L'imperatore Mutsushito nel 1890 |
La trasformazione del Giappone in uno Stato
moderno: l'era Meiji ( 1868 - 1912 ).
Alcune istituzioni liberali, concentrazione di capitali, banche,
elettrificazione, industria pesante.
L'inizio dell'era Meiji fu contrassegnato da due avvenimenti importanti: 1. il
trasferimento dell'imperatore nell'antica capitale shogunale di Yedo
ribattezzata in quell'occasione Tokyo ("capitale dell'Est", per distinguerla da
Kyoto, l'antica capitale imperiale); 2. l'emanazione di un rescritto imperiale
(6 aprile 1868) che preannunciava l'abolizione del feudalesimo, la
modernizzazione economica e amministrativa del paese e la creazione di assemblee
consultive destinate a rappresentare la pubblica opinione. Nella realtà, la
modernizzazione economica del Giappone, incredibilmente rapida, provocò il
sacrificio inevitabile delle istituzioni liberali preannunciate con questo
rescritto. Fu un gruppo relativamente ristretto di uomini energici - giovani
samurai, nobili della corte di Kyoto, ex funzionari shogunali - già esperti
nell'esercizio del potere e penetrati del sentimento della grandezza nazionale,
a prendere in mano i destini del Giappone dopo il 1868, esercitando sullo
svolgersi degli eventi un'influenza certamente molto maggiore di quella dello
stesso imperatore Mutsuhito (Meiji). Tra il 1869 e il 1878 i riformatori Kido,
Okubo, Goto e Iwakura abolirono due istituzioni caratteristiche del Giappone
feudale: il governo provinciale dei daimyo e la suddivisione della società in
classi rigidamente distinte. Le prime vittime di questi provvedimenti furono i
samurai, privati dei loro, sia pur ridotti, mezzi di sostentamento. Nel febbraio
1877 il malcontento dei samurai scoppiò nella rivolta di Satsuma, guidata da
Saigo Takamori, un riformatore "pentito". Occorsero otto mesi di lotta per
domare la rivolta, ma alla fine la vittoria del nuovo esercito nazionale
reclutato per mezzo della coscrizione ebbe un enorme effetto in tutto il
Giappone fornendo la prova della totale supremazia del governo centrale. In
politica interna il Giappone parve seguire l'esempio dell'occidente dandosi una
costituzione (11 febbraio 1889) ed eleggendo l'anno seguente una dieta; ma
l'adozione di un sistema parlamentare fu lungi dal produrre istituzioni
veramente liberali e lo Stato giapponese restò una monarchia assoluta,
appoggiata a un'alta burocrazia i cui quadri erano per lo più costituiti da ex
samurai acquisiti ai programmi di riforma.
La modernizzazione economica fu
invece straordinariamente rapida; in dieci anni (1870-1880) le associazioni di
mercanti e banchieri note con il nome di zaibatsu realizzarono la concentrazione
del capitale, procedettero all'elettrificazione dell'arcipelago e lo dotarono di
una rete ferroviaria, mentre venivano edificate le grandi industrie
metallurgiche, tessili e minerarie. Occorre aggiungere che scopo principale
della creazione di queste industrie era quello di fornire al più presto
all'esercito e alla marina giapponesi i mezzi per resistere a qualsiasi
aggressore anche occidentale; i beni di consumo correnti continuarono invece a
essere prodotti con i sistemi artigianali tradizionali.
In politica estera il primo obiettivo dei capi dell'era Meiji fu quello di
ottenere l'uguaglianza sul piano diplomatico con gli stranieri e l'abolizione
dei trattati firmati dai Tokugawa dopo il 1853. Ottenuto il riconoscimento de
facto della parità con le potenze occidentali, il Giappone intraprese la sua
espansione territoriale a spese dei paesi sottosviluppati dell'Asia orientale;
gli intrighi giapponesi in Corea provocarono nel 1894 una guerra con la Cina,
che dimostrò in modo impressionante la superiorità dell'esercito e della marina
nipponica. Dopo una serie di rapide vittorie, con il trattato di Shimonoseki
(1895) il Giappone ottenne dalla Cina l'isola di Formosa, le Pescadores e
l'affitto della penisola del Liao-tung. L'intervento delle potenze europee
(esclusa l'Inghilterra) impedì al Giappone di assicurarsi quest'ultima
concessione a beneficio della Russia. Più tardi il Giappone intervenne a fianco
degli Occidentali nella guerra cosiddetta dei boxers (1900) e concluse nel 1902
un trattato di alleanza con l'Inghilterra che gli assicurò libertà d'azione in
Manciuria. Nel 1904 il governo nipponico, preoccupato dell'espansione russa in
Asia (Corea e Manciuria), provocò lo scoppio della guerra russo- giapponese,
nella quale, in diciotto mesi di lotta, la Russia, dopo gravi scacchi in
Manciuria (Mukden), fu costretta a capitolare a Port Arthur, mentre poco più
tardi a Tsushima la sua flotta venne annientata dall'ammiraglio Togo; di
conseguenza il governo zarista dovette firmare il trattato di Portsmouth, negli
Stati Uniti (settembre 1905). Il Giappone ottenne il protettorato su Manciuria e
Corea (quest'ultimo paese fu posto sotto protettorato nel 1907 e annesso
all'Impero giapponese nel 1910).