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Ayatollah (titolo religioso che significa "dono di Dio" riservato ai 
giuristi eminenti dei musulmani sciiti imamiti e usato quasi esclusivamente in 
Iran) iraniano; guidò la rivoluzione del 1979 durante la quale venne deposto lo 
scià Muhammad Reza Pahlavi e fu fondato uno stato islamico. Studioso di 
religione, Khomeini scrisse più di venti libri sull'islamismo e venne 
riconosciuto come ayatollah e capo della setta degli sciiti. Oppositore della 
dinastia Pahlavi fin dagli anni Trenta, venne arrestato nel 1963 per essersi 
messo a capo di un movimento di protesta contrario alla riforma agraria e 
all'emancipazione delle donne; fu esiliato dapprima in Turchia e poi in Iraq, 
dove trovò rifugio (1964) nella città santa sciita di Najaf. Espulso dall'Iraq 
(1978), si recò a Parigi da dove continuò la sua campagna contro lo scià e 
contro gli Stati Uniti, che ne sostenevano il regime. Ritornato in Iran nel 
febbraio 1979 dopo la fuga dello scià, Khomeini guidò la rivoluzione islamica 
cercando di eliminare qualsiasi influenza proveniente dal mondo occidentale e 
contemporaneamente ogni possibile opposizione interna a un governo di tipo 
teocratico.

Nel novembre 1979 l'ostilità verso gli Stati Uniti culminò con l'assalto all'ambasciata americana a Teheran e la cattura di 63 ostaggi statunitensi. La nuova costituzione della Repubblica islamica, approvata nel dicembre 1979, gli conferiva poteri assoluti a vita come massima guida politico-religiosa. Il suo regime sostenne la diffusione dei principi del fondamentalismo islamico e avallò la legittimità dell'azione terroristica; Khomeini prolungò anche la guerra Iran-Iraq (1980-1988) nella speranza di rovesciare Saddam Hussein, ma dovette alla fine accettare l'armistizio. Malgrado l'alto costo in vite umane e risorse economiche, il suo governo godette di grande favore in Iran e di popolarità nel mondo islamico.
A Ruhollah Khomeini succede l'Ayatollah Ali Husseini Khamenei
