Shiva - Nataraja
Shiva fra le deità del pantheon indiano è una delle più
importanti, più antiche e più complesse. Trattare questa immagine del Divino
in maniera esauriente è estremamente difficile, perché nei diversi culti
assume diversi significati o aspetti. Pertanto se venisse trattato in
maniera univoca vedremmo una serie di aspetti spesso in mutua
contraddizione. In realtà la figura di Shiva è così importante in tutti i
culti che riveste in ognuno di essi un'importanza non secondaria, portando
quindi le diverse connotazioni in una analisi generale. Egli è insieme il
distruttore e il restauratore, il primo degli asceti e il simbolo della
sfrenata sensualità che turba le mogli degli asceti della foresta, è un
benevolo pastore di anime e un pericoloso tentatore, è l'infanticida che
uccide il figlio che la moglie Parvati ha creato dagli umori del proprio
corpo, affinché ci sia qualcuno che tenga lontani i disturbatori, ma è anche
quello che lo risuscita, una volta compreso l'errore, donandogli al testa di
elefante e così la sapienza. Alcuni studiosi hanno visto nella sua figura la
tipica tendenza nell'Induismo di racchiudere in un'unica figura ambigua
delle qualità complementari. In realtà come abbiamo spiegato nella
presentazione del Pantheon indiano, essendo mancato nella storia indù un
potere insieme religioso e temporale che sterminasse gli avversari, nessuno
ha mai stabilito quale fosse il canone del Divino e delle sue forme. Per
trattare questa figura, la cosa migliore è trattarne gli aspetti principali
uno per uno.
Simbolismo
La cavalcatura di Shiva, nonché l'animale a lui dedicato è il toro, Nandi.
In ogni tempio di Shiva, di fronte al santuario principale, esiste una
scultura di Nandi. Di solito nei templi e negli altari domestici, Shiva è
adorato nella forma del lingam. A seconda del culto in cui viene
rappresentato Shiva, nella sculture e nelle immagini, è di color bianco o
del biancastro colore delle ceneri, con il collo blu (perché bevve il veleno
di Vasuki per evitare la distruzione dell'umanità ). I suoi capelli sono
arrotolati e raccolti (jatamakuta) sulla somità del capo, adornati con la
luna crescente e il fiume Gange (per ricordare come attenuò la caduta del
Gange sulla terra). Ha quattro o cinque o tre occhi, con il terzo a
simboleggiare la conoscenza interiore, ma capace di distruggere col fuoco
ogni cosa quando rivolge o sguardo verso l'esterno. Gli Shivaiti lo
raffigurano con la fronte solcata da tre linee orizzontali. Indossa una
ghirlanda di crani umani e un serpente circonda il suo collo. Ha due o
quattro mani che impugnano un tridente, un piccolo tamburo, una pelle di
daino, un mazza con un cranio all'estremità , un'ascia o un fulmine. Talvolta
indossa dei serpenti come bracciali.
Shiva rappresenta nei vari culti vari aspetti del Divino attraverso
molteplici forme: lo vediamo in un pacifico ambito familiare con la consorte
Parvati e il figlio Skanda; come danzatore cosmico (Nataraja); come asceta
nudo e solitario, come mendicante; come yogi; come unione androgina con la
sua consorte in un unico corpo, mezzo femminile e mezzo maschile (Ardhanarishvara).
Viene spesso identificato con la Divinità vedica Ruda: il Terribile. Egli è
anche Hara ("Colui che ottiene", cioè il tempo, o Bharava: "lo Spavento" dai
sessantaquattro aspetti.
Gli epiteti più diffusi per indicarlo sono: Shambhu ("Benigno"), Shankara
("Benefico"), Pashupati ("Signore degli Animali"), Mahesha ("Grande
Signore"), and Mahadeva ("Signore Supremo").
Shivaismo
Lo Shivaismo è uno dei principali culti indiani e Shiva in tale ambito viene
considerato anche il Signore Supremo, in ambito metafisico, col termina Shiva si indica la stessa Realtà Assoluta a sinonimo di Brahman. Nell'ambito
della Trimurti, il Dio persona (Iswara), Shiva è il principio dissolutore,
mentre Vishnu è il principio di mantenimento e conservazione, mentre Brahma
è i principio creatore (distinto dal Brahman inteso come Realtà Assoluta).
Shiva - Shankara
L'intervento positivo di Shiva nel mondo manifesto, per uno Shivaita è
continuo. Mentre i culti Vaishnava (i culti di Vishnu) prevedono la venuta
diretta di Vishnu nel mondo attraverso delle incarnazioni divine che possono
avere o meno la pienezza dei poteri solitamente appartenenti alla DivinitÃ
stessa, nello Shivaismo il guru stesso che dona l'iniziazione e l'upadesha
(insegnamento) è una incarnazione di Shiva. Shiva è presenza attiva nella
vita del devoto e dell'aspirante. Nella mitologia generale, Shiva come
aspetto della trimurti è noto come aspetto positivo per l'episodio che lo fa
raffigurare con la gola blu e che ha portato all'epiteto di Nilakantha che
significa proprio "gola blu".
Il colore bluastro viene attribuito anche ad una delle più adorate
incarnazioni divine (avatara) di Vishnu: Krishna. In alcune immagini
l'intero corpo di Shiva viene raffigurato di colore bluastro. Alcuni
studiosi associano la colorazione al fatto che i culti di Shiva e anche
Krishna fossero comunque prevedici e precisamente dravidici, e pertanto
fossero raffigurati con il colore scuro della pelle. E' lo stesso principio
per cui il palestinese Gesù Cristo è stato rappresentato per secoli con la
carnagione chiara, gli occhi chiari e i capelli castani se non biondi.
La gola di Shiva divenne blu in occasione della sconfitta dei Deva da parte
degli Asura. Normalmente col termine Deva si intendono gli Dei, mentre col
termine Asura vengono indicati i demoni. In realtà inizialmente gli Asura
erano anch'essi degli Dei, ma appartenenti al periodo prevedico e durante il
Bramanesimo furono trasformati in entità negative dal clero. Lo stesso
termine "demone" aveva durante il periodo classico ellenico in Occidente era
tutto
fuorché un ente negativo. Fu trasformato a simbolo del male dal
cristianesimo per cercare di debellare ogni preesistente culto, nell'opera
di attento sterminio delle Divinità delle popolazioni conquistate al
sorgente culto semitico. Alcuni sostengono che lo stesso Shiva in realtÃ
all'inizio appartenesse agli Asura, e dato che la sua enorme diffusione ne
rendeva impossibile la sradicazione, fu portato al rango di divinitÃ
principale.
Dopo la sconfitta degli Dei, questi si rivolsero al Divinità creatrice,
Brahma affinché fosse ristabilita la pace, questi li indirizzò da Vishnu,
l'aspetto conservativo, che stabilì la pace e propose di aiutarli a
conquistare l'amrita, la bevanda dell'immortalità . Per recuperare la coppa
contenente l'amrita, si decise di battere il mare di latte primordiale con
un zangola. Come bastone della zangola fu usato il monte Mandara e in luogo
della corda il serpente Vasuki fu avvolto attorno al monte Mandara. Vishnu
prese la forma di una tartaruga gigantesca per portare il monte in fondo al
mare di latte. Gli Dei e gli Asura presero il serpente rispettivamente per
la testa e per la coda e iniziarono a tirare. Il monte Mandara iniziò a
zangolare il mare di latte, quando all'improvviso Vasuki, tirato da una
parte e dall'altra, vomitò un fiotto di veleno, così abbondante da sembrare
un torrente e rischiando di sterminare tutti gli Dei. Il getto colpì la mano
di Shiva che lo raccolse e lo ingoiò tutto, rimanendo sulla sua gola un
segno bluastro. In quell'occasione dal mare uscirono Airavata, l'elefante
bianco cavalcatura di Indra; il rubino Kaustubha che orna il petto di Visnu;
la vacca Kamadhenu, simbolo dell'abbondanza; la bellissima Lakshmi
circondata dalle Apsara, le divine cortigiane; Dhavantari, il dio dalla
pelle scura che portava la coppa contenente l'amrita.
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