... alle 15,30 in Porta Venezia

di Antonio Mollica

E’ una bella domenica di sole a Milano, ma quando mi sveglio non perdo tempo ad osservare il tempo, non posso permettermelo, oggi non è una domenica qualsiasi: è il venticinque aprile, un grande anniversario per me e per l’Italia. Ho troppa fretta, non faccio nemmeno colazione e mi precipito a studiare: devo finire i compiti entro le due e mezza; ci devo riuscire per forza, anche se ieri non ho aperto libro; non posso rischiare di perderla, ci sarà tutta la scuola e tutti i miei compagni più simpatici. Il cartellone appeso alla bacheca nell’atrio diceva: “Inizio corteo alle 15.30 in Porta Venezia”. Caspita! Sono già le due e venticinque e non ho ancora fatto la versione di Latino; pazienza, per una volta non la faccio, è per una causa sociale, senza contare che Giovannino non ha mai i compiti e quella stordita non se n’è mai accorta, tanto più che in Latino mi ha già interrogato venerdì… “Ciao, mamma io vado”, “Ciao, stai attento e mi raccomando torna presto; hai fatto i compiti?”, “Certo, l’unica cosa è Latino: sono stato su quella versione due ore buone ma non mi è venuta, speriamo non mi interroghi di nuovo; tu comunque dici che per te non è importante il voto, vero? Conta l’impegno…” . Non aspetto nemmeno la sua risposta, mi fiondo in ascensore; abito al sesto piano, mi piace vedere i numeri che scorrono sulla parete bianca dell’ascensore...6,5,4,3…ALT!! Schiaccio il pulsante rosso, ALT, quello che tutti dicono di non toccare mai; l’ascensore si blocca di colpo, devo tornare indietro.. 3,4,5,6..


Polifemo e Galatea: Odilon Redon (1840-1916)

Schizzo fuori dalla cabina assicurandomi di lasciare bene aperte le porticine interne, tanto di domenica la portinaia non lavora, ed entro in casa come un fulmine; come potevo pensare di andare in manifestazione senza la bandiera della pace?! La prendo velocemente, mi tuffò nell’ascensore, scendo ed esco. Da casa mia a Porta Venezia sono circa dieci minuti camminando di buona lena; mentre vado ripasso mentalmente gli slogan da urlare nel corteo, li conto, ne so circa una decina ma quelli che mi divertono di più sono quelli contro Bush e “gli americani guerrafondai che inseguono i loro interessi in nome della democrazia” (così diceva un politico ieri sera in un dibattito su RAITRE).

Che bello! Finalmente sono arrivato! Non avevo mai visto così tanta gente in una manifestazione: migliaia di bandiere come la mia che sventolano in nome della giustizia, gli slogan antiamericani sono cantati all’unisono da tutti e io mi unisco ai canti con gioia perché, lo dice anche il capo del Collettivo, dobbiamo far sentire la nostra voce contro questa politica imperialistica degli U.S.A.!! Ero talmente preso dall’euforia dei cori che non mi ero neanche accorto di tutti i miei compagni che mi avevano affiancato e cantavano vicino a me. Il corteo finalmente parte, evviva! Si va tutti verso Piazza del Duomo ma… “cosa stanno facendo quei ragazzi là in fondo?” “Coraggio, andiamo a vedere!!”; tre ragazzi sui diciassette anni stanno bruciando la bandiera dell’America. “ Forse non è il modo migliore di manifestare le proprie idee”,penso, “ ma comunque il loro gesto almeno è fondato su un principio che condivido, dal punto di vista simbolico è anche significativo”. Ma non ci penso più di tanto, non mi riguarda, sono venuto per divertirmi con i miei compagni; infatti ci stacchiamo dai tre ragazzi della bandiera e proseguiamo con gli altri fino al Duomo, a suon di slogan e di battute tra amici.
Sono le sei e mezza, sono stanchissimo, suono il campanello e mia madre mi apre in pantofole con l’aspirapolvere in mano: “ Com’è andata?”, chiede, “ Bene, mi sono divertito ma è stato stancante, vado a riposarmi sul divano, c’è del tè freddo in frigo?”, “Credo di sì”. Si sta davvero bene seduto con un bicchiere di tè dopo aver camminato due ore e tre quarti, altro che versione di Latino, ora mi leggo il giornale:


25 Aprile 1945: migliaia di giovani americani caddero per la nostra libertà
Il ministro dell’ interno: “Fanno parte della nostra storia migliore”