Prima di diventare Presidente e primo ministro dell'Iraq
(carica che ha detenuto a partire dal 1979), il tiranno arabo ha avuto una vita
assai turbolenta. Nato ad Auja nel 1937 si dedica molto presto alla politica,
unendosi al ramo iracheno del partito socialista arabo (il "Bath"). Condannato a
morte per un attentato al leader politico Qasim nel 1959, ripara in Siria, poi
al Cairo.
Rientrato in Iraq nel 1963, viene eletto vicesegretario del Bath nel 1964 e,
grazie alle sue carismatiche doti di trascinatore di folle e di organizzatore
politico, diventa il protagonista della rivoluzione del 1968, tesa a rovesciare
il governo allora in carica. I tentativi per rovesciare lo "status quo" sono
molteplici ma, in particolare, Saddam prende parte a due colpi di stato,
assumendo il ruolo di responsabile della sicurezza.
Collaboratore del presidente Ahmed Hasan al Bakr, gli succede appunto nel 1979
come presidente della Repubblica e segretario del Bath. Il 22 settembre del
1980, dietro sua forte pressione politica, esplode la guerra contro l'Iran,
causata dall'occupazione, avvenuta nel 1973, di alcuni territori da parte
dell'Iran. Il conflitto è aspro e cruento e causerà , durante i quindici anni
della sua durata (la guerra finisce nell'88), migliaia di morti. Tuttavia,
malgrado l'estenuante guerra per il territorio, nessuna della due parti in causa
ne uscirà il realtà vincitrice. Dopo questo duro contraccolpo che piega la
popolazione irachena, non si ferma però la sete di potere che Saddam cova dentro
di sè da lungo tempo. Infatti, appena due anni dopo, con una mossa a sorpresa e
senza nessuna ragione apparente invade il Kuwait. L'azione, com'è comprensibile,
anche per via della grande importanza strategica ed economica del Kuwait, ha una
forte ripercussione internazionale; allerta nazioni occidentali e gli Stati
Uniti e preoccupa fortemente i vicini stati arabi, già pressati da una
situazione geo-politica esplosiva.
Dopo numerose minacce, puntualmente ignorate da parte del Rais arabo, un
contingente alleato (a cui aderiscono più di trenta paesi) interviene il 17
gennaio 1991 provocando la cosiddetta "Guerra del Golfo". L'Iraq rapidamente si
trova costretto al ritiro e subisce una pesante sconfitta. Nonostante ciò, il
dittatore riesce a mantenersi saldamente al potere. Anzi, approfittando del caos
internazionale e dell'apparente debolezza che il suo Paese esprime agli occhi
della comunità internazionale, scatena una campagna di sterminio nei confronti
delle popolazioni curde, da sempre fortemente osteggiate ed emarginate dall'Iraq
e invise in particolar modo al dittatore. Fortunatamente, anche in questo caso
l'intervento delle forze occidentali lo costringe ad una drastica limitazione
dell'aviazione irachena all'interno dello stesso spazio aereo del Paese.
Ad ogni modo, Saddam non smette di prodursi in una serie di piccole e grandi
provocazioni, che vanno dal tentativo di impedire le ispezioni Onu agli impianti
sospettati di produrre armamenti non convenzionali, agli sconfinamenti in
territorio kuwaitiano, ai movimenti di missili. Nel febbraio del 1998 provoca
una nuova crisi a livello internazionale, minacciando di ricorrere a oscure
"nuove strategie" se le sanzioni non verranno sospese (in realtà , la minaccia è
quella di utilizzare armi chimiche). Atteggiamenti che portano a nuovi
interventi compreso un parziale bombardamento della stessa capitale, mentre
l'Onu promuove un altro e più rigido embargo nei confronti dell'Iraq. Le
sanzioni portano ad un rapido declino dell'economia irachena: cibo
insufficiente, peggioramento dei servizi sanitari pubblici. Tutto ciò, però, non
sembra al momento indebolire il radicato potere di Saddam.
Isolato sul piano internazionale, Saddam riesce infatti a mantenere la sua
leadership anche grazie a una forte repressione interna e a continui
rimescolamenti all'interno delle posizioni di potere. Si susseguono epurazioni e
uccisioni, anche a tradimento, addirittura ai danni dei suoi stessi familiari,
come quando il suo primogenito viene fatto oggetto di un attentato mai ben
chiarito. Per non saper nè leggere nè scrivere, Saddam fa arrestare la propria
moglie Sajida accusandola del complotto.
Com'è facilmente comprensibile, nel protrarsi degli anni, l'embargo
internazionale a cui è stato soggetto l'Iraq ha fortemente prostrato la
popolazione civile, l'unica a pagare le conseguenze della scellerata politica
del despota. Eppure, il paese arabo poteva contare sugli introiti derivanti
dalla vendita di petrolio, di cui è abbondantemente fornito; fonti governative
di vari paesi, però, hanno dimostrato come in realtà Saddam Hussein intascasse
buona parte dei milioni derivanti dalla vendita del cosiddetto "oro nero", per
spenderli in buona parte per un uso "personale" (e per mantenere il vasto
apparato burocratico e difensivo di cui si era circondato). Negli anni del suo
massimo potere, poi, come ulteriore sfregio alla miseria in cui versavano le
masse, ordinò la costruzione di un monumento a Baghdad per celebrare la guerra
del Golfo, chiedendo non contento la composizione di un nuovo inno nazionale.
Fortunatamente,
come ormai è ben noto, la storia recente ha visto la fine di questo satrapo
mediorientale, grazie all'entrata delle truppe americane a Baghdad, in seguito
alla guerra scatenata contro di lui dal presidente americano Bush.
Indipendentemente dalla
legittimazione che questa guerra ha raccolto e alle numerose critiche si è
trascinata dietro, nessuno può dirsi indifferente alle scene di giubilo del
popolo iracheno che, con la caduta di Saddam (simbolicamente rappresentata
dall'abbattimento delle statue precedentemente erette in suo onore), ha
festeggiato la fine di un incubo e l'aprirsi di uno spiraglio per una nuova
storia nazionale tutta da costruire.
Dopo la caduta di Bagdad (9 aprile 2003) Saddam fugge e di lui non si hanno più
notizie, se non alcuni messaggi audio registrati.
Il giorno 1 maggio George W. Bush proclama finita la guerra.
I figli Uday e Qusay vengono uccisi in uno scontro a fuoco il 22 luglio. Ma la
caccia a Saddam Hussein è finita solo il 13 dicembre 2003 in modo poco glorioso:
è stato catturato in un buco scavato nella terra in una fattoria vicino a
Tikrit, sua città natale, con la barba lunga, stanco e demoralizzato, senza
opporre alcuna resistenza.