il nuovo sbarco a Sulva Bay fosse stato condotto bene. Quest'operazione iniziò la sera del 6 Agosto e lo sbarco era favorito da palloni di osservazione per la direzione del tiro, idrovolanti per la ricognizione, incrociatori corazzati e monitori con cannoni da 350mm per il supporto di fuoco. Gli sbarchi, nonostante tutto, ebbero successo ma ancora una volta l'incapacità di un comandante quale il britannico Stopford, fece perdere


Uno dei cannoni costieri che componeva le difese turche

ben 36 ore preziose senza spingersi oltre la spiaggia, mentre Liman von Sanders era disperato perchè non era in grado di far arrivare rinforzi in tempo per contenere la testa di ponte. Per questo l'attesa di Stopford si rivelò inutile e quando i suoi soldati si mossero era troppo tardi: seguirono scontri furibondi e un nuovo stallo, che l'arrivo di altre unità britanniche non riuscì a rompere. Hamilton chiese ancora rinforzi, perse invece due divisioni, richiamate per le esigenze del fronte occidentale. Hamilton fu sostituito dal generale Charles Munro in Ottobre il quale cominciò a parlare di evacuazione. Anche il freddo terribile che alla fine di Novembre colpì la penisola portò all'inevitabile decisione di abbandonare Gallipoli.
Prima,  a partire dal 12 Dicembre furono ritirate le forze a Sulva Bay e Anzac, al costo di due soli feriti, poi si misero in salvo le 4 divisioni rimaste ad Helles: nonostante von Sanders avesse ben 21 divisioni a disposizione non riuscì a lanciare in tempo l'offensiva decisiva e gli Inglesi si ritirarono con perdite irrisorie. L'unica operazione pienamente riuscita in una campagna disastrosa, che aveva lasciato sul campo 25000 Britannici, 10000 Francesi, 7300 Australiani, 2400 Neozelandesi e 1700 Indiani.
I Turchi persero quasi altrettanti soldati, 250000 in tutto, dei quali circa 86000 morti.

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