La questione delle vignette satiriche danesi su Maometto, profeta dell'Islam, è ormai nota e diffusa in tutto il mondo.  Le vicende che ne sono derivate sono  ugualmente note, il direttore di un giornale danese (Jyllands-Posten) e alcuni vignettisti condannati a morte; il direttore di un giornale francese (France Soir) licenziato da un giorno all'altro. La questione sta diventando incontenibile. Come se non bastasse questa si è ingigantita qui in Italia, un po' per la presenza del Vaticano, da cui tutti si aspettavano un'opinione, e un po' per il comportamento altamente scorretto e, se vogliamo anche offensivo dell'ex Ministro Calderoli. L'oggetto della disputa non è un eventuale contenuto razzista delle vignette (per esempio come nelle vignette stile Goebbels che ogni giorno la stampa araba diffonde), ma il fatto di aver sfidato il divieto religioso di raffigurare il profeta. Non si può biasimare il comportamento degli islamici, la loro cultura è molto legata all'aspetto religioso, ma forse quest'eccessiva ira nei confronti di coloro che hanno scherzato sulla loro religiosità, sul fondatore dell'Islam è un po' eccessiva. Molte volte anche in Italia vengono "ridicolizzati" molti aspetti della religione cattolica, ma la cosa viene presa sul ridere, perché infondo sono solo vignette, ciò che la religione è realmente, sta nel cuore di ognuno e non in ciò che si dice in giro. Fortunatamente molti islamici pensano ancora che si debbano rispettare la cultura e la religione altrui, ma che il rispetto non si può ottenere con la forza della violenza e con le minacce. Una cosa è certa, hanno la capacità di imporre ovunque la loro religione senza tanti preamboli e non accettano quella altrui, mentre invece la situazione ottimale sarebbe la tolleranza reciproca mediante la convivenza delle diversità religiose e di razza, visto e considerato che tanto ormai si convive e si va sempre più in direzione di un mondo cosmopolita.... A prescindere dal fatto che i Danesi non avrebbero dovuto fare questo tipo di Satira sapendo che la reazione del mondo islamico non sarebbe stata favorevole, gli islamici non avrebbero dovuto reagire in questa maniera. Il pulpito dello scempio, lo abbiamo avuto però proprio nel nostro paese con il comportamento dell'ex ministro Calderoli.


Ministro Calderoli

«Io voglio che ci sia un riconoscimento dei diritti e con la mia t-shirt faccio una battaglia di libertà... la indosso anche adesso». Così il leghista Roberto Calderoli, sbottonandosi la camicia e facendo intravedere la maglietta con le ormai famose vignette che hanno infiammato le proteste dell'Islam, ha voluto sottolineare la sua posizione. Sostenendo che si tratta di una «battaglia di libertà del proprio pensiero». «Credo che tutti debbano essere rispettati, non esiste al mondo che si venga a casa nostra a volerci imporre le tradizioni di altri» è stata la motivazione fornita dal ministro. Motivazione illecita visto la situazione che stiamo vivendo ora in tutto il mondo. Vale la pena di rischiare nuovi attentati per delle vignette? per delle magliette? Milioni di persone hanno già perso la vita per gli attentati islamici, ora che la situazione era comunque più stabile, questa storia ha peggiorato nuovamente la situazione. Questo è stato anche espresso dal ministro degli Esteri nella sua forte critica nella quale egli non ha voluto dare spazio o accettare alcuna delle giustificazioni di Calderoli: «In un momento così difficile e delicato nei rapporti fra l'Unione europea e il mondo arabo e islamico, tutti, a maggior ragione i ministri della Repubblica, devono attenersi a comportamenti seri e responsabili».

 

 

torna a l'Italia sarà colpita?

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