Il concetto di arte in realtà non ha riscontro nella cultura maori, presso la quale non esistono parole che indichino classi di prodotti o tipologie di interventi decorativi destinati primariamente alla gratificazione estetica.
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Un esempio di maschera Maori |
La
maggior parte degli oggetti cui oggi viene attribuito un valore artistico nacque
infatti per rispondere a una funzione pratica o religiosa come ad esempio i taonga, ricercati e venerati per i loro attributi e doni spirituali, ossia il mauri (forza vitale), il mana (prestigio) e il korero (valore storico e
mitologico).
Nella cultura maori dunque non esiste un termine che stia ad indicare l'arte
come noi la concepiamo, tuttavia l'espressione toi whakairo può essere
utilizzata come chiave per identificare oggetti riconducibili alle arti
figurative all'interno delle molteplici forme della creatività artistica maori,
come le danze, i canti le poesie,e gli incantesimi. Toi è infatti un vocabolo
antico che si riferisce alla conoscenza, alle origini e alle fonti di
ispirazione, mentre whakairo indica ogni tipo di decorazione, come l'intaglio,
la tessitura, la pittura e il tatuaggio.
La storia del toi whakairo può essere suddivisa in due periodi: quello detto del
"mondo antico" (IX-XIX secolo), durante il quale i maori svilupparono una
propria tradizione artistica in modo indipendente da influssi esterni, e l'era
del "nuovo mondo", in cui la società e la cultura di questo popolo subirono
l'influenza dei pakeha.
Originariamente i maori erano una tribù molto bellicosa, prevalentemente dedita all'arte della guerra. Ogni comunità viveva ritirata in insediamenti collinari fortificati, protetti da fossati e palizzate; i primi oggetti con un valore artistico furono dunque
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Alcuni Taonga |
armi per il combattimento corpo a corpo, come clave di
piccole dimensioni, lunghe lance, bastoni e manganelli, spesso intagliati e
decorati con motivi elaborati. Inoltre sono riconoscibili importanti tecniche di
decorazione negli intagli sulla prua e sulla poppa delle grandi canoe da guerra,
decorate con rigide figure di guerrieri in atteggiamento ostile. In preziosi
scrigni di giada si riponevano gli ornamenti in piume, e pesanti
pendenti chiamati hei tiki, che rappresentano gli antenati.
La raccolta di manufatti artigianali e artistici maori (in primo luogo di taonga)
e lo studio sistematico della cultura locale furono avviati durante la prima
spedizione del capitano Cook. I reperti conservati, i disegni e i ritratti fatti
dai marinai, insieme alle descrizioni riportate nei diari di bordo, consentono
di avere oggi un'idea del mondo dei toi whakairo nella fase che precedette la
colonizzazione europea. Oltre agli accessori e all'ornamentazione tipica dei
guerrieri, possiamo ammirarei preziosi tessuti realizzati dalle donne maori e
oggetti intagliati nel legno che testimoniano di una perizia tecnica e di un
gusto artistico senza precedenti tra i popoli delle isole del Pacifico.
Quando, nel 1840 un trattato riconobbe ai maori lo stato di sudditi britannici,
l'arte locale rifletté, in modi molto diversi, l'esperienza culturale della
convivenza con i colonizzatori. Le armi e gli utensili tradizionali e molti
stili di intaglio scomparvero, mentre i tessuti locali iniziarono a essere
soppiantati dai tagli importati dagli europei.
La principale forma d'arte sopravvissuta senza interruzioni dai tempi più
antichi della civiltà maori ai giorni nostri è quella espressa nella costruzione
e decorazione del whare ("casa"), edificio di significato prevalentemente
simbolico, con funzioni non solo abitative, ma anche religiose e sociali,
strutturato con cura ingegneristica e ornato da preziosi intagli. Il whare, che
si affaccia sul marae (lo spazio aperto
Interno di una whare, una casa maori |
riservato al rito), è l'immagine
dell'identità tribale maori. Considerata di origini sacre, la tradizione del
whare affonda le radici nel remoto passato polinesiano, e ha subito
un'evoluzione oggi in parte ricostruita dagli studiosi. Le diverse scuole di
intaglio, di grande prestigio per chi riusciva ad accedervi, si trovarono spesso
contrapposte in accese rivalità.
Ogni fase del lavoro presso il whare rimase comunque legata al rispetto di
precise norme e tapu ("restrizioni"), e accompagnata da precisi rituali. Fino
alla fine dell'Ottocento il whare, una volta terminato, veniva considerato per
circa 40 o 50 anni (vale a dire per la durata di una generazione) come un'entità
vivente, generata e nutrita dagli uomini, e partecipe della loro stessa essenza.
Oggi gli intagliatori e i costruttori di whare accettano di utilizzare materiali
moderni e accolgono anche elementi stilistici ispirati alle nuove mode, purché
non contrastino con le regole della tradizione. Il New Zealand Maori Arts and
Crafts Institute di Rotorua rappresenta dal 1963 la maggiore istituzione per
l'insegnamento delle arti antiche.
Una foto scattata durante il Maori Women's Welfare League |
Sul finire degli anni Quaranta del Novecento l'arte maori fu introdotta come
materia d'insegnamento nelle scuole neozelandesi, e giovani artisti indigeni
furono avviati alla
professione di insegnanti specializzati nelle arti e nei mestieri tradizionali. La rinascita delle antiche tecniche di tessitura fu promossa, con l'appoggio della Maori Women's Welfare League (fondata nel 1951), da Rangimarie Hetet, famosa artista neozelandese, e oggi viene portata avanti dalla figlia Diggeress Te Kanawa.
Un ritratto dell' artista Maori Lisa Reihana |
Nel 1975 la marcia sul Parlamento, volta a definire i diritti sulla proprietà
della terra, portò i maori a un maggiore coinvolgimento politico. Tutta la
produzione maori contemporanea è permeata di ideali nazionalisti e di
sollecitudine sociale.
L'interesse internazionale per l'arte maori fu suscitato da Te Maori, una mostra
di taonga antichi e tradizionali tenutasi al Metropolitan Museum of Art di New
York nel 1984. L'evento contribuì a modificare l'atteggiamento dell'Occidente
nei riguardi dei manufatti di queste regioni, considerati ora non più cimeli
destinati ai musei antropologici bensì oggetti d'arte dotati di valore estetico.
A partire dal 1990 si è assistito all'emergere di un'arte maori urbana
contemporanea. Il tema del razzismo è centrale nel film di animazione di Lisa
Reihana, Wog Features (1990), e nei dipinti di Peter Robinson intitolati New
Lines / Old Stock (1994). Shane Cotton rielabora l'arte popolare maori del tardo
Ottocento in immagini poetiche e nostalgiche. Il biculturalismo ufficiale a cui
l'élite artistica del paese sente oggi di doversi conformare è testimoniato
dalle grandi mostre degli anni Novanta, come quella di sculture organizzata da
Brett Graham nel 1992, che intendeva celebrare gli anniversari della scoperta
europea dell'America e della Nuova Zelanda (1492 e 1642), e quella d'arte
neozelandese contemporanea tenutasi a Francoforte nel 1995, intitolata
ironicamente Cultural Safety (Sicurezza culturale), nella quale erano esposte
opere di Parekowhai, Robinson e Jacqueline Fraser.
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