Come altri Stati del Medio Oriente, la repubblica libanese è nata al
termine della I guerra mondiale dalla dissoluzione dell'Impero ottomano. In
particolare, essa fu la diretta conseguenza dell'Accordo Sykes-Picot del
1916 fra Gran Bretagna e Francia, con il quale le due nazioni si
attribuivano le rispettive zone d'influenza in Medio Oriente al termine del
vittorioso conflitto: all'Inghilterra l'Iraq, la Palestina e la
Transgiordania, alla Francia l'area corrispondente ai futuri Stati di Siria
e Libano. Oltre all'accordo Sykes-Picot, durante la guerra ci furono altri
accordi tra le potenze dell'Intesa per la spartizione delle spoglie
dell'Impero ottomano giudicato ormai sull'orlo del collasso: l'Accordo di
Costantinopoli (marzo 1915) fra Gran Bretagna, Francia e Russia che
attribuiva a quest'ultima Costantinopoli e la costa occidentale del Bosforo,
il mar di Marmara e i Dardanelli, la Tracia a sud della linea Midye-Enez e
la punta nord-occidentale dell'Asia Minore; il Trattato di Londra (aprile
1915) che prometteva all'Italia, quale compenso per l'entrata in guerra, una
congrua porzione della sezione mediterranea dell'Anatolia adiacente alla
provincia di Adalia (ora Antalia). Il Trattato di Londra fu integrato nel
1917 dall'accordo di St.-Jean-de Maurienne fra Gran Bretagna, Francia e
Italia per conciliare le pretese francesi e italiane. In realtà , sia
l'Accordo di Costantinopoli che il Trattato di Londra furono poi vanificati
dal trionfo delle rivoluzioni bolscevica e kemalista.
Molti studiosi hanno messo in discussione la razionalità dell'edificazione
di uno Stato libanese per due ordini di problemi. Il primo di natura
geografica, in quanto il Libano costituisce il naturale sbocco della Siria
sul Mediterraneo (Beirut dista da Damasco poco più di 100 Km), situazione
questa ulteriormente evidenziata dalla cessione nel 1937 da parte della
Francia (che aveva il mandato sulla Siria) alla Turchia della regione di
Alessandretta (Iskenderum) e Antiochia (Antakya). Ciò spiega l'accentuata
attenzione sempre dimostrata dal governo di Damasco nei riguardi della
situazione politica del Libano. D'altra parte, è evidente l'importanza
strategica del Libano, da sempre (anche dopo l'apertura del Canale di Suez)
terminale delle attività commerciali dei paesi del Mediterraneo con quelli
del vicino e lontano Oriente. Ciò ha determinato la concentrazione nell'area
di grandi ricchezze e la trasformazione di Beirut in uno dei più importanti
centri finanziari del Mediterraneo. L'esplosione nel secondo dopoguerra
delle attività commerciali connesse con lo sfruttamento delle risorse
petrolifere del Medio Oriente non ha fatto che accentuare tale situazione.
Il secondo problema connesso con l'esistenza stessa dello Stato libanese è
di natura religiosa in quanto il suo territorio è un arcipelago di fedi: per
parte cristiana, maroniti, ortodossi, uniati, armeni e cattolici mentre i
musulmani sono presenti con sunniti, sciiti e drusi. La presenza di queste
minoranze religiose è stata determinante nel corso della storia per la
funzione stessa svolta dall'area nelle attività commerciali tra i paesi del
Mediterraneo con quelli dell'oriente. Le differenze religiose,
strumentalizzate dai paesi interessati al controllo del paese, hanno dato
luogo a lunghe e sanguinose guerre civili iniziate già prima della nascita
dello Stato libanese.
Occorre dire che l'embrione di uno Stato libanese esisteva già all'inizio
del XIX secolo in quanto il sultano di Costantinopoli concedeva una larga
autonomia agli emiri Sihab, signori del Monte Libano. Fu un problema
religioso a provocare la prima guerra civile: a seguito della conversione al
cristianesimo maronita dell'emiro Basir II, nel 1834 scoppiò un conflitto
fra maroniti e drusi in conseguenza del quale, anche per le pressioni dei
paesi europei, il Monte Libano fu diviso in due unità amministrative, una
maronita ed una drusa. Da quel momento i rapporti fra le unità religiose
divennero sempre più competitivi fino a sfociare nel 1860 nella cruenta
guerra civile fra gli affittuari maroniti ed i proprietari terrieri drusi.
Per porre fine al massacro la Francia, tradizionalmente protettrice dei
cristiani maroniti, sbarcò un contingente militare a Beirut che invase la
roccaforte drusa nel Sùf. Il problema del Libano fu allora affrontato dalle
potenze europee riunite in conferenza a Parigi al termine della guerra di
Crimea: fu decisa la creazione del "Sangiaccato" (provincia autonoma) del
Libano con un governatore cristiano scelto dal Sultano assistito da un
consiglio a maggioranza maronita eletto su base confessionale (4 maroniti, 3
drusi, 2 greco-ortodossi, 1 sunnita, 1 sciita). Il Sangiaccato (Piccolo
Libano), posto sotto la protezione di Gran Bretagna, Francia, Russia,
Prussia, Austria e Italia, comprendeva solo parte dell'attuale repubblica
libanese, essendone esclusi Tripoli, Tiro, Sidone e la valle della Beqaa.
Al termine della I Guerra mondiale, durante i negoziati di pace di Parigi,
sulla base dell'Accordo Sykes-Picot i francesi inviarono un contingente
militare a Beirut e posero sotto il proprio diretto controllo tutta la
fascia costiera da Tiro alla Cilicia. Essi incontrarono l'aperta ostilitÃ
degli arabi che rifiutavano la nuova forma di colonialismo camuffata da
mandato e che invece, galvanizzati dalle imprese dell'emiro Faysal il quale,
assieme ad Allenby, aveva combattuto i turchi dalla Mesopotamia fino a
Damasco, vagheggiavano un'unica unità statale araba. Nel 1919 i sostenitori
di Faysal organizzarono ovunque possibile le elezioni in Siria ed un
Congresso Generale Siriano, riunitosi a Damasco, chiese l'indipendenza per
la Siria e l'Iraq, la cancellazione dell'Accordo Sykes-Picot e della
Dichiarazione Balfour nonché l'abolizione del sistema mandatario.
Successivamente l'8 marzo 1920 il Congresso Generale Siriano votò una
risoluzione che proclamava l'indipendenza della Siria (che comprendeva anche
la Palestina) e l'autonomia del Libano. Nel contempo un'analoga assemblea
irakena proclamò l'indipendenza dell'Iraq.
Francia e Gran Bretagna, tuttavia, rifiutarono le due risoluzioni e
convocarono il Consiglio Supremo della Società delle Nazioni che il 5 maggio
1920 annunciò la sua decisione secondo cui la Siria sarebbe stata divisa in
due mandati francesi (Libano e Siria) ed uno britannico (Palestina) e l'Iraq
sarebbe rimasto sotto mandato britannico. I mandati furono ufficialmente
approvati dal Consiglio della Società delle Nazioni nel luglio 1922 e
divennero effettivi nel settembre 1923. La reazione armata dell'emiro Faysal
fu facilmente sbaragliata dalle truppe francesi che il 25 luglio 1920
entrarono a Damasco.Sulla scorta delle decisioni della Società delle Nazioni, il 31 agosto 1920
il generale Gouraud, comandante del corpo di spedizione francese, proclamò
la nascita del "Grande Libano" comprendente il precedente Sangiaccato del
Monte Libano, la pianura della Beqaa e le città costiere di Tripoli, Tiro e
Sidone. La superficie del Libano passava così da 4.500 a 10.400 Kmq. mentre
il panorama religioso risultava completamente sconvolto.
Il campo di Chatila in Libano I maroniti, che nel
Piccolo Libano costituivano più di tre quarti della popolazione, scendevano
ora al 31%. Le percentuali delle altre minoranze religiose risultavano le
seguenti: greci ortodossi 14%, greci uniati 7%, sunniti 22%, sciiti 18%,
drusi 7%, altri 1%.
La Francia esercitò il suo mandato sul Grande Libano con una politica di
promozione e rafforzamento dei cristiani maroniti, tradizionalmente filo
francesi, a danno degli arabo musulmani. Questo nonostante che la già esigua
maggioranza dei maroniti fosse destinata ad erodersi a causa della bassa
natalità e dall'accentuata tendenza all'emigrazione. Nel 1926 Parigi impose
al Libano una costituzione redatta dopo affrettate consultazioni con i
libanesi stessi. Essa prevedeva un parlamento bicamerale e un presidente. I
seggi in parlamento ed i dicasteri sarebbero stati distribuiti sulla base
dell'appartenenza religiosa. Il presidente era maronita, il primo ministro
sunnita, il presidente della camera dei deputati sciita. A greco ortodossi e
drusi era assicurato un dicastero. Tuttavia il presidente, rimanendo in
carica sei anni ed avendo il diritto di scelta del primo ministro, godeva di
ampi poteri cosicché ai maroniti veniva garantito il predominio nel panorama
politico-sociale del paese. Secondo molti studiosi la causa prima delle
successive guerre civili che sconvolsero il Libano deve essere individuata
nella non bilanciata distribuzione dei poteri prevista dalla costituzione
sostanzialmente imposta dai francesi nel 1926.
Negli anni fra le due guerre mondiali il Libano beneficiò degli interventi
della potenza mandataria per l'organizzazione della macchina statale e
burocratica. Rifacendosi all'efficiente e collaudato modello francese, fu
introdotto un moderno sistema amministrativo, furono organizzate le dogane e
introdotto un moderno sistema catastale. Furono poste, insomma, le premesse
per la lievitazione della prosperità del paese, specie nel settore dei
commerci e dei servizi nel quale operavano congiuntamente cristiani e
musulmani. Questo tuttavia non attenuò in alcun modo l'attitudine anti
francese dei libanesi e la loro aspirazione all'indipendenza. Si formò, in
particolare, un forte movimento antifrancese in seno alla comunità maronita
che indusse il governo di Parigi a proporre un trattato franco-libanese che
prevedeva l'indipendenza del Libano con un consiglio franco-libanese
responsabile della politica estera oltre alla permanenza di basi militari
francesi in Libano. Il trattato, subito approvato dal parlamento libanese,
non fu però mai ratificato dai governi francesi di destra che fecero seguito
al fronte popolare.
Nel 1940, a seguito della sconfitta francese ad opera delle armate tedesche,
il Libano (assieme alla Siria) passò sotto il controllo del governo di Vichy
che ordinò ai suoi rappresentanti a Beirut di collaborare ovunque possibile
con i tedeschi. Ciò provocò la reazione di Londra, per la quale il controllo
dei due Paesi aveva una importanza strategica essenziale nello scacchiere
Medio orientale, e nel giugno 1941 un esercito misto costituito da truppe
della Francia libera del generale De Gaulle ed inglesi attaccarono e
sconfissero le truppe di Vichy. Emersero tuttavia contrasti fra Gran
Bretagna e Francia sul futuro del Libano. Londra aveva infatti accettato di
aiutare il generale De Gaulle contro le truppe di Vichy a patto che fosse
resa piena indipendenza al Libano. In questi termini si espresse a Londra il
generale Catroux, rappresentante di De Gaulle, prima dell'inizio delle
operazioni. Di diverso avviso era invece il generale De Gaulle che riteneva
prematuro concedere la piena indipendenza al paese e si proponeva di rendere
invece operante e rafforzare il Trattato del 1936. Questo contrasto
rinfocolò i sentimenti antifrancesi dei libanesi i cui leader cristiani e
musulmani nel 1943 si accordarono su un "Patto Nazionale" in base al quale
il Libano sarebbe rimasto uno Stato indipendente all'interno delle frontiere
esistenti, ma avrebbe perseguito una politica estera araba indipendente. In
altre parole, i maroniti accettavano di allentare i legami con la Francia
mentre i musulmani rinunciavano al disegno di un Libano parte di una grande
unità statale araba. Le elezioni politiche diedero la vittoria ai
sostenitori del "Patto" ed il nuovo governo propose di eliminare dalla
costituzione la norma sul mantenimento del mandato francese sul Libano. Le
autorità francesi reagirono arrestando il presidente e numerosi membri del
governo, ma la sollevazione popolare, le potenze mondiali e, soprattutto, un
ultimatum britannico costrinsero i francesi a ritornare sulle loro posizioni
e ad accettare l'emendamento della costituzione. Gradualmente i francesi
trasferirono tutti i poteri al governo e nel 1946 il Libano (assieme alla
Siria) divenne membro delle Nazioni Unite come Stato indipendente. Nel
frattempo, nel marzo 1945, esso era entrato a far parte della Lega dei Paesi
Arabi assieme agli altri Stati arabi che avevano raggiunto l'indipendenza
(Egitto, Iraq, Arabia Saudita, Transgiordania, Yemen e Siria). |