Negli ultimi tre anni la crisi del Giappone è continuata a colpi di scandali che hanno colpito il mondo politico e finanziario e fallimenti di banche e imprese (con corollario di dimissioni e suicidi). Nel 1997, il Partito della nuova frontiera, costituitosi solo pochi anni prima, si è dissolto, dividendosi in otto partiti diversi. Nel 1998 il premier Hashimoto, per ovviare ai gravi problemi economici del paese, ha deciso una massiccia deregulation del sistema finanziario, ma si è dimesso dopo la sconfitta del suo partito alle elezioni per il Senato, lasciando la guida del governo a Obuchi Keizo. Agli inizi del 1999 il Giappone è entrato in un fase recessiva; il governo ha approvato un finanziamento per salvare 15 banche a rischio di fallimento e un piano per rilanciare consumi e opere pubbliche. Rieletto alla guida del Partito liberaldemocratico, Obuchi Keizo ha formato nell'ottobre 1999 un nuovo governo di coalizione. Agli inizi del 2000, la vita politica giapponese è tuttavia ripiombata nell'instabilità, prima per il manifestarsi di acute divisioni all'interno della maggioranza e poi per le polemiche seguite alla successione alla guida del governo, dopo l'improvvisa scomparsa di Obuchi, del presidente del Partito liberaldemocratico Mori Yoshiro.Nelle elezioni legislative di giugno, il Partito liberaldemocratico ha conservato insieme con gli altri due partiti della coalizione di governo (il Partito conservatore e il Partito della giustizia, legato all'organizzazione buddhista della Soka Gakkai) la maggioranza dei seggi della Camera bassa (271 su 480), perdendone tuttavia 38 (24 ne hanno persi invece complessivamente gli altri due partiti della coalizione). Il vincitore delle elezioni è stato il Partito democratico, passato da 95 a 127 seggi e diventato il primo partito in quasi tutte le grandi città giapponesi. All'indomani della formazione di un altro governo di coalizione guidato da Mori Yoshiro, la vita politica giapponese è stata ancora segnata da una grande instabilità ed è continuata l'agonia del Partito liberaldemocratico. Travolto da gravi scandali, il governo ha dovuto cambiare diversi ministri; alla fine di novembre una mozione di sfiducia presentata dall'opposizione è stata respinta solo per pochi voti. Ricostituito a dicembre un nuovo governo, il terzo in pochi mesi, Mori Yoshiro si è tuttavia dimesso alla fine di marzo del 2001. Il Giappone sta vivendo la fase più delicata dalla fine della seconda guerra mondiale. Negli anni Novanta è entrato definitivamente in crisi il modello sociale e politico costruito a partire dagli anni Cinquanta, che aveva il suo fulcro nel Partito liberaldemocratico. Il sistema economico, di cui i keiretsu erano la colonna portante, solidissimo fino agli anni Ottanta, è andato a sua volta via via indebolendosi; oggi sono migliaia le imprese in crisi, tenute in vita solo dai finanziamenti provenienti dal governo centrale e da un sistema bancario a sua volta sull'orlo del collasso. La crisi del sistema politico sta inoltre favorendo l'emergere di forze dallo spiccato carattere nazionalistico, che sta allarmando la Corea del Sud e la Cina, attualmente tra i più importanti partner commerciali del paese. Apparentemente condannato a un rapido declino, il Partito liberaldemocratico si è sorprendentemente ripreso grazie al suo nuovo presidente Koizumi Junichiro. Sospinto da Tanaka Makiko, figlia del defunto premier Tanaka Kakuei, e da una vera e propria ribellione della base contro l'asfittico establishment liberaldemocratico, Koizumi è riuscito a imporsi ad aprile su Hashimoto, uno dei più potenti esponenti del partito, già primo ministro dal 1996 al 1998. Il 24 di aprile Koizumi ha formato così il nuovo governo di coalizione con il Partito conservatore e il Partito della giustizia. Uomo politico popolarissimo, Koizumi si è affermato sia nelle elezioni amministrative di Tokyo svoltesi a giugno, sia in quelle di luglio per il Senato, quando i liberaldemocratici hanno conquistato 78 dei 121 seggi in palio. I problemi che Koizumi dovrà affrontare sono tuttavia gravi, sia sul fronte economico, che vede il paese in pieno rischio di recessione (durante l'estate, grandi multinazionali come Hitachi, Toshiba, Fujitsu hanno annunciato decine di migliaia di licenziamenti), sia sul fronte delle relazioni estere, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la Corea del Sud e la Cina, che da tempo richiedono a Tokyo il riconoscimento dei crimini compiuti dall'esercito imperiale durante l'occupazione giapponese dei due paesi. I due paesi hanno infatti vivamente protestato per la visita compiuta da Koizumi al tempio Yasukuni di Tokyo, dove sono conservati, accanto alle ceneri dei caduti di guerra, anche i resti di alcuni alti ufficiali dell'esercito imperiale condannati per crimini di guerra all'indomani del secondo conflitto mondiale.