IL PROBLEMA RIFIUTI IN ITALIA
IL PROBLEMA RIFIUTI IN ITALIA
Il problema dei rifiuti in Italia e soprattutto in Campania ha assunto negli ultimi anni proporzioni tali da diventare drammatico, non solo dal punto di vista ecologico e sanitario, ma anche dal punto di vista sociale. Si è scelto di puntare soprattutto su grandi inceneritori dove bruciare gran parte dei rifiuti prodotti in Campania, dunque si è affidato l’intero ciclo dei rifiuti ad una società (la FIBE del gruppo Impreglio, lo stesso gruppo a cui si è affidata la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina), ma questa ha operato pessimamente così gli inceneritori sono rimasti solo un progetto. Con la motivazione dell’emergenza e dell’urgenza si sono versati milioni di tonnellate di rifiuti in discariche che non avevano neanche le dovute caratteristiche che ne garantiscono la sicurezza; si sono assunti centinaia di lavoratori su base clientelare senza poi adibirli a nessun lavoro; non si è fatto niente per ridurre la produzione dei rifiuti e neanche per la raccolta differenziata (che secondo la legge doveva superare il 35% entro il 2006, mentre è ancora ferma al 7-8%); non si sono costruiti impianti di compostaggi; non ci si è guadagnata la fiducia delle popolazioni, che si sono così opposte a qualsiasi impianto, a prescindere dal fatto che esso sia “buono” o “cattivo, e che hanno collaborato in maniera molto debole ai piccoli sistemi di raccolta differenziata.
La produzione dei rifiuti urbani continua ancora ad
essere in aumento. Secondo dati ufficiali (Rapporto
Rifiuti 2004, APAT-ONR), la produzione di rifiuti urbani
nel 2003 si attesta a circa 30 milioni di tonnellate,
equivalenti ad un valore pro capite di circa 524
kg/abitante per anno. Si registra, quindi, un incremento
intorno allo 0,6% rispetto all'anno precedente, anche se
certamente il tasso di crescita più elevato è stato
registrato nel periodo dal 1995 al 2000, in cui la
quantità di rifiuti urbani prodotti è aumentata del
12,2%, con un tasso medio annuo pari al 2,4%. Non
bisogna, però, dimenticare come lo stravolgimento della
normativa di settore possa, in qualche modo, aver
contribuito ad apportare una variazione ai dati.
Nell'agosto 2002, infatti, è stata emanata una Legge (n.
178), in cui all'art. 14 si introduce una
"interpretazione autentica della definizione di
rifiuto", in aperto contrasto con quella stabilita dalla
legislazione europea. In base a questa disposizione di
legge vengono sottratti gran parte dei rifiuti
recuperabili dalla normativa di settore, pregiudicando
fra l'altro la trasposizione delle direttive europee in
Italia e quindi l'efficacia della normativa sui rifiuti.
Sempre a tal riguardo, non possiamo non citare la Legge
Delega per il riordino, il coordinamento e
l'integrazione della legislazione ambientale, che è
stata approvata dal Senato lo scorso novembre. Col
pretesto della semplificazione, si stravolge l'intero
sistema di normativa ambientale, ed in particolare
quella relativa al settore rifiuti. I rottami ferrosi e
non ferrosi, anche provenienti dall'estero, destinati ad
attività siderurgiche e metallurgiche sarebbero
definibili come materie prime secondarie e quindi non
sarebbero più sottoposti al regime dei rifiuti.
Nonostante gli appelli delle associazioni ambientaliste,
il testo predisposto dal Ministero dell'Ambiente non è
stato modificato sostanzialmente ma, anzi, è stato
fortemente aggravato da norme immediatamente attuabili
e, prime fra queste, proprio quelle relative allo
smaltimento dei rottami ferrosi e quelle relative alla
sanatoria paesaggistica.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, nel 2003
ammonta a oltre 6,4 milioni di tonnellate pari al 21,5%
della produzione totale di rifiuti urbani in Italia, con
una crescita della quota percentuale del 3% rispetto al
2002. La differenza fra le tre macroaree geografiche è
ancora molto evidente: la percentuale di raccolta
differenziata si colloca al Nord al 33,5%, vicino quindi
all'obiettivo minimo indicato dal decreto Ronchi per il
2003, al Centro si attesta al 17,1% che così raggiunge
con quattro anni di ritardo il target del 15%
individuato dalla normativa per il 1999, ed infine, al
sud Italia si colloca ancora a livelli molto bassi e
pari circa al 7,7%.
Si osserva parallelamente un aumento dell'incenerimento
dei rifiuti, con relativo rilascio di
inquinamento
atmosferico.
Veduta aerea del golfo di Napoli |
Il problema rifiuti nel Napoletano
Ormai sono circa dieci anni che, periodicamente, si
torna a parlare dell’emergenza rifiuti in Campania. Il
problema non è mai stato veramente risolto, e in questo
inizio d’anno si ripresenta con i risvolti che sono
noti: nelle sole strade di Napoli e provincia sono
abbandonate 60 mila tonnellate di rifiuti.
Viene in mente a tal proposito “Le città invisibili” di
Calvino, e più precisamente la città di Leonia invasa
dalle “…spazzature di ieri che si ammucchiano sulle
spazzature dell’altro ieri e di tutti i suoi giorni e
anni e lustri”, il cui pattume “…invaderebbe il mondo,
se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo …
immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono
lontano da sé montagne di rifiuti…” in una situazione
molto simile a quella di Napoli e delle città vicine.
Bisogna sicuramente chiedersi di chi siano le
responsabilità di questa situazione, e perché, anche se
nessuno vuole i cumuli di spazzatura sotto casa, non c’è
nessuno in Campania disposto ad accettare una discarica
o un inceneritore.
Sicuramente gran parte della colpa è di
un’amministrazione che non può o non vuole fare niente,
e anche della camorra che dallo smaltimento illegale dei
rifiuti guadagna non poco. Per quanto riguarda la
presenza di una discarica, i rifiuti sarebbero certo
meno dannosi in un luogo adatto che non in mezzo alla
strada, e le emissioni di diossina causate dai roghi di
immondizia sempre più frequenti, rendono certamente
l’aria più tossica di quella attorno ad un eventuale
inceneritore.
Ma per gli abitanti non se ne parla, e il governo non ha
trovato soluzione migliore che fare smaltire i rifiuti
in Germania.
L’esasperazione della gente non fa che aumentare con la
situazione: così dopo roghi di spazzatura si è passati
agli scontri con Forze dell’ordine, e c’è chi
addirittura ha fatto la brillante proposta di gettare
rifiuti nel Vesuvio!
Occorre intervenire seriamente se si vuole risolvere
questo problema modo definitivo e non per un paio di
mesi: in passato non è mai stato affrontato con la
giusta attenzione e ora ne stiamo pagando le
conseguenze.