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inizio mandato |
fine mandato |
note |
Ruollah Khomeini |
01/02/1979 |
03/06/1989 |
muore |
Sayed Ali Khamenei |
03/06/1989 |
06/07/1989 |
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Sayed Ali Khamenei |
06/07/1989 |
in carica |
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Dal 1979 si instaurò in Iran il governo dell' ayatollah Khomeini, soprannominato da alcuni "il piccolo Hitler" per il suo regime totalitario
(clicca sull'iimagine per aprire la pagina dedicata all'ayatollah Ruollah Khomeini)
Un nuovo
regime
Il nuovo stato si caratterizza per una repressione del dissenso ancora più
feroce di quella attuata dallo scià. La nuova Costituzione della Repubblica
islamica, approvata nel dicembre del 1979, conferisce a Khomeini poteri assoluti
a vita come massima guida politico-religiosa. Il suo regime propugna la
diffusione dei principi del fondamentalismo islamico e sostiene la legittimità
dell'azione terroristica. Lo scopo è eliminare qualsiasi influenza proveniente
dal mondo occidentale e contemporaneamente ogni possibile opposizione interna a
un governo di tipo teocratico. Nemico numero uno del nuovo regime sono gli Usa,
simbolo della corruzione della civiltà occidentale. Alle donne è imposto il
chador(foto a fianco).
Gli ostaggi dell'ambasciata Usa
Nel novembre del 1979 lo scià (gravemente malato) si reca per cure in Usa.
Alcuni fondamentalisti iraniani assaltano l'ambasciata americana a Teheran e
tengono in ostaggio 66 impiegati, pretendendo per la loro liberazione scuse
ufficiali da parte del governo statunitense per l'appoggio concesso allo shah,
la sua consegna alle autorità iraniane per istruire un processo nei suoi
confronti e la restituzione del patrimonio che si diceva avesse accumulato
illecitamente all'estero. La crisi durerà 444 giorni. Il 25 aprile 1980 il
presidente Usa Jimmy Carter tenta inutilmente di liberare gli ostaggi con
un blitz militare in cui trovano la morte otto militari statunitensi. La crisi
si risolve soltanto il 20 gennaio 1981, in seguito all’intervento diplomatico
algerino e soprattutto a un accordo sottobanco per una fornitura di armi dagli
Stati Uniti all’Iran (in guerra con l’Iraq).
La guerra con l'Iraq
Nel 1980 il presidente iracheno Saddam Hussein dichiara guerra all'Iran,
per riconquistare la riva sinistra dello Shatt al-Arab, che in base ad accordi
precedenti aveva dovuto lasciare allo Scià. La zona è ricca di giacimenti
petroliferi. La guerra finirà nel 1988, senza nessun sostanziale cambiamento.
L'Iran esce a pezzi dal conflitto, con almeno settecentomila morti e gravissimi
danni economici.
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Queste immagini mostrano il fiume Shatt al Arab, il motivo scatenante la guerra Iran- Iraq e la sua posizione geografica. |
Il dopo Khomeini
Nel febbraio del 1989 l'ayatollah Khomeini muore. Gli succede come supremo
leader religioso Ali Khamenei. Alla presidenza della Repubblica viene
eletto Akbar Hashemi Rafsanjani. Rimarrà in carica fino al 1997, mettendo
in pratica una politica di liberalizzazione economica volta ad attirare
investimenti stranieri per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra.
Nella guerra del Golfo Teheran rimane ufficialmente neutrale, ma ospita oltre
100 aerei da guerra iracheni, di cui peraltro si impossessa a guerra finita. Al
termine delle ostilità sostiene l'azione anti Sadam dei ribelli sciiti nel sud
dell'Iraq.
La crisi economica degli anni Novanta
Le condizioni economiche iraniane negli anni Novanta risentono del peso
dell'enorme debito pubblico e dell'inflazione. Il 70 per cento dei giovani è
senza lavoro. Il crollo del prezzo del petrolio rende ancora più dura la crisi.
Il nuovo corso tenta di liberalizzare il mercato interno, ma i risultati sono
scarsi. La possibilità dell'intervento di aiuti internazionali era peraltro
impedita dalle ripetute accuse mosse al governo di Teheran di finanziare il
terrorismo internazionale di matrice fondamentalista, soprattutto in Algeria ed
Egitto. Il 30 aprile 1995 il presidente americano Bill Clinton pone l'embargo
commerciale all'Iran per costringere il governo ad abbandonare il programma
nucleare nazionale e il sostegno al terrorismo islamista.
L'ex presidente Rafsajani
a cui seguì l'attuale governo
di
Khatami
La tattica di Teheran nella crisi afghana
Grazie ad una politica molto accorta (condotta dall'ex presidente Rafsanjani,
mediatore tra i moderati di Khatami e gli ayatollah),
Teheran non è entrata
nella coalizione antiterrorismo (come aveva chiesto espressamente George W.
Bush) ma non ha chiuso le porte agli Usa, offrendo "aiuto all'aviazione
americana in caso di necessità". Oggi l'Iran si propone come possibile partner
degli Usa, soprattutto se Washington vuole limitare le pretese di Russia
e Pakistan.
Il rapporto Iran-Talebani
Odio feroce e reciproco. Alla base c'è la secolare rivalità tra sunniti (Talebani) e sciiti (iraniani). Teheran ha sostenuto Ismail Khan, il signore della guerra di Herat, nell'infinita guerra civile afghana. Nel 1998 i Talebani prendono Herat e massacrano a sangue freddo trenta diplomatici iraniniani. Si sfiora la guerra tra i due Paesi. In ballo ci sono anche interessi economici enormi. Non è un mistero che Teheran punti alla creazione di un oleodotto che passi dal Turkmenistan in Iran fino al mar Nero. Il progetto è da sempre osteggiato dagli Usa, che sono arrivati ad un passo dall'accordarsi nel 1998 con i Talebani in funzione antiiraniana (in alto,una foto su uno dei tanti scontri Ira-Iraq)
Una delle innumerevoli manifestazione contro il governo
del 1998 davanti all'ambasciata americana in Iran
La posizione dell'Iran dopo l'11 settembre 2001
Teheran ha subito condannato gli attacchi. Il presidente Mohammed Khatami
ha chiesto però che sia l'Onu a coordinare qualsiasi eventuale operazione
militare contro il terrorismo. Successivamente il governo ha annunciato che
rifiuterà l'utilizzo del suo spazio aereo agli Usa in caso di un'azione contro
l'Afghanistan. Il presidente Khatami ha contattato i capi di stato di Egitto,
Arabia Saudita e Siria per ribadire l'appoggio di Teheran all'idea di una vasta
alleanza in seno alle Nazioni Unite e per consultarsi sulle strategie per
combattere il terrorismo. "L'Iran appoggia una battaglia coordinata e razionale
al terrorismo e considera l'Onu l'organismo più adatto per combattere questo
orribile fenomeno ed evitare che si ripeta quanto accaduto", ha dichiarato il
presidente iraniano.
L'Iran e il terrorismo
Per gli Stati Uniti l'Iran è uno degli "stati canaglia", responsabili del
terrorismo internazionale. Teheran appoggia gli hezbollah attivi in Libano e in
Palestina. Ma non incita più alla guerra santa contro gli Usa come fino a
qualche anno fa. Non riconosce lo Stato d'Israele e non ha rapporti
diplomatici con gli Usa. Ma i tempi della guerra santa al "Grande Satana
americano" sono chiusi.
Chi governa in Iran
Una "coabitazione" tra riformisti e conservatori che somiglia molto ad una
"diarchia". Capo religioso è l'ayatollah Sayyed Alì Khamenei, esponente
del clero ultraconservatore. Dal maggio 1997 è Presidente della Repubblica
Islamica (carica che riunisce i ruoli di capo dello Stato e capo di Governo)
Mohammed Khatami, un riformista sostenuto da una coalizione di sinistra
islamica e di tecnocrati, portavoce del diffuso desiderio di riforme
democratiche e di sviluppo sociale. Il parlamento iraniano è saldamente in mano
ai conservatori. I contrasti sono frequenti e aspri.
I motivi di contrasto tra Khamenei e Khatami
Il presidente Khatami (che non mette in discussione l’autorità del clero sciita)
ha imposto una svolta pluralista all'Iran. Dal 1996 hanno aperto decine di
giornali indipendenti e il dibattito politico è divenuto assai vivace. In campo
internazionale Khatami ha avviato una politica di normalizzazione delle
relazioni con i paesi arabi (in particolare con Arabia Saudita ed Egitto) e di
riavvicinamento ai paesi occidentali. La parte più estremista del clero iraniano
considera questa svolta un tradimento della rivoluzione di Khomeini.
il leader religioso Ali Sayed Khamenei