Il Sandinismo è una corrente politica nicaraguense che dagli anni sessanta si richiama alla pratica e al pensiero politico del generale A.C. Sandino. Nel 1961 in Honduras un gruppo di oppositori C.A. Fonseca, S. Mayorga e T. Borge alla dittatura della dinastia dei Somoza riuscì a riunire diversi gruppi guerriglieri in una nuova formazione detta Fronte sandinista di liberazione nazionale. Nella lunga lotta che seguì, dopo numerose sconfitte - con la morte in combattimento di Mayorga (1967) e Fonseca (1976) - il Fsln raggruppò settori sempre più consistenti della popolazione. Sebbene i fondatori fossero marxisti, numeroso fu l'afflusso nelle sue fila di cattolici. Nei primi anni settanta il Fronte si divise fra la "tendenza proletaria", guidata da J. Whëelock, che sosteneva la subordinazione della guerriglia a un partito centralizzato e a uno sforzo organizzativo fra i lavoratori, e la tendenza, guidata da T. Borge, che privilegiava una guerra popolare prolungata. Nel 1976 i fratelli Daniel, Humberto e Camilo Ortega diedero vita a una nuova tendenza, per mediare il contrasto. La lunga guerra di liberazione terminò con la fuga di A. Somoza e la presa del potere da parte dei sandinisti nel luglio 1979. Il governo sandinista realizzò la riforma agraria, un'intensa politica sociale, lo sradicamento dell'analfabetismo, la messa in funzione di una struttura sanitaria. Il progetto economico si fondava su un'economia mista. Il governo sandinista venne osteggiato fortemente dal governo degli Usa, che per anni fomentò una guerra controrivoluzionaria di aggressione, che costò 65.000 vittime, tra morti (35.000) e feriti, e vaste devastazioni. Nel 1990 il Fronte sandinista perse le elezioni presidenziali a favore di una coalizione di 13 partiti; mantenne tuttavia, assieme al consenso del 40,8 per cento dei voti, una notevole influenza.

(Niquinahomo 1895 - Managua 1934). Rivoluzionario nicaraguense. Nel 1926 marines statunitensi invasero ancora una volta il Nicaragua, in difesa delle compagnie statunitensi che si ritenevano minacciate dai conflitti tra settori politici nicaraguensi. Sandino, di umili origini, con ventinove compagni decise di opporsi all'esercito occupante. Combatté per sei anni una guerriglia in cui i suoi effettivi raggiunsero i tremila combattenti, causando perdite all'esercito invasore. La sua fama divenne internazionale. Dopo il ritiro degli Usa e l'elezione in Nicaragua di un presidente di tendenza liberale Sandino depose le armi, ma fu assassinato in un'imboscata preparata dal capo della guardia nazionale Anastasio Somosa.

 

(León 1925 - Asunción 1980). Politico nicaraguense. Figlio del presidente (1937-1956) omonimo detto Tacho, dopo l'uccisione del padre assunse il comando della Guardia nazionale mentre il fratello Luís occupava la presidenza della repubblica, che passò a lui alla morte di questi nel 1967. Coinvolto anche nel furto di aiuti internazionali ai terremotati, il suo regime tirannico crollò sotto i colpi del Fronte sandinista di liberazione nazionale nel 1979. Dopo avere ordinato il bombardamento di Managua, fuggì a Miami. Esule in Paraguay, fu ucciso da un commando terroristico argentino

                                                                             

 

 

 

 

 

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