La cosiddetta corsa agli armamenti tra U.S.A. e URSS è stata preceduta dall’avvento dell’era nucleare. La prima bomba atomica venne creata in seguito al progetto segreto Manhattan, iniziato durante la seconda guerra mondiale, per paura che la Germania nazista potesse vincere la guerra. Il primo test nella storia di una bomba nucleare avvenne il 16/7/1945 ad Alamogordo, in Nuovo Messico. In seguito la bomba venne impiegata direttamente in guerra, anche se forse ci sarebbe stata la possibilità di porre fine al conflitto senza l’utilizzo di tale ordigno. Il 6 e il 9 agosto vennero sganciate due bombe: la prima, a fissione di uranio, su Hiroshima; la seconda, a fissione di plutonio, su Nagasaki. I morti provocati all’istante dall’esplosione delle due bombe furono circa 175.000. Da questo istante Stati Uniti e Unione Sovietica non si diedero tregua nella ricerca e nello sviluppo scientifico al servizio degli armamenti. Possiamo dividere i progressi tecnologici in diversi periodi:

1946-1950                 

                                                                                                                     

Le Nazioni Unite promuovono uno studio sugli armamenti nucleari per ottenere il controllo dell’energia nucleare a livello internazionale. U.S.A. e URSS si mobilitano, dopo il rifiuto dell’URSS di aderire al piano Baruch, verso la sperimentazione di armamenti tecnicamente più sofisticati. Nel 1949 c’è il primo test atomico sovietico. Nel 1949 gli Stati Uniti e la maggior parte delle nazioni dell’Europa occidentale si uniscono per formare la N.A.T.O. (North Atlantic Treaty Organization), per opporsi alla minaccia sovietica durante la guerra fredda. La grande novità fu rappresentata dal definitivo abbandono dell'isolazionismo da parte degli U.S.A.

1951-1955

Polemica negli Stati Uniti per la realizzazione della "superbomba" all’idrogeno. Tra gli scienziati che si oppongono c’è l’italiano E. Fermi; tuttavia proprio il presidente Truman appoggia la realizzazione della bomba H. Nel 1952 avviene il collaudo della prima bomba H statunitense, con conseguente preoccupazione per gli effetti della ricaduta radioattiva. L’Unione Sovietica non attende molto: nel 1953 fa esplodere la sua prima bomba a fusione, con la possibilità che sia trasportata sul primo recentissimo bombardiere intercontinentale a lungo raggio.

1956-1960

Al primo lancio sovietico del satellite Sputnik nel 1957, gli U.S.A. rispondono lanciando, dopo un insuccesso, l’Explorer I nel 1958. La ricerca si amplia, da entrambe le parti, verso la realizzazione dei missili balistici intercontinentali (ICBM).  

1961-1965


missile russo

L’URSS fa esplodere la bomba H più potente fino ad allora, circa tremila volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima. Inoltre i missili balistici vengono piazzati in basi a terra. Gli U.S.A., dopo l’elezione di J.F. Kennedy, stanzia maggiori fondi per i sistemi missilistici e installa per la prima volta i missili intercontinentali su base sottomarina (SLBM, visibile nella figura accanto). Vengono inoltre realizzati i primi missili in grado di volare dagli U.S.A. all’URSS. Quando l’Unione Sovietica nel 1962 installa dei missili a Cuba su richiesta di Fidel Castro, gli Stati Uniti, attraverso un blocco navale che preludeva ad un conflitto atomico, riescono ad ottenere da Kruscev di bloccare l'operazione. Nel 1963 c’è il primo trattato sulle armi nucleari, il quale impone alle due potenze di effettuare i test atomici solamente nel sottosuolo.

1966-1970

Gli U.S.A. realizzano i MIRV, missili capaci di colpire più bersagli allo stesso tempo. Nel frattempo l’URSS accumula ICBM e installa il suo primo SLBM. Nel 1968 c’è il trattato di non proliferazione, che cerca di limitare la diffusione di armi nucleari al di fuori dei cinque paesi che le possiedono (U.S.A., URSS, Francia, Gran Bretagna, Cina). Inoltre c’è il primo tentativo di stabilire un rapporto costruttivo tra le due superpotenze con il SALT I, nel 1969.

1971-1975

Con la ratifica nel 1972 del SALT I viene fermato lo sviluppo dei sistemi missilistici anti-balistici (ABM) e viene imposto un limite massimo per lo sviluppo di alcuni sistemi di lancio, da entrambe le partiIntanto però l’Unione Sovietica adatta il sistema MIRV ad alcuni missili già esistenti, per raggiungere il livello degli Stati Uniti.

1976-1980

Studiati i primi sistemi per la protezione dei missili statunitensi da eventuali attacchi sovietici, tra cui  i missili MX e sottomarini più potenti. Il SALT II fallisce, in seguito all’invasione sovietica dell’Afganistan. Installazione statunitense di missili Cruise e Pershing (vedi la foto accanto) in Italia, Gran Bretagna e Germania. Durante la corsa agli armamenti c’è stata una DIVERSIFICAZIONE delle armi nucleari strategiche, la quale è dipesa dalle scelte militari riguardanti i sistemi di lancio dei missili. L’Unione Sovietica si è infatti affidata prevalentemente ai missili basati a terra, mentre gli Stati Uniti hanno fatto affidamento su un arsenale notevolmente più diversificato, con una particolare importanza assunta dai bombardieri strategici. Gli U.S.A. dispongono inoltre di un maggior numero di testate nucleari, mentre l’URSS si affida a una maggiore potenza installata (cioè le testate sono più potenti). Questo perché il livello tecnologico più alto raggiunto dalla potenza occidentale ha permesso di aumentare notevolmente la precisione dei missili, i quali necessitano dunque di testate più piccole. Dall’altra parte le testate nucleari devono essere di dimensioni e potenza maggiori, per aver la certezza di distruggere il bersaglio con missili meno precisi. Bisogna però specificare che nessuna delle due potenze è in vantaggio rispetto all’altra, sotto questo punto di vista, poiché da entrambe le parti ci sono migliaia di Mt di potenza installata, mentre ne basterebbero 400 per distruggere un intero stato di medie dimensioni.
Mentre nel primo dopoguerra ci fu una riduzione degli armamenti, dopo la sconfitta della Germania e del Giappone nel secondo conflitto mondiale, USA, Gran Bretagna e URSS mantennero una potente industria bellica e intensificarono le ricerche per la produzione di armi convenzionali e armi nucleari. Nel 1952 gli USA sperimentarono la bomba all’idrogeno e durante la guerra di Corea il generale Mac Arthur chiese di usare la bomba atomica contro la Cina. Nel 1949 anche l’URSS mise a punto la bomba atomica e poco dopo fu in grado di produrre la bomba all’idrogeno, gli USA non detenevano più il monopolio delle armi nucleari.
Terreno di confronto politico e militare fu la gara spaziale tra USA e URSS.
Il timore di un conflitto nucleare generò un incubo atomico collettivo che segnò la mentalità dell’epoca e ha lasciato tracce nella letteratura e nel cinema e fece sorgere movimenti pacifisti. La consapevolezza degli effetti catastrofici dell’uso delle armi nucleari originò la convinzione che la coesistenza fosse possibile sulla base dell’equilibrio del terrore. Il fatto che ogni superpotenza fosse dotata di arsenali nucleari assicurò una notevole stabilità internazionale ma portò ad una rincorsa tra le due potenze a dotarsi di ordigni sempre più numerosi, potenti e sofisticati e quindi diede impulso a un incremento delle armi nucleari. Dagli anni Sessanta cominciarono le difficili trattative per fermare la proliferazione delle armi nucleari; negli anni Settanta fu stipulato il primo Salt ma bisognerà aspettare Gorbacev perché si imponga il concetto di riduzione degli armamenti.