-Mao Tse Tung



 

La Rivoluzione culturale Cinese

La Cina, che oggi è una grande potenza capitalistica mondiale, quasi da competere con le vecchie potenze arrivate ad esserlo secoli prima, all'inizio di questo secolo si presentava in condizioni miserevoli a causa delle costrizioni che le erano state imposte fin dalla Guerra dell'Oppio dagli Stati imperialisti; la bancarotta e il crescente sfruttamento del contadiname sembravano incurabili. L'immensa maggioranza della popolazione era composta di contadini, dei quali la metà non avevano terra e dovevano pagare, oltre alle imposte, una percentuale del raccolto al proprietario come canone di affitto del campo. Il primo episodio della rivoluzione borghese risale al 1911 con la proclamazione della Repubblica cinese da parte di Sun Zhong Shan, successivamente fondatore del Guo Min Dang o partito nazionalista. Dietro a Sun stava la spinta della grande borghesia cinese, però estremamente debole. Questa borghesia che si era arricchita al tempo dell'Impero con il commercio con gli occidentali dove si trovava una produzione capitalista e un moderno proletariato, fu però capace di imprimere un carattere unitario nazionale necessario per seppellire l'Impero, anche grazie all’ estrema debolezza del corrotto e decrepito suo apparato. Se i rivoluzionari Tai Ping e il movimento dei Boxer del secolo XIX ebbero l’appoggio popolare mancò loro una struttura organizzata, invece alla repubblica di Sun, che metteva fine al millenario impero, mancò la mobilitazione delle masse. I tre princìpi che Sun propugnava: nazionalismo, democrazia e pane al popolo, erano quelli di qualunque rivoluzione borghese in un paese lacerato dall'imperialismo e arretratissimo in confronto alle forme di produzione rispetto al capitalismo occidentale. Nella Cina di allora incombevano due compiti intrascurabili: 1) assicurarsi l'indipendenza nazionale, 2) attuare la riforma agraria, premessa per lo sviluppo industriale. L'estrema debolezza della classe borghese, come in Russia, la rendeva impotente a mobilitare la immensa massa dei contadini per espropriare la terra ai fondiari e ripartirla, mettendo cosi fine all'indicibile oppressione del contadino. La situazione in Cina rispetto alle relazioni con le potenze coloniali e le sue relazioni sociali interne non cambiarono. Alla popolazione non bastava il TOT di cibo che il partito aveva imposto e per questo morirono migliaia di persone.

Appena dopo un anno Sun si vide obbligato a rinunciare alla presidenza della repubblica a favore del grande capo militare del vecchio regime Yuan Shikai, il quale col controllo degli eserciti disponeva del potere reale. Alla morte di questo, nel 1916, i vari capi militari si ripartirono la Cina in sfere di influenza, ciascuna controllata da un diverso paese straniero tramite accordi di appoggio al capo militare. Si apriva cosi il periodo dei Signori della Guerra, che finirà con l'arrivo al potere del Guo Min Dang e di Jiang Jie Shi alla metà degli anni '20. Questi dette una certa omogeneità e stabilità alla Cina, alla quale erano interessate le potenze straniere. Infatti la grande borghesia cinese non era disposta ad impedire lo sfruttamento del paese perché per imporlo avrebbe dovuto ricorrere alla mobilitazione armata dei contadini.

Nel 1 luglio del 1921, a Shang Hai in non più di dodici si ritrovarono nella direzione di una scuola femminile per fondare il Partito Comunista Cinese, che avrebbe condotto in porto una rivoluzione vittoriosa. Nell’autunno del 1923 i russi spedirono a Canton un gruppo di consiglieri con alla testa Borodin e Blucher, che consideravano i processi in atto in Cina la sola chiave della rivoluzione nazionale e spinsero per un accordo con il Guo Ming Dang, almeno fino a quando Mao si mise alla guida del partito e per questo cambiò anche la concezione che fino allora aveva supportato il gruppo dirigente del PCC e dell’Internazionale, una direzione operaia e degli intellettuali avanzati con grave sottovalutazione del popolo contadino e delle sue capacità di emancipazione in un territorio prevalentemente rurale all’80%.

Mao nel 1924 lasciò Shanghai, dove lavorava a tenere i collegamenti tra partito e Guo Ming Dang, e ritornò nella sua regione natale Hunan. Nel 1926 riuscì a farsi attribuire la direzione dell’Ufficio rurale del partito comunista, poi nuovamente a Shanghai e nell’agosto di quell’anno intraprese ad organizzare le leghe dei contadini, che sotto la sua guida mutarono gradualmente carattere e cominciarono a divenire veri e propri organi di un nuovo potere, costituito nei villaggi come radicale alternativa al potere dei proprietari fondiari e dei notabili legati ai ‘signori della guerra’. Fu una vera e propria svolta per il proseguimento futuro del processo rivoluzionario e riuscì a far conseguire al PCC un successo, militare e politico. Ma intanto il consolidarsi di Jiang Jie Shi darà inizio ad un decennio di relativa stabilizzazione finanziaria, mentre il Giappone invadeva la Manciuria. Fra il 1937 e il 1939 dalla Russia arrivano al governo cinese 250 milioni di dollari, benché non fosse il paese che dette il massimo apporto alla lotta contro i giapponesi. Il temporaneo ravvicinamento tra nazionalisti del Guo Ming Dang e comunisti, imposto dall’invasione giapponese, segnò una battuta d’arresto nella guerra civile, ma scomparso il pericolo esterno, la lotta riarse implacabile nel 1946. Al momento del crollo del Giappone avevano in effetti compiuto grandi progressi: più di novanta milioni di contadini vivevano sotto l’amministrazione comunista. L’Armata Rossa era ora forte di 600-900 000 soldati regolari, nonché di un numero ancora maggiore di truppe non regolari, contadini allenati a combattere nelle regioni che abitavano. Le forze comuniste erano sostenute da una gran parte della popolazione contadina, oltreché dal proletariato industriale delle città; dietro il Guo Ming Dang, che era venuto trasformandosi in senso sempre più decisamente conservatore, erano i proprietari fondiari e la borghesia burocratica: un regime inefficiente e corrotto che riusciva a sostenersi grazie all’aiuto finanziario e alle armi fornite dagli Stati Uniti, interessati a fare della Cina, con l’avallo del Guo Ming Dang, un’area di penetrazione e di sfruttamento. La corruzione era anche in alto (Jiang Jie Shi e gli altri capi nazionalisti prosperavano sugli aiuti americani) e contrastavano Mao e i dirigenti comunisti, vestiti di una semplice casacca. Tuttavia dal punto di vista militare vi era una forte sproporzione tra i due campi avversi. I nazionalisti avevano a loro favore la superiorità del numero (tre milioni di uomini, contro poco meno di un milione), le risorse di un retroterra molto più esteso e più ricco. Ma il basso morale dei soldati (contadini reclutati di prepotenza e sensibili alla propaganda dei contadini della parte opposta, che avevano avuto il vantaggio della distribuzione delle terre) moltiplicò le diserzioni. La lotta si protrasse dal 1946 al 1949 e si vide la ritirata delle truppe comuniste di Mao Tse-tung dal Jiang Xi(Cina meridionale) a Shensi a confini con la Mongolia per sfuggire alle forze nazionaliste di Jiang Jie Shi. La marcia costò 100000 perdite umane, ma si concluse con l’avanzata dell’Armata Rossa da nord a sud e a sud-ovest dell’immenso paese. Jiang si salvò ritirandosi con i rimanenti del Guo Ming Dang nell’isola di Formosa sotto la protezione della flotta americana. Il 1° ottobre 1949 fu proclamata, sulla piazza Tien An Men, la Repubblica Popolare Cinese (RPC). Si iniziò così l’opera di edificazione del socialismo, che ha mutato profondamente l’aspetto del paese sia nei rapporti sociali, sia nelle strutture economiche, sia nelle idee e negli orientamenti umani. La nuova società si caratterizzò come "dittatura democratica popolare", secondo la definizione data da Mao in un articolo scritto il 30 giugno 1949 per commemorare il 28° anniversario della fondazione del Partito Comunista Cinese (luglio 1921)

Il governo popolare centrale si dedicò alla creazione delle strutture amministrative (governi popolari locali) e alla ripresa delle attività economiche in tutto il paese, nell’ambito della politica di fronte unito e di nuova democrazia.


Quando il 1° ottobre 1949, nel palazzo che era stato degli imperatori Ming e Ch'ing, Mao Tse-tung, circondato da molti suoi compagni e da altri uomini (disposti ad accettare, seppure non senza riserve sociali, il nuovo regime), proclamava la fondazione della Repubblica popolare cinese, cominciava un'altra difficile strada, quella della lotta contro l'arretratezza e contro la minaccia di aggressione imperialista.

Decisero di creare un’industria simile a quella della Russia, che assicurerà un forte accrescimento industriale e garantirà la sicurezza nazionale. Ma lo sviluppo dell'insieme dell'economia non poteva tenere lo stesso passo. L'agricoltura avrebbe dovuto produrre un eccedente che permettesse sia di rifornire di sufficienti materie prime l'industria e viveri le città, sia investire nella meccanizzazione dell'agricoltura, gli strumenti tecnici della quale erano arretratissimi; però, a sua volta, un'industria capace di fornire macchinari non poteva svilupparsi mentre l'economia nazionale non avesse prodotto quell'eccedente necessario: questo il circolo vizioso nel quale la Cina era condannata. Ricorrere all'aiuto esterno significava compromettere l'indipendenza nazionale poiché nessuno fra i paesi che potevano procurare tali mezzi era disposto ad aiutare per niente. Nel 1949 la presenza del capitale straniero nei diversi settori economici era già praticamente nulla. La borghesia al seguito del Guo Min Dang era fuggita a Taiwan portandosi con sé tutti i capitali che poteva, cosi come la maggior parte della flotta mercantile.

Dopo la morte di Mao, nel 1976, e l'arresto dei dirigenti della sinistra, la cosiddetta "banda dei quattro", pose definitivamente termine alla lotta tra i due schieramenti. L'espressione "rivoluzione culturale" fu in seguito utilizzata, nel dibattito politico, per indicare il decennio (1966-1976) in cui la sinistra aveva cercato di prendere la direzione dello Stato. Lentamente la stessa figura del presidente Mao è stata accomunata, nella condanna, a quella di Lin Piao e alla banda dei quattro.

L'unico paese con il quale si ebbe un interscambio di strumenti tecnici contro prodotti agricoli fu la Russia, che evidentemente nemmeno regalava nulla. Alla Russia conveniva che la Cina dipendesse da lei, per tenerla dalla sua parte nella guerra fredda. Però la determinazione dei dirigenti di Pechino di difendere il ruolo di nazione indipendente fece sì che la Russia ritirasse tutti i suoi tecnici alla fine degli anni '50, con il che la Cina si trovò completamente isolata nel mondo davanti al suo arduo compito di sviluppare i propri mezzi di produzione, al quale si accinse facendo uso del solo capitale di cui disponeva, cioè l’uomo stesso.

Ora anche se la situazione è migliorata molto, in quanto esistono grandi colossi industriali, dall’altra parte esistono ancora persone molto povere che credono che l’unica loro soluzione sia quello di migrare nei paesi europei.