INTRODUZIONE
Alla fine del XXVIII secolo il carbone è praticamente l'unico combustibile usato
e sul suo uso si era fondata, nel 1700 e nel 1800, la prima rivoluzione
industriale.
Il petrolio viene scoperto soltanto verso la metà dell'800 e la sua richiesta
rapidamente aumenta quando, agli inizi del '900, il motore a scoppio è applicato
ai veicoli. L'avvento dell'automobile e quindi del petrolio ha spostato gli
equilibri geopolitici mondiali. I giacimenti di petrolio si trovano in alcune
aree - America settentrionale, centrale è meridionale, Paesi arabi, Sud-est
asiatico, Russia - per lo più diverse da quelle in cui si trovano i grandi
giacimenti di carbone.
La rivoluzione industriale, basata sul carbone, è stata una rivoluzione europea,
che ha visto come protagonisti i paesi carboniferi: Germania, Francia,
Inghilterra. Con l'era del petrolio, il centro dello sviluppo industriale ed
economico passa in America, dove si trovano i pozzi petroliferi (allora)
ricchissimi: proprio nel periodo in cui le grandi potenze europee si preparano
alla conquista del mondo, queste si trovano ad essere prive della materia prima
necessaria ad alimentare i nuovi mezzi di trasporto.
LA STORIA
Il primo pozzo petrolifero della storia venne scavato a Titusville, in
Pennsylvania, il 27 agosto 1859.
Intuita ben presto l'enorme potenzialità del petrolio, in meno di due
anni vengono realizzati oltre 340 pozzi e nel 1870 nasce la prima compagnia
petrolifera, la Standard Oil dell'affarista J. D. Rockefeller,destinata a
diventare la prima grande compagnia petrolifera a livello mondiale,l'odierna ESSO.
Sin dall'inizio del secolo scorso, accanto alle forme tradizionali di fonti
energetiche, come il carbone e l'energia idroelettrica, il consumo di petrolio,
prevalentemente Nord americano, ha cominciato ad affermarsi e a diffondersi.
E' in questo periodo che le grandi potenze cominciano a vedere l'Iraq e il Medio
Oriente come un immenso giacimento petrolifero su cui mettere le mani: dopo la
conferenza internazionale di San Remo, trovano un accordo per la spartizione
delle ricchezze petrolifere irachene, già allora considerate di grande valore
economico e strategico. L'Italia, però, è esclusa dall'accordo.
Durante la prima Guerra Mondiale si ha una svolta del corso delle vicende
quando gli Stati Uniti adottano il carro-armato, alimentato a
benzina. I Tedeschi, invece, utilizzano ancora il carbone per le navi, che però
si muovono con minor autonomia in quanto si possono rifornire solo in patria.
Gli storici dicono che si è trattato della vittoria del petrolio sul carbone.
Negli anni trenta per migliorare le prestazioni delle automobili l'industria
petrolifera si impegna nella produzione di benzine ad alto numero di ottano.
Nel 1933 Hitler sale al potere in Germania con un programma che prevede, a breve
distanza, una guerra che dovrebbe consentire alla Germania di vendicarsi della
sconfitta del 1918. Hitler capisce subito che la guerra richiederebbe un
gigantesco impegno industriale anche per rendere autonoma la Germania dalle
importazioni di alcune materie strategiche, fra cui il petrolio e la gomma.
In Italia, paese povero di benzina, ma anche di carbone, fin dagli anni '30
viene avviato un programma di produzione di benzina sintetica, sostenuto dal
governo fascista; a Bari si costruisce un impianto di raffineria del petrolio. I
nomi di alcune fabbriche di benzina sintetica suscitano ricordi terribili perché
vi sono stati impiegati, come manodopera, i prigionieri antifascisti ed ebrei,
di fatto schiavi, catturati in tutti i paesi d'Europa. Le fabbriche sono
sottoposte ai bombardamenti alleati; quella di Leuna, una tra le più grandi, è
distrutta il 12 maggio 1944.
Durante la seconda Guerra Mondiale (1939-1945) Hitler invade l'U.R.S.S.
per garantirsi il petrolio della Romania, alleata alla Russia, e per
impadronirsi dei pozzi di petrolio del Caucaso.
Il Giappone entra in guerra per rendersi autonomo dagli Stati Uniti, dai quali
dipende per i rifornimenti petroliferi; tenta dunque di invadere le Indie
Olandesi ricche di petrolio.
In risposta a ciò U.S.A. e Gran Bretagna decretano l'embargo: proibiscono i
rifornimenti di petrolio al Giappone. In risposta il Giappone attacca la flotta
americana a Pearl Harbour, ma non colpisce le scorte di petrolio presenti
nell'isola, grazie alle quali ciò che rimane della flotta americana nel Pacifico
può essere riattivato.
Nel 1944 i Tedeschi tentano di sconfiggere gli Alleati nelle regioni del Belgio
e del Lussemburgo; l'operazione, però, fallisce per mancanza di benzina. In
queste zone, d'altro canto, sono collocate migliaia di taniche di benzina
affinché gli automezzi americani e inglesi possano rifornirsi continuamente.
Con la Conferenza di Postdam del 16 luglio 1945, gli Alleati impongono la
cessazione di qualsiasi attività nel campo della produzione di benzina sintetica
dal carbone.
Sempre nello stesso anno ha inizio la Guerra Fredda segnata da tensioni
tra Stati Uniti e Unione Sovietica in Medio Oriente, dove si trovano le più
grandi riserve di petrolio.
Nell'aprile del 1949 gli Alleati ordinano lo smantellamento degli impianti, ma
in seguito al miglioramento dei rapporti con la Germania, l'ordine viene
revocato nel novembre dello stesso anno; gli impianti sono stati così
trasformati in raffinerie di petrolio .
Nel 1945 Nasser, nazionalista egiziano divenuto con un colpo di stato Presidente
della Repubblica, occupa il canale di Suez e lo nazionalizza. Per la Gran
Bretagna e la Francia lasciare il canale non significa solo rinunciare agli
enormi profitti che derivano dal pedaggio, ma anche permettere che l'Egitto
diventi il guardiano di tutto il traffico di petrolio proveniente dai Paesi
Arabi. C'è inoltre il rischio che nella gestione del canale intervenga anche
l'Unione Sovietica, fornitrice di armi all'Egitto: ciò potrebbe comportare il
blocco dei rifornimenti petroliferi diretti all'Occidente. Nasser esce vincitore
dalla crisi grazie all'arma del petrolio: ricatta la Francia e l'Inghilterra che
senza petrolio non potrebbero affrontare l'inverno.
Inoltre rispetto al carbone, il petrolio e i sottoprodotti
della sua raffinazione erano più pratici da usare e più puliti. Logico quindi
che quando cominciò a diffondersi l'elettricità, nella seconda metà del XIX
secolo, il petrolio si proponesse come combustibile ideale per produrre il
calore necessario ad azionare le turbine a vapore, nelle centrali
termoelettriche, laddove non fosse possibile installare centrali
idroelettriche.
La crescita industriale, la diffusione dell'automobile e l'uso dell'elettricità
fecero aumentare a dismisura la richiesta di energia in Europa e in USA finchè
non ci si rese conto che le riserve mondiali dei combustibili fossili non erano
illimitate e prima o poi si sarebbero esaurite. Così iniziò, in particolare dopo
la crisi petrolifera del 1973, in seguito alla guerra tra Egitto ed Israele, ad
intensificarsi la ricerca di nuove fonti di energia.
Nel Medio Oriente la storia del petrolio comincia negli ultimi decenni dell'Ottocento, con le contese fra tedeschi, russi e inglesi per ottenere concessioni per la ricerca di petrolio dai governi dell'impero Ottomano e della Persia: regioni nelle quali si conosceva già l'esistenza del petrolio liquido.