L’11 settembre 2001 gli Stati Uniti vennero colpiti da un attacco terroristico di sconvolgenti dimensioni, lanciato contro i simboli del potere politico ed economico. In un’agghiacciante sequenza, tre aerei di linea vennero sequestrati da commando suicidi e scagliati, nel breve arco di tempo di un’ora (dalle 8,45 alle 9,43) con tutto il loro carico umano contro le Torri Gemelle del World Trade Center di New York e la sede del ministero della Difesa americano, il Pentagono. Un quarto aereo dirottato, dopo aver solcato i cieli alla ricerca di un ulteriore obiettivo (forse Camp David, la residenza estiva del presidente, forse la Casa Bianca o addirittura lo stesso Bush, in viaggio verso Washington a bordo dell’aereo presidenziale) precipitò al suolo nei dintorni di Pittsburgh alle 10,47. Dopo lo schianto del primo aereo contro la torre nord del World Trade Center, l’attacco venne ripreso e trasmesso in tutto il mondo dalle televisioni. Centinaia di milioni di persone assistettero così in diretta al violento impatto del secondo aereo contro la torre sud e poi, tra le 10 e le 10,27, al crollo delle due torri che travolse migliaia di persone e coprì Manhattan di uno spesso strato di polvere e fumo. L’attacco terroristico causò circa tremila morti e centinaia di feriti, lasciando il paese in uno stato di profondo shock. Per limitare i nefasti effetti dell’attentato, la Borsa di Wall Street rimase chiusa per alcuni giorni. L’azione, non rivendicata, venne subito attribuita al radicalismo islamico e a uno dei suoi principali esponenti: Osama Bin Laden.
    L'attentato segnerà i successivi passi della politica americana, che sarà impegnata in una aperta "guerra al terrorismo" e agli stati che proteggerebbero organizzazioni ostili agli Stati Uniti.

 

 

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