L'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e stata fondata a
Gerusalemme Est il 2 giugno 1964, per iniziativa del primo vertice della Lega
araba, che si era tenuto nel gennaio precedente al Cairo.
Salutata al secondo vertice, nel settembre successivo, come "base dell'entitÃ
palestinese e pioniera della lotta collettiva araba per la liberazione della
Palestina", la sua creazione rifletteva, da parte degli Stati arabi, la
consapevolezza del ritorno del problema palestinese alla ribalta mondiale, ma
anche l'intento di condizionarne l'impatto, protraendo quella tutela, in nome di
interessi diversi e perfino contrastanti, che si era manifestata negli anni tra
il 1947 e il 1949.
Alla presidenza fu chiamato Ahmad Shukairy, un palestinese che aveva servito in
diverse diplomazie arabe e dava garanzie di prestarsi al ruolo. Lo statuto
affidava il potere supremo, nella definizione di una politica, al Consiglio
nazionale palestinese, organismo teoricamente elettivo ma la cui composizione
era, in linea di fatto, il risultato di compromessi fra diversi gruppi di
pressione.
E' soltanto dopo la disfatta degli Stati arabi nella "guerra dei sei giorni",
alla quarta e quinta sessione del Cnp (luglio 1968 e settembre 1969) che il
volto e le strutture dell'Olp comincia no a cambiare, nel senso di una reale
rappresentatività democratica dei diversi gruppi e di una sintesi delle loro
posizioni e della loro forza nei territori occupati e nelle basi esterne, fuori
della vecchia falsariga "panaraba".
Nel gennaio del 1969, Yasser Arafat, leader di Al Fatah, assume la presidenza
del Comitato esecutivo, nel quale sono rappresentati, insieme con
l'organizzazione maggioritaria, il Fronte popolare per la liberazione della
Palestina (Fplp), guidato da George Habash, il Fronte democratico per la
liberazione della Palestina (Fdlp), guidato da Nayef Hawatmeh, e altri gruppi
minori, nei quali la sudditanza a interessi statali arabi si fa ancora sentire.
L'Olp conosce così una sorta di rifondazione, le cui implicazioni appariranno in
seguito più rilevanti.
All' inizio, la strategia della lotta armata per "la liberazione della
Palestina" - un obiettivo proclamato nella Carta nazionale, che respinge la
spartizione, ribadisce il diritto dei palestinesi al possesso integrale della
loro terra e auspica "uno Stato democratico, nel quale coesistano musulmani,
cristiani ed ebrei" - è dominante.
La crescita dell'Olp, i consensi che essa raccoglie nei territori occupati e
nella diaspora, le operazioni che essa lancia, dalle sue basi in Giordania,
contro obiettivi israeliani, alimentano la convinzione che una sorta di
"rivoluzione dal basso" sia destinata a modificare radicalmente tanto i rapporti
tra le masse e i regimi arabi quanto il divario di forze con l'avversario.
Ma la rivincita che i palestinesi stanno prendendosi sulla monarchia hascemita,
già partner di Israele per due decenni nella liquidazione dei loro diritti, è di
breve durata. Il massacro e l'espulsione dei combattenti palestinesi dalla
Giordania, nel "settembre nero" del 1970, aprono una pagina diversa.
L' Olp, insediata ora nel Libano, riflette sui propri errori e rivaluta l'
azione politica. Sul piano politico, l'Organizzazione troverà nuovo slancio e
successi più significativi dopo la guerra arabo-israeliana del l' ottobre 1973,
con il riconoscimento, ai vertici arabi di Rabat e di Algeri (1973 e 1974) del
suo ruolo di "unico rappresentante legittimo del popolo palestinese", con una
serie di importanti pronunciamenti delle Nazioni Unite sui diritti palestinesi e
con l'invito, rivolto ad Arafat, a partecipare all'Assemblea generale.
Qui, il 13 novembre 1974, Arafat pronuncia il famoso discorso del "ramoscello di
ulivo", percorso dall'idea di una riconciliazione con l'altra nazione. Tra il
1974 e il 1977, l'Olp si apre progressivamente alla prospettiva di una soluzione
politica basata sulla coesistenza tra due Stati - Israele e uno Stato
palestinese da creare nei territori occupati - e a un dialogo con esponenti
della sinistra israeliana.
Una nuova, pesante repressione delle forze palestinesi nel Libano, questa volta
per mano della Siria, il viaggio di Sadat a Gerusalemme, nel novembre del 1977,
seguiti dagli accordi di Camp David, che restringono i diritti dei palestinesi a
una semplice "autonomia", e, nel giugno del 1982, l'intervento israeliano nel
Libano modificano però il quadro complessivo e le prospettive.
L'Olp conosce, dopo la pagina esaltante del confronto militare con le
soverchianti forze israeliane a Beirut, la dura realtà dell'esilio a Tunisi, che
la priva del contatto con le sue basi più importanti nella diaspora e
l'allontana dalla "linea del fronte".
Si appesantisce l'ingerenza siriana, impegnata a fondo per sollecitare le
dissidenze e mobilitarle contro Arafat.
Soltanto alla 18' sessione del Cnp, nell'aprile del 1987, ad Algeri, l'Olp
comincia a ricostruire la sua unità , più che mai vi tale nel momento in cui,
come apparirà evidente in novembre al vertice di Amman, il conflitto tra Iran e
Irak sta sostituendosi alla causa palestinese negli interessi degli Stati arabi.
La sessione successiva - la diciannovesima - si svolge un anno dopo, ancora ad
Algeri, sull'onda di un evento di eccezionale importanza nella storia del
movimento nazionale palestinese: la sollevazione contro l'occupazione israeliana
in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, attraverso la quale le popolazioni
stesse dei territori occupati si pongono come protagoniste della liberazione.
E' il novembre del 1988. L'Olp, nella quale questa nuova avanguardia si
riconosce, proclama la nascita di uno Stato arabo-palestinese che, come è detto
nella Dichiarazione di indipendenza, vede nelle raccomandazioni dell'Assemblea
dell'Onu del novembre 1947 (la raccomandazione per la spartizione) "le
condizioni della sua legittimità internazionale"; uno Stato che si fonderà sulla
democrazia parlamentare, sulla libertà di pensiero e di associazione, sulla
giustizia sociale, sull'eguaglianza e l'assenza di discriminazioni di razza,
religione, colore o sesso, in un quadro costituzionale.
Nella risoluzione politica, adottata a maggioranza, che accompagna la
proclamazione, l'Olp si dichiara pronta a partecipare a una conferenza
internazionale che si riunisca sulla base delle risoluzioni 242 e 338 del
Consiglio di sicurezza dell' Onu e della garanzia dei diritti nazionali
palestinesi.
Il riconoscimento implicito del diritto dello Stato ebraico al l'esistenza
diventerà esplicito il mese dopo, con l'incontro a Stoccolma tra Arafat e una
delegazione di ebrei americani, con l'intervento del leader dell'Olp
all'Assemblea dell'Onu, riunita a Ginevra, e con la successiva conferenza
stampa.