I primi abitanti del Cile furono pescatori (canoeros) e raccoglitori nomadi: sulla costa, infatti, sono stati trovati numerosi chiocciolai, tipici resti di cucina preistorici. Altre popolazioni giunsero a ondate successive, sempre dal nord, portando le prime colture agricole, per altro praticate con metodi assai rudimentali. Popoli cacciatori provenienti dal nord-est (Araucani) occuparono il paese all'inizio dell'era cristiana; questi divennero agricoltori sedentari ed edificarono numerose cittadine. Nel XV sec. genti di stirpe quechua si stabilirono nella parte più settentrionale del paese, dove ne esistono anche oggi piccoli gruppi; dal XVI sec. nel Cile si insediarono coloni spagnoli e più tardi altri europei. Come conseguenza si ebbe un forte meticciamento.
Inoltre, dal 1846, il Cile, ormai indipendente, aprì le porte all'immigrazione europea (Spagnoli, Tedeschi, Italiani, Russi e Iugoslavi soprattutto), tanto che una forte percentuale della popolazione è di tipo europoide. L' immigrazione è stata molto minore a quella in Argentina e Brasile. La maggioranza degli immigranti tedeschi, francesi e italiani sono arrivati fra il 1846 e il 1864 come piccoli farmers presso i boschi di Bio-Bio. La loro impronta sulla terra si vede, ad esempio, nella apparenza tedesca di Valdivia, Puerto Montt, Puerto Varas y Osorio. Fra il 1880 e il 1900 ricercatori d'oro serbi e croati si diressero a Sud.i britanici divennero farmers, allevatori di pecore, e commercianti.
Oggi la popolazione indigena, gli amerindi puri, sono solo il 6% della popolazione, mentre il 65% è costituito da meticci e il 30% dai discendenti degli immigrati europei. Esistono circa 150.000 indigeni Mapuche, 95% dei quali vivono nella foresta in torno a Temuco, fra i fiumi Bio-Bio e Toltén (500 km a Sud di Santiago).
Il Cile ha sperimentato un notevole incremento demografico, dovuto in gran parte all'alto indice di natalità: gli abitanti sono passati dai 500.000 registrati alla fine del XVIII sec. a 1.400.000 nel 1854, a 2,9 milioni nel 1900, a 3,7 milioni nel 1920, a 5 milioni nel 1940, a 8,5 milioni nel 1965, fino a quasi 12,4 attualmente. Il che significa che nel corso di questo secolo la popolazione è più che quadruplicata. L'indice d'incremento demografico annuo (14,9‰), per quanto in diminuzione, rimane abbastanza alto (è però uno dei più bassi dell'America latina), dato il forte scarto tra l'indice di natalità relativamente elevato (21,2‰), sebbene anch'esso in diminuzione, e il basso indice di mortalità, in continua diminuzione. La popolazione cilena è quindi fondamentalmente giovane: il 31,4% è infatti sotto i 15 anni. L'indice di analfabetismo è sceso considerevolmente e si aggira sul 12%.
La ripartizione della popolazione sul territorio nazionale è, data la particolare configurazione geografica del paese, estremamente ineguale e la densità media di 16,7 ab. per km² è un dato puramente indicativo, in quanto si passa da oltre 340 ab. per km² della Regione Metropolitana di Santiago a circa 0,6 ab. per km² della regione di Aisén del General Carlos Ibáez del Campo.
Nel complesso oltre il 90% della popolazione cilena è concentrata nella grande Valle Centrale, nel Cile settentrionale la densità è molto bassa e la popolazione si addensa solo nelle regioni minerarie; nel Cile meridionale vi sono vastissime regioni quasi spopolate.
Oggi, è in corso un intenso processo di urbanizzazione della popolazione. Come in altre zone del continente americano, le città hanno attirato gli arretrati abitanti delle campagne e la popolazione urbana è aumentata a ritmo sostenuto e rappresenta oltre l'83% dell'intera popolazione. La capitale, Santiago, negli ultimi decenni ha conosciuto un'espansione straordinariamente rapida, superata soltanto da quella di San Paolo in Brasile: la Grande Santiago, con i suoi 4.271.500 ab., concentra infatti circa un terzo della popolazione cilena, superando di gran lunga le altre cittè del paese, che raramente contano pià di 200.000 ab., e solo gli agglomerati di Valparaiso-Vina del Mar e di Concepcion oltrepassano i 700.000 ab. Il forte sviluppo demografico e l'urbanizzazione accelerata hanno creato gravi problemi di approvvigionamento e un'acuta crisi degli alloggi nelle aree urbane, dove gli immigranti provenienti dalle zone rurali sono costretti spesso nelle slum areas (bidonvilles) alle periferie. La situazione è migliorata negli ultimi anni con il boom economico cileno.
In Cile esistono tre tipi di scuole: pubbliche (amministrate dai governi locali), private (di fondazioni, ordini religiosi e corporazioni), e “sovvenzionate” (ovvero scuole statali ma amministrate da privati). Il sistema scolastico prevede otto anni di scuola obbligatoria e quattro di scuola superiore. La scuola superiore è suddivisa in due categorie, una orientata verso un proseguimento degli studi e l’altra invece più specialistica a seconda dell’orientamento lavorativo. Le materie fisse sono: scienze, storia, geografia, spagnolo, letteratura, lingue straniere, matematica, educazione civica, economia, educazione fisica, musica e arte. Gli studenti possono anche scegliere 3 o 4 corsi complementari da seguire in queste aree. Con la nuova riforma della scuola inoltre è richiesto agli studenti di partecipare ad almeno due attività extra-scolastiche tra quelle disponibili nella scuola frequentata, come lo sport, il volontariato, le arti. La giornata scolastica inizia solitamente attorno alle 8.30 del mattino e termina tra le 16 e le 18 dal lunedì al venerdì; alcune classi però rientrano anche il sabato mattina. I partecipanti generalmente andranno a casa per pranzo,in quanto le scuole non hanno una mensa.