I principali gruppi etnici della Costa d’Avorio sono tutti giunti da zone circostanti in periodi relativamente recenti. I Krou (o Kru) migrarono dalla Liberia verso est circa 400 anni fa, mentre i Senoufo e i Lobi si trasferirono a sud dal Burkina Faso e dal Mali. Fu solo nel XVIII e XIX secolo che gli Akan, a cui appartengono i Baoulé, migrarono dal Ghana nella regione orientale della Costa d’Avorio e i Malinké (chiamati anche Mandingo) si spinsero nel nord-ovest dalla Guinea.
I Portoghesi furono i primi Europei a giungere in questa regione. In confronto al vicino Ghana, la Costa d’Avorio non risentì molto della tratta degli schiavi perché le navi negriere e mercantili europee preferivano zone della costa che offrivano loro porti naturali migliori. La Francia non mostrò alcun interesse per questa parte dell’Africa fino agli anni ‘40 del XIX secolo, quando, durante il regno di Luigi Filippo, indusse i capi locali a concedere ai mercanti francesi un monopolio lungo la costa. Successivamente i Francesi costruirono delle basi navali per tenere lontani gli altri mercanti europei e iniziarono una sistematica conquista dell’entroterra che terminò solo dopo una lunga guerra combattuta nell’ultimo decennio del XIX secolo contro i Malinké guidati dall’illustre Samory Touré. Anche allora, la guerriglia dei Baoulé e degli altri gruppi che vivevano nelle regioni orientali proseguì fino al 1917.
Una volta ottenuto il controllo su tutto il paese e scelta la capitale (che inizialmente fu Grand Bassam e poi Bingerville), l’obiettivo principale dei Francesi fu stimolare la produzioni di beni destinati all’esportazione. Nei territori della costa furono ben presto introdotti caffè, cacao e palme (da cui si ricavava l’olio), mentre lo sfruttamento dell’entroterra potd iniziare solo dopo il completamento della ferrovia. Per costruire la linea ferroviaria e lavorare le piantagioni di cacao i Francesi si servirono della manodopera locale, facendola giungere persino da paesi distanti come l’Alto Volta (l’odierno Burkina Faso). Il prodotto da esportazione principale era il cacao, cui a partire dalla fine degli anni ‘30 del XX secolo si aggiunse il caffè.
La Costa d’Avorio era l’unico paese dell’Africa occidentale ad avere una popolazione consistente di colons (coloni); nel resto dell’Africa occidentale e centrale i Francesi e gli Inglesi erano essenzialmente impiegati nelle mansioni burocratiche, mentre qui un terzo delle piantagioni di cacao, caffè e banane apparteneva a cittadini francesi.
L’odiatissimo metodo del lavoro forzato costituiva la spina dorsale dell’economia. Con questo sistema, detto la corvée, gli uomini giovani venivano rastrellati e costretti a lavorare nelle tenute private e nelle opere pubbliche quali le ferrovie.

Nato nel 1905 e figlio di un ricco capo Baoulé, Félix Houphouèt-Boigny fu il padre dell’indipendenza della Costa d’Avorio. Dopo aver studiato medicina a Dakar diventò medico assistente, benestante coltivatore di cacao e capo locale. Nel 1944 entrò in politica e fondò la prima unione sindacale agricola del paese, formata non dai contadini, bensì dai proprietari africani delle piantagioni, i quali, opponendosi alla politica coloniale che favoriva i proprietari francesi, si unirono per reclutare braccianti immigrati da impiegare nelle loro tenute. Houphouet-Boigny assunse ben presto un ruolo rilevante e nel giro di un anno, dopo aver trasformato il sindacato nel Parti Démocratique de Còte d’Ivoire (PDCI), fu eletto deputato al parlamento francese di Parigi. L’anno seguente unì il PDCI con il Rassemblement Démocratique Africain (RDA) e ne diventò il primo presidente. Nello stesso anno la Francia abolì il lavoro forzato.

In quel periodo Houphouet-Boigny era schierato su posizioni radicali. L’RDA, allineato con le organizzazioni marxiste internazionali, promosse ad Abidjan numerose manifestazioni che si conclusero con molti arresti e la morte di diverse persone. Poco tempo dopo, tuttavia, HouphouetBoigny si orientò verso una condotta più conciliante; i Francesi reagirono mostrandosi a loro volta disposti al dialogo e inviarono a Parigi due rappresentanti (tra cui Houphouet-Boigny) in qualità di membri dell’assemblea nazionale. Houphouet-Boigny fu così il primo Africano a diventare ministro in un governo europeo.

Già prima dell’indipendenza la Costa d’Avorio era la regione più prospera dei possedimenti francesi in Africa occidentale e forniva più deI 40% del totale dei prodotti esportati. Houphouet-Boigny temeva che una volta ottenuta l’indipendenza la Costa d’Avorio e il Senegal sarebbero stati costretti a finanziare i paesi più poveri se le ex colonie si fossero tutte unite in una singola repubblica. La sua preferenza per la creazione di singoli stati autonomi coincideva con gli interessi francesi.

Nel 1960 Houphouet-Boigny diventò, naturalmente, il primo presidente della Costa d’Avorio; tra la vasta gamma di strategie adottate dai governanti africani per promuovere lo sviluppo del loro paese, egli optò per una stretta collaborazione con l’ex governo coloniale.

Houphoudt-Boigny fu anche uno dei pochi leader a promuovere l’agricoltura e a dare un’importanza secondaria allo sviluppo industriale, quanto meno nelle fasi iniziali. Il governo di Houphoutr-Boigny stimolò la produzione agricola pagando agli agricoltori prezzi vantaggiosi. La produzione di caffè subì un aumento significativo e nel 1979 la Costa d’Avorio divenne il principale produttore mondiale di cacao, nonché il primo stato africano nell’esportazione degli ananas e dell’olio di palma. Il ‘miracolo economico’ della Costa d’Avorio fu dovuto principalmente all’ agricoltura.

Per vent’anni il paese mantenne un tasso di crescita economica pari quasi al 10% annuo. I frutti di questa crescita andarono a beneficio di gran parte della popolazione, poiché lo sviluppo era incentrato sull’agricoltura, che impiegava circa l’85% degli abitanti. Un’altra ragione era l’assenza di grandi tenute: quasi tutta la produzione di cacao e caffè era nelle mani di centinaia di migliaia di piccoli produttori. Il tasso di alfabetizzazione passò dal 28% al 60%, il doppio rispetto alla media africana. Tutte le città furono provviste di corrente elettrica e la rete stradale diventò la migliore dell’Africa, con l’eccezione di Sudafrica e Nigeria. Ciononostante, le numerose Mercedes in circolazione e le sontuose abitazioni del quartiere di Cocody ad Abidjan testimoniavano una crescente ineguaglianza nella distribuzione delle ricchezze.

Dal punto di vista politico HouphouetBoigny governò con il pungo di ferro. La stampa godeva di una libertà assai limitata. Esisteva un solo partito politico e l’opposizione era stata eliminata non con la repressione o il carcere, ma con la prodigalità, ovvero fornendo agli avversari un impiego e mettendoli così a tacere.

La recessione mondiale dei primi anni ‘80 ebbe gravi ripercussioni sull’economia della Costa d’Avorio, alle quali andò ad aggiungersi la siccità del 1983-84. Per quattro anni a partire dal 1981 il PNL rimase costante o addirittura diminuì e il resto dell’Africa gioì nel vedere la luccicante Abidjan colpita per la prima volta da continui black-out. L’eccessivo sfruttamento delle risorse forestali finì per provocare una diminuzione delle entrate derivanti dall’industria del legname; le regioni settentrionali avevano affidato le loro speranze alla produzione dello zucchero, ma i prezzi sul mercato mondiale crollarono causando la rovina degli enormi stabilimenti per la raffinazione appena costruiti. Il debito estero del paese aumentò del 300% e la Costa d’Avorio dovette chiedere al Fondo Monetario Internazionale di riprogrammare il pagamento dei debiti, mentre in Europa cominciarono a giungere notizie dell’aumento del tasso di criminalità ad Ahidjan. Il miracolo economico era giunto al termine.

Houphout-Boigny tagliò la spesa pubblica, ridusse la burocrazia, ristrutturò alcune imprese statali mal gestite, rispedì in patria un terzo dei costosi insegnanti e consulenti francesi e infine, nel 1989, prese la decisione più difficile di tutte, decurtando del 50% il prezzo del cacao alla produzione.

Nel 1990 centinaia di dipendenti pubblici scioperarono unitamente agli studenti, che invasero le strade protestando violentemente e attribuendo la responsabilità della crisi economica alla corruzione e al fastoso stile di vita dei funzionari statali. La portata e l’intensità dei disordini, che furono senza precedenti, distrussero il culto della personalità costruito con così tanta cura da Houphouet-Boigny e costrinsero il governo ad acconsentire alla democrazia pluripartitica. Nel 1990 le elezioni presidenziali furono aperte per la prima volta ad altre formazioni politiche, ma Houphout-Boigny ottenne ugualmente 1’85% dei voti.

Nel frattempo le condizioni di salute di Houphourt-Boigny iniziarono a peggiorate visibilmente, alimentando le congetture su chi sarebbe stato il suo successore. Alla fine del 1993, dopo essere rimasto alpotere per 33 anni come primo e unico presidente della Costa d’Avorio, ‘le Vieux’ morì all’età di 88 anni.

Il successore designato da HouphouètBoigny fu Henri Konan-Bédié, portavoce dell’assemblea nazionale di etnia Baoulé. Bédié ebbe un’ulteriore legittimazione nelle libere elezioni presidenziali del 1995, quando conquistò il 95% dei voti, mentre nelle elezioni amministrative il suo partito (il PDCI) ottenne una vittoria schiacciante su un’opposizione frammentata e discorde. L’esercizio di un sistema veramente democratico, tuttavia, era ostacolato dall’applicazione della cosiddetta ‘clausola della parentela’, che stabiliva che entrambi i genitori dei candidati dovevano essere originari della Costa d’Avorio. Dopo le elezioni, Bédié utilizzò questa clausola per contrastare l’opposizione degli immigrati e dei loro discendenti che per decenni avevano contribuito all’espansione agricola del paese. Oggetto delle discriminazioni erano, in particolare, i lavoratori stranieri di fede musulmana del nord.

Nel dicembre del 1999 il governo impopolare di Bédié fu rovesciato da un colpo di stato militare guidato dal generale Robert Guéi. Avendo, tuttavia, deposto Bédié servendosi delle sue stesse politiche discriminatorie, Guéi non poté fare altro che continuare a perseguirle con ancora maggiore accanimento. Il coup fu seguito ben presto da rivolte militari, episodi di violenza e, nel 2000, da una nuova consultazione elettorale, durante la quale Guéi fece in modo che la Corte suprema invalidasse la candidatura del suo principale rivale, Alasanne Ouattara, in quanto nato da genitori originari del Burkina Faso. Quando, però, Guéi cercò di sottrarre voti al vincitore ufficiale, Laurent Gbagbo, venne a sua volta deposto da un’insurrezione popolare.

Nonostante Laurent Gbagbo abbia riportato il governo nelle mani dei civili, nel paese regna ancora l’instabilità politica. Decine di seguaci di Ouattara sono stati uccisi per aver sostenuto il loro leader nella richiesta di nuove elezioni, mentre nel gennaio del 2001 i militari hanno nuovamente tentato, ma senza successo, di prendere il potere. L’immagine della Costa d’Avorio come di uno dei paesi più stabili dell’Africa è ormai soltanto un lontano ricordo.