Pittore e fotografo

di Raffaele Polin

Nei primi anni del XIX secolo nasce la fotografia, la registrazione di un immagine su un supporto solido. Con questa nuova invenzione il ruolo dei pittori viene completamente stravolto. Se fino ad allora avevano solamente dovuto fare ritratti, nature morte,

N.Poussin, Polifemo e Galatea

disegni che, secondo loro, rispecchiavano perfettamente la realtà senza nessun tipo di visione soggettiva e di interpretazione, adesso per questo era nata la macchina fotografica.

Con questa invenzione non era più possibile fare ritratti, bisognava dare un senso alla tela, un’interpretazione, che poteva essere diversa da singolo a singolo, ma che doveva esserci.

La macchina fotografica con il suo unico obbiettivo non poteva che fare un perfetto ritratto di ciò che si inquadrava, i pittori invece dovevano superarla, dovevano, attraverso il visibile, mostrare l’invisibile, ciò che ognuno di noi ha dentro, bisognava suscitare interesse.

Ma, detto questo, è più importante l’occhio del pittore o quello del fotografo?  Dipende dai punti di vista: si può preferire quello più oggettivo e asettico dell’obbiettivo o quello fantasioso e soggettivo della tela. Bisogna anche dire che la fotografia non sempre rispecchia la realtà, può rispecchiarne perfettamente una parte, ma raramente riesce a farlo interamente. Dietro all’obbiettivo infatti un fotografo decide cosa fotografare e come fotografarlo, decide quindi che messaggio mandare al pubblico.

Davanti al titolo di questo tema un fotografo avrebbe parlato di Odisseo e Polifemo, avrebbe raccontato la loro storia senza interpretazioni personali. Un pittore invece avrebbe cercato di darne un’ interpretazione personale, avrebbe finito per parlare non dello sguardo di Odisseo ma dei pensieri che questi suscitano in lui. Sarebbe, cioè, finito irrimediabilmente fuori tema. E’ evidente che io sono un pittore, spero che lei non sia fotografo…..