di Bruno Bonizzi
Stava per cominciare una nuova giornata: centinaia di immagini da vedere, migliaia di suoni da sentire, miriadi di cose da toccare… insomma una giornata qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno qualsiasi.
Mi alzai dal letto e mi avviai zoppicando verso il bagno, quando urtai il muro alla mia sinistra con la spalla. Dolorante e sorpreso continuai la faticosa marcia verso il bagno, mancavano tre passi ma in questi tre passi riuscii a sbattere tre volte contro il muro, sempre lo stesso alla mia sinistra. Mi chiesi cosa mi stesse succedendo. Optai per una stanchezza di prima mattina e giunsi in bagno dove riuscii a lavare solo la parte destra della mia faccia.
Dovetti fare tre caffé perché i primi due li versai fuori dalla tazza. Era come se la mia visione si fosse spostata tre centimetri più a destra. Decisi di farmi vedere il giorno stesso da un oculista.
Durante il tragitto per arrivare dal medico mi scontrai con quasi tutti le persone che passavano alla mia sinistra. Entrai nella sala d’aspetto del dottore dove dovetti aspettare circa mezz’ora.
Angelo Borgese, senza titolo, 2000 |
Il dottore in poco tempo mi fece capire che il mio occhio sinistro, per quanto apparentemente funzionante, non proiettava più le immagini nel mio cervello. Disse che per guarire da questa malattia, bisognava aspettare un paio di mesi prima di poter essere operati. Nel frattempo avrei dovuto “ragionare cinque centimetri più a sinistra”, e la cosa, in un primo tempo, non fu facile.
All’inizio vissi la mia infermità come un impaccio costante, poi pian piano mi ci abituai.
Adesso, infatti, il non vederci da un occhio è per me uno strumento importante che posso usare come spiegazione alle mie azioni: urto, ad esempio, solamente coloro che ho voglia di urtare, e faccio solo ciò che ho voglia di fare utilizzando la mia infermità come scusa.
Queste mie malizie, dapprima usate solo in caso di necessità, sono ora uno strumento usato continuamente e gratuitamente, spesso senza un vero e proprio fine.
Il vederci da un occhio solo mi dà poi la possibilità di essere “stupido”, e l’esserlo il più delle volte è un vantaggio che mi consente di fuggire dai problemi. Infatti la mia visione monoculare mi permette di vedere solamente metà dei problemi che mi si possono presentare, mentre dalla restante metà, nel caso si presenti, posso sfuggire non guardandola.
Dal dottore non penso che tornerò. Io, vedendo così, sto benissimo: immerso in ciò che una volta avrei definito vivere da codardi, scappando dai problemi senza prevederli. Secondo la mitologia greca, in questo modo viveva Polifemo, ma egli un giorno incontrò un problema insolubile: Odisseo. Sarà difficile, per me, incontrare il mio Odisseo. Perché io mi preoccupo solo di me stesso e non guardo in faccia ai miei problemi. Solo un problema che mi colpisca profondamente sarebbe in grado di sconvolgermi.
Fino ad allora io vivrò godendo della mio vivere con un occhio solo….