Nessuno potrà più dimenticare la data di
martedì 11 settembre 2001. Era cominciato come tutti gli altri giorni: il cielo
sopra New York e sopra Washington era limpido e sereno, le strade erano
affollate come sempre di automobili e passanti che si apprestavano a raggiungere
i propri posti di lavoro. Nelle Torri Gemelle del World Trade Center gli uffici
si stavano animando come in qualunque altro giorno lavorativo, mentre nel
Pentagono si elaboravano, come sempre, i misteriosi piani governativi di
sicurezza. Negli aeroporti la solita routine di controlli, passaporti e bagagli.
Nessuno sospettava che la giornata avrebbe preso un'altra direzione,
inaspettata, inimmaginabile, tragica. Ma ad un certo punto, il viaggio si è
trasformato in un incubo per i passeggeri di quattro aerei di linea, e le torri
del commercio sono diventate veramente quelle trappole di cristallo di un noto
film catastrofico, genere che piace tanto al cinema americano...forse ora non
più.
L'11 Settembre 2001 le più sconvolgenti sceneggiature catastrofiche, si sono realizzate per un
occulta regia di violenza e terrore che ha in odio il mondo occidentale con i
suoi valori e che ha voluto colpire non solo i simboli del potere economico e
politico dell'Occidente, ma anche seminare terrore puro tra cittadini inermi. Ha
voluto instillare il senso di vulnerabilità , ed il proprio potere di "nemico"
senza volto e senza terra. Se la pista islamica è fondata allora il mondo
islamico si sta coalizzando, proprio come era stato previsto da alcuni analisti
e come era stato annunciato con boria e fanatismo dallo stesso Bin Laden. E
allora se la risposta degli USA sarà violenta, ci sarà veramente da temere per
la pace nel mondo. Certamente i colpevoli vanno individuati e resi inoffensivi,
ma ogni generalizzazione ed ogni azione violenta ("islamici di merda",
"bombardateli", "ammazzateli tutti", sento dire ovunque...), porta con sé
altra violenza, a ameno che qualcuno non trovi la forza ed il coraggio di
spezzare la catena e cercare la soluzione migliore per difendersi e perché
eventi simili non accadano più. Bush avrà questa saggezza, questa lucidità ? E
soprattutto, gli americani, nonostante il grande, comprensibile dolore, avranno
l'onestà di fermarsi a riflettere?
La condanna di quanto è accaduto è unanime e naturale, ma gli americani faranno
un esame di coscienza, sulle proprie scelte politiche, sulla propria condotta
personale, sull'andamento economico e sulla propria cultura basata sul consumo,
l'arrivismo e la prepotenza? L'America intera dovrebbe fermarsi a riflettere
sugli ultimi due secoli, che poi coincidono quasi per intero con la loro storia.
Senza considerare l'eccidio degli Indiani d'America, sul quale è sorta la
fortuna economica americana e sono nati molti dei territori che costituiscono
gli Stati Uniti, passiamo alla storia più recente: gli USA si sono ovunque
imposti, tramite gli "aiuti" economici che legano i paesi in via di sviluppo
indissolubilmente, tramite alleanze politiche che spesso sfociano in violenza,
tramite bombardamenti NATO più o meno leciti, tramite embarghi che provocano
ogni anno migliaia e migliaia di morti tra popolazioni inermi, proprio come i
passeggeri di quei quattro aerei trasformati in bomba, e come le persone che si
trovavano nelle torri di New York.
A causa dell'embargo imposto dagli USA, in Iraq in dieci anni sono morte più di
un milione di persone, delle quali almeno seicentomila erano bambini.
Indipendentemente dalle colpe e dalle responsabilità , la decisione di punire un
popolo intero per le scelte compiute dai vertici di un paese, è un'azione vile.
E continua pure l'embargo a Cuba, dove le condizioni sono solo lievemente
migliori grazie al turismo. Per non parlare della situazione in America Latina,
dove gli USA fomentano rivolte, proteggono o impongono governi, forniscono armi,
il tutto per creare le condizioni per un proprio imperialismo economico o per
mantenerlo, dove c'è già . Non mancano connivenze ed ingerenze statunitensi anche
in Asia, ad esempio nella complicata situazione indonesiana, in Afganistan, dove
i talebani che proteggono Bin Laden e gli altri terroristi convenuti per
abbattere il mondo occidentale, sono stati creati ed armati proprio dagli USA,
per contrastare il potere
sovietico. E non mancano, com'è noto, in Medio Oriente, in Europa, dove la
storia delle ingerenze statunitensi è iniziata con il primo conflitto mondiale.
Ed anche dietro a stragi ed attentati accaduti nel nostro paese si sussurra che
ci siano i soliti servizi segreti americani.
Non voglio dire che l'atto di guerra subito ieri dagli USA sia meritato, anzi,
sono affranta per le ventimila vittime e per le loro famiglie e mi sento vicina
a tutti i cittadini americani, che ora devono sentirsi particolarmente fragili e
spaventati. Voglio invece dire che gli USA hanno un tantino esagerato: metÃ
degli americani hanno scelto come presidente un uomo che non ha la minima
sensibilità politica, indifferente ai problemi ambientali e umani, fautore, tra
i più feroci, della pena di morte e dei metodi spicci e brutali. E i cittadini
americani, questa volta tutti, hanno lasciato che entrasse nella Casa Bianca un
uomo sospettato di brogli elettorali, la cui campagna elettorale è stata
sostenuta dalle industrie delle armi e del petrolio. E non solo lo hanno
accettato, hanno continuato a vivere come niente fosse, a ingozzarsi di grassi
saturi e carni piene di farmaci nei fast food, hanno continuato a consumare, a
restare incollati davanti alla tv, ad andare alle partite di football: hanno
accettato che Bush rifiutasse i protocolli di Kyoto, che trivellasse l'Alaska,
che finanziasse la scuola privata, chiudesse ospedali pubblici per poveri privi
di copertura assicurativa, che spendesse miliardi per farneticanti scudi
spaziali per difendersi da quegli "stati canaglia", che poi lo hanno attaccato
in un modo imprevisto. Ma perché quegli "stati canaglia", come li ha definiti
con arrogante provocazione lo stesso Bush, ce l'hanno con gli USA e perché Bush
sente il desiderio di proteggersi con apparati difensivi fantascientifici?
Occorre tirar fuori la saggezza popolare dei proverbi e dire "chi semina vento
raccoglie tempesta", o chiamare in causa la legge del contrappasso, o il karma
per i più esotici?
E' tutto perfettamente naturale, logico. La brama di potere è frutto di una
sottile violenza interiore e purtroppo riguarda tutti noi. La cultura
affaristica e consumistica degli USA è tutta volta ad accrescere questa violenza
nei cittadini comuni, anche i più miti. Ovviamente anche gli estremisti islamici
sono permeati di violenza e sete di potere: per loro si chiama Allah, per i
primi si chiama denaro. Non cambia molto. Gli islamici sono educati alla
violenza più manifesta e rozza sin dalla nascita: basti pensare alle immagini
girate ieri sera a Ramallah e a Gerusalemme, dove gli islamici sono scesi in
piazza a festeggiare la tragedia degli USA: c'erano dei bambini che gioivano e
cantavano con i loro genitori. Una scena davvero amara: quei bambini non
conoscono nient'altro che violenza, senso di appartenenza alla religione, dovere
della lotta contro l'infedele, criminalizzazione della diversità . Da grandi quei
bambini probabilmente imbracceranno un mitra o si faranno esplodere in un
attentato kamikaze, per la gloria di Allah, uccidendo persone innocenti.
Negli USA i bambini crescono davanti alla TV, pensando che la vita sia piacere e
materialismo sfrenato, che sia giusto ammazzare un uomo sulla sedia elettrica,
senza vedervi contraddizioni con la propria cultura democratica, pensando che il
potere economico non debba guardare in faccia niente e nessuno, compreso
l'ambiente e i paesi in via di sviluppo. E da grandi probabilmente aspireranno
ad essere presidenti di multinazionali che distruggono la foresta amazzonica e
sfruttano i poveri agricoltori locali, per arricchirsi. Ed anche questa sarÃ
violenza, meno rozza, meno evidente, ma sempre violenza. Ed anche loro saranno
responsabili di migliaia di morti incolpevoli.
Tutto questo per dire basta all'identificazione culturale, politica,
nazionalista, religiosa. Liberiamoci della cultura (o meglio
dell'identificazione con la cultura), che ci hanno insegnato sin dalla nascita,
cerchiamo di capire ciò che è essenziale, vero, in ogni essere umano: ci vuole
coraggio perché il senso di appartenenza protegge, conforta, non ci fa sentire
soli. Ma se siamo cattolici, buddhisti, protestanti, se siamo comunisti,
fascisti o forzisti, se ci riteniamo orgogliosamente italiani, francesi,
americani, se ci riconosciamo totalmente in qualcuna di queste categorie,
abbiamo dentro di noi il germe della guerra. Noi non siamo niente di tutto ciò,
ci riteniamo tali perché siamo nati qui o lì, perché qualcuno ce lo ha fatto
credere. Occorre imparare a vedere nel modo giusto, libero, occorre avere il
coraggio di essere veramente seri ed onesti, come direbbe mio padre.