Tigre del Bengala

La tigre del Bengala è un cacciatore adattabile, a suo agio nelle fredde foreste dell'Himalaya così come negli acquitrini caldi,  a cavallo fra il Nord-Est dell'India e il Bangladesh. Ottima nuotatrice, la tigre ama l'acqua più degli altri grossi felini. La tigre del Bengala non ha nessun nemico in natura, tranne l'uomo che attraverso il bracconaggio la utilizza per ricavare pellicce molto costose e unguenti. Rimangono pochi esemplari di questa specie che però in questi ultimi anni è stata rigidamente protetta da molti enti per la protezione degli animali in via d'estinzione.

tigre
Tigre del Bengala

Orso labiato


Orso labiato su un albero
                              
                                          Orso labiato che si nutre in un prato

È caratteristico per i cerchi bianchi attorno agli occhi e sul muso,  che continuano con un analogo disegno sulla gola e sul petto, che nettamente si evidenziano sulla pelliccia nera o bruno-nerastra. Può pesare sin oltre 700 kg (la media è però sui 400-500 kg) e misurare oltre 2,50 m. È esclusivamente carnivoro, ottimo nuotatore e instancabile camminatore, dovendo compiere enormi spostamenti per procurarsi il cibo. L'orso labiato ( Melursus ursinus) delle foreste dell'India e di Sri Lanka; ha pelliccia nero brillante, in cui spiccano il muso e il collare bianchi; con muso lungo e stretto, caratteristico per le labbra molto sviluppate e mobilissime, che possono essere protese a formare una specie di tromba con cui l'animale può "succhiare" miele e masse di parecchi insetti, dei quali è straordinariamente ghiotto (predilezione peraltro condivisa da molti orsi). L'orso  labiato di boschi di media e alta montagna, l'orso bruno si nutre di una grande varietà di alimenti vegetali e animali, prediligendo fra i primi le radici, le bacche, i frutti polposi, che talvolta fa cadere al suolo scuotendo i tronchi degli alberi, o solidi (ghiande, castagne, ecc.), i germogli, i cereali e i funghi e, fra gli animali, i piccoli mammiferi, della taglia dei roditori e degli insettivori, ma anche i giovani cinghiali, qualche capriolo, rettili, anfibi e vari invertebrati. É infine anche un grande consumatore di favi, inclusi il miele e gli insetti che vi si trovano.

Coccodrillo marino

 
Coccodrillo marino all'entrata in una palude
                                     
                                                   Coccodrillo marino che si riposa

Questi grandi rettili sono riconoscibili per il muso triangolare allungato. Il coccodrillo marino dell'India e delle Indie Orientali (Crocodylus porosus) è forse il più grande rettile vivente e arriva a misurare circa 7 m di lunghezza e a pesare più di una tonnellata; sarebbero stati anche avvistati individui di 9 m, ma tali descrizioni non sono suffragate da prove. Questa specie vive nelle acque costiere dell'India, della Cina meridionale e della Malaysia. Una specie più piccola, il coccodrillo palustre o (Crocodylus palustris), vive nelle acque dolci interne dell'India. La loro spessa cute, coperta di placche cornee, è rafforzata da piastre ossee. I denti, da 30 a 40 in ogni mascella, sono conici, tutti uguali, inseriti in alveoli ossei in modo tale che, quando la bocca è chiusa, quelli dell'arcata superiore si incastrano in quelli dell'arcata inferiore. Mentre nei veri coccodrilli (famiglia crocodilidi) il quarto dente inferiore protrude quando la bocca è chiusa, negli alligatori questi denti non sono visibili. I muscoli che chiudono le mascelle dei coccodrilli sono così potenti che essi possono spezzare le ossa di piccoli animali stringendole tra le fauci; invece, i muscoli che le aprono sono così deboli che la bocca dei coccodrilli può essere tenuta chiusa con le mani.

Elefante indiano

 
 Due uomini a dorso di un elefante indiano

 
 Elefante indiano in cerca di cibo

Elefanti africani Le due specie di elefanti viventi differiscono l’una dall’altra per la taglia e per alcuni dettagli anatomici: l'elefante africano, più alto e massiccio di quello indiano, ha orecchie più grandi, la pelle più rugosa, il dorso diritto e lunghe zanne in entrambi i sessi; l'elefante indiano, più piccolo, ha una gobba all’altezza delle spalle, una fronte gibbosa, orecchie che non arrivano alle spalle e la proboscide dotata di un solo lobo terminale, anziché di due; le zanne, che nel maschio sono relativamente lunghe, nella femmina sono solo rudimentali. L’elefante africano può raggiungere i 4 m di altezza e i 7000 kg di peso; quello indiano, i 3 m di altezza e soltanto i 2500 kg di peso. Dei cinque sensi, la vista è quello meno efficiente negli elefanti: gli occhi sono piuttosto piccoli e il capo è poco mobile, il che rende il campo visivo assai ristretto. Gli altri sensi sono tutti ben sviluppati. L'organo più sensibile è la proboscide, attiva nel captare dal terreno e dall'aria l'odore del cibo ed eventuali segnali di pericolo. È percorsa in tutta la sua lunghezza dai canali delle narici, che sfociano in una cavità nasale ricchissima di terminazioni nervose. L’efficienza dell’olfatto permette tra l’altro a un maschio di percepire l’odore di una femmina in estro anche a notevole distanza. La cute, molto spessa e coperta di peli radi, è più scura nell’elefante indiano e più rugosa in quello africano. A differenza di tutti gli altri mammiferi, l’elefante non è dotato di ghiandole sudoripare: un’unica ghiandola cutanea, situata tra l’occhio e l’orecchio, ha funzioni di carattere sessuale. Il sistema attuato da questi enormi mammiferi per dissipare il calore consiste invece nell’arieggiare le orecchie, che infatti sono ampie e percorse da numerosi capillari sanguigni; il fatto che nella specie africana siano più grandi che in quella indiana dipende dal clima. La proboscide è un organo muscoloso privo di supporto osseo, costituito dal naso e dal labbro superiore saldati insieme ed estremamente allungati. Nelle prime fasi del lungo periodo di gestazione di un elefante, all’interno dell’utero materno, il labbro e il naso appaiono ancora separati; si saldano a poco a poco nel corso dello sviluppo intrauterino. La proboscide viene utilizzata come strumento per portare alla bocca erba, foglie e acqua, per svellere alberi o altri ostacoli sul cammino, e per permettere la respirazione durante le immersioni in acqua; è usata inoltre per emettere richiami e per aspergere il corpo di polvere, come protezione dal calore e dai parassiti. Si tratta di un organo altamente sensibile, di cui l'animale si serve anche per individuare odori portati dal vento. Grazie ai lobi simili a dita che si trovano alla sua estremità e all'azione aspirante delle narici, l'elefante può raccogliere ed esaminare piccoli oggetti con estrema delicatezza. La versatilità e la precisione dei movimenti di questo gigantesco organo si devono principalmente allo straordinario numero di muscoli che esso contiene: circa 150.000, secondo i più recenti studi le zanne, articolate al cranio, sono una coppia di denti incisivi superiori enormemente sviluppati. Il giovane elefante cambia il primo paio di incisivi tra i 6 e i 12 mesi di età; quelli nuovi, destinati a diventare le zanne, crescono a una velocità di circa 17 cm all’anno. In un maschio di elefante indiano, una zanna può misurare da 1,8 a 2,4 m di lunghezza e da 20 a 45 kg di peso; in un elefante indiano, una zanna è lunga mediamente 1,5 m e pesa 30 kg. La dentatura è ridotta a 4 molari, uno su ciascun lato delle mascelle; ciascuno di essi è una grossa piastra lunga circa 30 cm e larga 10. Quando si consumano per effetto dell'attrito, i primi quattro molari vengono rimpiazzati da altri più grossi. A circa 40 anni di età scendono in posizione i molari definitivi, che durano per circa 20 anni. Una volta consumata l’ultima dotazione di denti, l’animale, non più in grado di masticare il cibo, può morire di inedia. Nonostante il peso enorme, gli elefanti si muovono quasi senza fare rumore, con una straordinaria eleganza. Alla base del piede si trova infatti uno spesso cuscinetto di tessuto elastico, che serve ad assorbire il peso e consente all'animale di camminare eretto sulle dita. Normalmente gli elefanti procedono a una velocità di 6,4 km/h, ma possono raggiungere i 40 durante le cariche. Riescono a guadare facilmente fiumi e laghi, in quanto l'acqua sostiene il loro peso, consentendo loro di nuotare per lunghe distanze senza stancarsi.

Cobra reale

 
 Cobra reale in posizione d'attacco

 
  Cobra reale

Il cobra reale è considerato feroce ed aggressivo e sicuramente l’aspetto e il potente veleno non lo aiutano ad assicurare il contrario. L’adulto sfoggia una livrea gialla, verde, marrone oppure nera. Alcuni soggetti sono giallastri talvolta con delle bande biancastre. La porzione ventrale è colorata uniformemente oppure è striata.  Il cobra reale è mediamente lungo 3 metri, ma può raggiungere anche i 5 metri. Il cobra reale è sicuramente un serpente pericoloso, anche se cerca sempre di evitare il confronto, a meno che non venga aggredito o provocato. E’ attivo soprattutto di giorno, a differenza degli altri serpenti che sono attivi principalmente nelle ore crepuscolari e notturne.  Il cobra reale mangia quasi esclusivamente animali a sangue freddo, soprattutto altri serpenti, anche di grandi dimensioni (come il pitone che può essere lungo quanto il cobra). Il veleno del cobra reale è spesso mortale anche per l’uomo (molto dipende dalla tempestività del soccorso). Questo rettile è presente nelle terre d’oriente, come l’India settentrionale, la Cina, le Filippine e l’Indonesia. Vive nelle foreste umide, nelle piantagioni di bambù, in prossimità delle aree agricole e delle mangrovie.  I cobra si nutrono soprattutto di serpenti, particolare è il fatto che alcuni si cibano esclusivamente di determinate specie rifiutando completamente le altre.

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