La condizione della donna
nella Cina di fine millennio
Donna cinese |
Il tema "donna" è sicuramente uno di quelli più discussi in questi ultimi anni
in tutto il mondo, ma in particolar modo nei Paesi in Via di Sviluppo, dove la
donna sta salendo alla ribalta da vera protagonista, presiedendo a due attività
sociali di fondamentale importanza: la procreazione e la cura della famiglia.
Se confrontata con molti altri Paesi in Via di Sviluppo, la condizione della
donna cinese è indubbiamente tra le migliori. Il governo ha emanato delle leggi
che la tutelano, garantendone emancipazione e autonomia. Anche se a livelli
ancora molto bassi, le donne stanno facendo la loro comparsa anche in politica.
Tuttavia, nonostante gli sforzi del governo, in particolare nelle aree rurali,
le conseguenze dei maggiori problemi sociali ricadono principalmente sulle donne
e sui bambini. Basti pensare alla sempre crescente disoccupazione.
Le donne in Cina sono il 50% circa della popolazione, troppe per sottovalutarne
l’enorme potenziale.
Se è vero che esse risentono molto più degli uomini della disoccupazione e degli
altri problemi sociali, in realtà i 2/3 dei lavori produttivi sono svolti
proprio da donne, con un guadagno che è, però, pari solo a 1/110 di quello
maschile e con il possesso di appena 1/100 di quanto posseggono gli uomini. Una
forza produttiva non trascurabile, dunque, anche se ancora soggetta a
discriminazioni e violenze.
Le vittime più vittime sono le bambine. Si è sentito
spesso parlare di certi orfanotrofi-carcere pullulanti perlopiù di bambine. Perché rifiutare una bambina?
Perché abbandonarla o ucciderla?
Le donne cinesi stesse ne stanno diventando consapevoli. Si associano, si
interessano di problemi sociali, politici e persino ambientali, si dedicano alla
ricerca. Ricordiamo che esiste un rigido sistema entro cui operare, ecco allora
che organizzazioni come la All China Women’s Federation e la National Women’s
Studies Association, riconosciute dal governo centrale, sono le più influenti.
Ma anche gruppi autonomi, perfino di femministe, stanno sgorgando ovunque, in
particolare nelle grandi città.
In fondo, però, la donna è ancora essenzialmente moglie, devota alla famiglia e
alla casa, e madre, attenta alle direttive del governo e ai bisogni della prole.
La maternità e i legami madre-figlio non si possono liquidare dicendo che le
mamme sono mamme ovunque. I rapporti familiari sono estremamente complessi in
Cina ed hanno un peso estremamente rilevante nella vita di un individuo.
A partire dalla nascita ci si rende subito conto che non è ugualmente rosea per
tutti. Un bambino maschio sarà vanto per la famiglia, una bambina certamente non
altrettanto. Sintomatici a questo proposito due detti cinesi: "Un figlio maschio
è come legna da ardere, una figlia femmina è solo una perdita (monetaria)", "Una
figlia porta danno per tre generazioni".
Parlando di donne cinesi bisogna abituarsi a una duplice visione: da un lato
molto positiva - le donne sono adorate e adulate - dall’altro negativa, in
quanto le donne sono considerate inferiori e molto peggiori degli uomini.
La Repubblica Popolare Cinese aveva garantito fin dai suoi albori (1949) la
parità tra uomini e donne, pari diritti al lavoro, alla proprietà e
all’istruzione. Più libero il matrimonio, possibile il divorzio e il nuovo
matrimonio, anche se molto raro. Le donne, definite da Mao "l’altra metà del
cielo", possono e devono fare quello che possono e devono fare gli uomini.
L’epoca di chiusura della Cina è ormai
finita: la morte di Mao(1976), e ancor più l’epurazione della Banda dei Quattro
(1977-78)e l’inizio del governo di Deng, segnano per la RPC l’inizio di una
nuova epoca.
Politicamente, da una società chiusa, con un sistema di rigidissima
pianificazione, si passa ad una società più aperta, e "legale", in cui opera
un’economia sempre più orientata al sistema di mercato. Certo quest’apertura non
è stata repentina, ma dal ‘78, sono state progressivamente adottate misure
economiche e sociali che hanno reso i contadini responsabili del loro
appezzamento di terreno e gli industriali delle loro fabbriche; hanno concesso
che i prodotti in eccesso rispetto alla quota da dare allo stato,
successivamente sostituita da una tassa in denaro, potessero essere venduti
autonomamente, consentendo così una prima forma di ricchezza. Anche sul piano
internazionale si è assunto un atteggiamento di sempre maggiore collaborazione.
Naturalmente, tali cambiamenti hanno inevitabilmente influenzato i valori
socio-culturali, in particolare in seno alla famiglia e nella realtà femminile.
Con il Maoismo, la donna aveva acquisito una certa dignità. Oggi, sta
cercando di costruirsi un ruolo di "parte del cielo" interagente con l’altra,
complementare ad essa.
Intanto, una sempre maggiore separazione tra pubblico e privato alleggerisce le
famiglie e gli individui dal peso dell’influenza politica, e valori più
psicologici e culturali caratterizzano i nuclei familiari. Matrimoni più liberi,
per amore, per volontà dei coniugi, e l’aumento dei divorzi, testimoniano una
maggiore libertà degli individui, favorita da una sempre crescente autonomia
finanziaria di entrambi.
La donna lavora, guadagna, ha anche la possibilità di raggiungere posizioni di
prestigio. Non sono rari i casi di donne-manager di successo, e anche in ambito
politico, stanno conquistandosi un loro spazio.
Notevole la differenza tra città e campagna, dove la donna continua a stare in
casa, molto spesso è ancora oggi analfabeta, non può occuparsi di altro che
della casa e dei figli. L’idea che l’uomo stia meglio fuori casa e la donna
dentro, non è ancora scomparsa. Del resto, anche quando lavora, i lavori
domestici sono solitamente di sua sola competenza.
Naturalmente, in un sistema di questo genere, alla donna non rimane certo molto
spazio per coltivare i propri interessi e dedicarsi allo studio. Nelle
zone più arretrate, dove molte donne non hanno potuto ricevere un’educazione
regolare, dovendosi dedicare alla cura della casa e della famiglia non rimane
loro il tempo neanche per seguire quei corsi serali che il governo sta ormai da
tempo attivando in queste aree della Cina. L’educazione, l’unico vero strumento
che possa consentire un’effettiva uguaglianza tra i due sessi, nonostante le
politiche di universalizzazione propugnate dal governo, non coinvolge ancora
uomini e donne allo stesso modo.
Fin dall’infanzia, se una famiglia non ha grandi possibilità finanziarie, farà
studiare il figlio maschio piuttosto che la figlia. L’importanza che ancora
viene attribuita al matrimonio nella vita di una donna fa sì che essa abbandoni
gli studi prima di un coetaneo, per sposarsi.
Di questa disparità tra città e campagne sono ben consapevoli le organizzazioni
femminili che appunto, in supporto alle leggi già esistenti, stanno portando
avanti numerosi progetti specifici per la soluzione dei problemi
maggiori:alfabetizzazione delle campagne, pubblicazioni femminili per le aree
rurali, educazione sanitaria,supporto
psicologico e aiuto legale.
La questione dell’abitazione e della residenza, nonchè di tutte le problematiche
ad essa connesse, è un grosso problema nella vita dei cittadini cinesi, poichè
la burocrazia è estremamente rigida al riguardo. L’alloggio è compreso nel
pacchetto salariale di ogni dipendente ad un costo bassissimo, quindi
strettamente connesso con l’unità di lavoro a cui si appartiene. Attualmente si
sta ritoccando tale politica, a seguito di un nuovo sviluppo dell’edilizia, si
cercherà di realizzare nuovi appartamenti da dare in affitto.
La donna sottomessa e priva di ogni dignità del passato è ora sostituita da una
donna nuova, più colta, più informata, attenta a sè e a ciò che la circonda.
Come l’intero paese si dispone positivamente verso l’esterno, così anche lei, la
donna cinese del XXI sec., si avvicina alle donne di tutto il resto del mondo.
Possiamo ritenere
che, ora che la donna ha piedi liberi per correre, lo farà nel migliore dei
modi, per riscattare tutte le mogli e concubine, suocere, madri e figlie,
vissute per secoli entro un sistema che non le ha mai sapute rispettare.
La storia dei piedi fasciati nella donna cinese
I piedi fasciati |
Da sempre noi occidentali di fronte alle immagini che ritraggono
una donna mostrare pudicamente sotto le vesti un piccolo piede avvolto in
scarpine finemente ricamate, rimaniamo affascinati e sconcertati al tempo
stesso.
Oggi, le donne cinesi non si fasciano più i piedi
e conoscono altri modi per affascinare un uomo. L’usanza, giudicata dai più una
cosa deplorevole perché "innaturale", è ormai un reperto storico.
Poiché abitudini e mode riflettono in un certo senso i valori sociali e
psicologici di una società o di quella parte di essa che le seguono, la
fasciatura dei piedi deve essere vista e considerata come uno dei tanti elementi
che compongono il problema di fondo della posizione e del ruolo della donna
nella società cinese, una parte integrante della sua cultura.
La predilezione dei cinesi per i piedi piccoli risale a tempi lontanissimi e
venne espressa poeticamente ancor prima dell’era di Confucio (551 - 479 a.C.).
Il camminare a passi corti e misurati rientrava in un canone di comportamento
femminile che valorizzava la grazia e l’equilibrio.
In un manuale del XIX secolo si legge: "Quando cammini, non girare la testa;
quando parli, non aprire la bocca; quando siedi, non muovere le ginocchia;
quando sei in piedi, non agitare le vesti; quando sei felice, non ridere forte;
quando sei arrabbiata, non alzare la voce".