Il processo di globalizzazione da circa un ventennio è stato accompagnato da una ripresa robusta e continua dell'attenzione attorno alla cultura e ai temi dei diritti umani. Questo concetto era già presente nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che accomunava tutti gli individui senza distinzione alcuna. Ma nell'ultimo decennio del XX secolo si è aperta una fase nuova e importante per la cultura dei diritti e la loro diffusione e consapevolezza in ogni parte del mondo, soprattutto dopo le guerre nell' ex Jugoslavia e il genocidio dei Tutsi (o Watussi) in Ruanda. Da quel momento, tuttavia, l'attenzione per i Diritti Umani si è andata sempre più sviluppando, parallelamente alla discussione sempre più accesa e contraddittoria sui modi per poterli difendere, realizzare e diffondere su base globale. Ciò non ha, tuttavia, comportato automaticamente una parallela crescita della loro attuazione. Il richiamo al rispetto dei diritti umani sembra oggi divenuto comune, anche se a volte esso è compiuto per giustificare azioni che sembrano piuttosto generare altre violazioni e altri abusi. Lo sforzo delle Nazioni Unite (ONU) sembrò favorire una diffusione di nuovi valori fondati sui diritti, capaci di influenzare positivamente la politica e la giustizia a livello internazionale. Al tempo stesso il linguaggio dei diritti sembrava perdere il suo reale significato e diventare patrimonio comune di gruppi, stati, individui, alla ricerca di una più piena identità e di una legittimazione delle proprie richieste di riconoscimento e difesa delle rivendicazioni.
Nel giro di pochi anni, sotto la spinta di una grande trasformazione (la globalizzazione) e di un profondo cambiamento di regimi politici (la transizione di decine di stati alla democrazia), la cultura dei diritti ha conosciuto una dilatazione disciplinare che ha coinvolto la storia e l'economia di molti più paesi, affrontando nuove sfide concettuali, teoriche e metodologiche. Il ruolo crescente dei media nel processo di globalizzazione, se da una parte ha favorito la diffusione del linguaggio sui diritti, dall'altra ha contribuito ha ridurlo a un discorso retorico e buono per diverse occasioni, creando spesso confusione più che interesse. L'ampio e acceso dibattito che si andava sviluppando attorno al passaggio del secolo, investendo più in generale il mondo culturale e le più diverse tradizioni, conobbe una svolta importante all'indomani dell' 11 settembre 2001 con l'attacco terroristico alle Twin Towers di New York. Gli effetti del disastroso attacco, nelle relazioni internazionali, nei rapporti tra giustizia e politica e negli atteggiamenti dei cittadini sono tuttora evidenti e addirittura in evoluzione. Al "problema" della Violazione dei Diritti Umani vi si sono aggiunti i temi religiosi come motivo fondante di un'identità collettiva e spesso come fulcro di ipotetici "scontri di civiltà" rivendicati da minoranze aggressive e fondamentaliste in cerca di legittimazione politica. Sono certamente da considerarsi motivi di scontri il possibile conflitto tra le libertà di espressione, la propaganda per l'odio razziale, la violenza terroristica, la discriminazione sulla base della religione e del sesso, della cultura o dell'etnia; gli effetti di una crescente divaricazione tra Paesi Sviluppati e in via di sviluppo, tra disparità economiche e disuguaglianze sociali, tra la presenza o mancanza di pari opportunità. Il mondo del diritto internazionale e costituzionale, ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo e un dinamismo particolare non solo al proprio interno, ma anche nel ruolo che esso ha instaurato con il mondo della politica e della riflessione storico-filosofica.