L'islam è a casa sua in Africa. Dai primi momenti della sua improvvisa espansione fino ad oggi, ha sempre avuto un interesse particolare per questo continente dove cercarono rifugio temporaneo alcuni dei primi discepoli di Maometto, prima che egli compisse la sua Egira (622) a Yatrib (Medina): essi si stabilirono presso il Negus in Etiopia, testimoniando così dei legami sottili dell'islam delle origini con il cristianesimo etiopico.

Nei nostri tempi, si può affermare che quasi tutti i paesi del continente africano abbiano una comunità musulmana, piccola o grande, il che significa che l'islam, col cristianesimo e le cosiddette religioni tradizionali, rappresenta una delle dimensioni religiose moderne dell'Africa.




LE CULTURE AFRO-ISLAMICHE ATTUALI

Nel suo incontro con l'Africa, in quale misura l'islam ha modificato la cultura "locale" e fino a che punto la sua missione fu "civilizzatrice"?
Il fatto è che il suo più o meno diretto intervento nelle culture locali ha generato delle sintesi culturali di tipi assai diversi che spiegano in gran parte le impostazioni e i comportamenti dei paesi indipendenti.

Il modello coranico, normativo per tutti, non ha sempre penetrato e riplasmato tutti i modelli religiosi del luogo: secondo l'importanza dell'arabizzazione, profonda o religiosa, l'introduzione totale o parziale del diritto musulmano, soprattutto in materia matrimoniale, o la permanenza delle usanze locali, l'edificazione di stati locali che furono più o meno ispirati dal diritto costituzionale dell'islam classico, si può legittimamente pensare ad una classifica di queste aree.

Basta pensare che il Maghreb fu prevalentemente arabizzato, o lo stia diventando totalmente e definitivamente dopo le recenti indipendenze, mentre le religioni del Libro (giudaismo, cristianesimo) si sono viste ridotte allo stato di religioni di "protetti" in tutta l'Africa "bianca".

 In altri luoghi, l'islam ha accettato a lungo una coabitazione pacifica con le religioni tradizionali.

Ed ecco le aree in cui si può pensare che l'islam abbia sviluppato un suo profilo personalizzato da tante componenti locali:
 

1. l'area egiziana, dove è fiorita da molto tempo una cultura arabo-islamica di alto livello mondiale che serve oggi di modello per tanti paesi, benché la permanenza cristiana sotto la forma copta vi sia stata salvaguardata dalla chiesa locale monofisita.

 

 

2. l'area maghrebina, dove la difficile sintesi arabo-berbera, il riflusso della brillante civiltà arabo-andalusa e il decisivo incontro (o scontro) coloniale con la cultura francese hanno sviluppato un islam arabo occidentalizzato che pare essere aperto e conservatore allo stesso tempo, con una tendenza all'intransigenza e una permanenza delle solidarietà religiose in forme classiche di confraternite o in forma moderna di associazioni.

 

3. l'area nilotica, dove la ricerca di una sintesi tra cultura araba e cultura africana continua a suscitare sobbalzi religiosi e politici: - musulmani e cristiani, da molto tempo, stanno tentando una difficile coesistenza che tenga conto di confraternite "mahdiste" le quali testimoniano fino ad oggi una volontà di prepotenza islamica.

 

4. l'area dell'Africa occidentale, dove l'influenza dell'islam maghrebino polivalente e l'estrema varietà delle culture locali hanno generato forme notevolmente diversificate d'islam regionale, che viene definito "islam di confraternite" nel Senegal o "islam anticonfraternite" in Guinea. Il periodo coloniale ha permesso a questi islam locali di svilupparsi, anzi di rinnovarsi sotto forma di confraternite nuove (i muridi del Senegal, gli homalli del Mali) e le ultime indipendenze hanno concesso loro l'occasione di un'affermazione culturale nazionale e moderna.

 

5. l'area nord-centrale, che si estende dal Ciad al Nord della Nigeria e del Camerun, dove l'islam arabo-egiziano e quello maghrebino hanno confluito e sviluppato sultanati ed emirati storicamente importanti con stati di tendenza teocratica: difatti l'islam (degli haussa particolarmente) vi si presenta sotto forma prevalentemente aristocratica e socialmente compatta.

 

 

6. l'area etiopico-somala della "punta" nord-orientale dell'Africa, la quale si sente culturalmente molto vicina se non complementare della cultura araba-yeminita e, dunque, poco interessata a tentare una sintesi o un dialogo profondo con la cultura etiopica cristiana, con la quale ci sono tanti elementi comuni.

 


7. l'area "swahili", che ricopre tutta la parte orientale del continente africano e, soprattutto il Kenya, l'Uganda e la Tanzania: l'islam si è qui presentato in una più grande diversità di razze (africani, arabi, indo-pakistani), di scuole canoniche e, talvolta, di sette. lì suo incontro con la cultura bantu l'ha portata a una sintesi originale che si è, finora, ben raramente espressa.
Questi sette "volti" dell'Africa musulmana non rappresentano delle forme definitivamente stabilite. Le prime tre sono di civiltà arabo-islamica, le altre quattro di cultura africana e di religione musulmana. Se l'incontro storico tra l'islam e queste società africane ha dato inizio a queste forme "regionali", la convivenza di domani svilupperà certamente "modalità nuove", equilibri aggiornati e sintesi impreviste, dato che il peso della modernità, la permanenza delle culture europee occidentali (l'inglese e il francese), la capacità di riforma dell'islam moderno, la volontà di dialogo delle Chiese africane e le nuove aspirazioni del mondo africano preparano realizzazioni originali per l'uomo credente e musulmano dell'Africa di domani.
 




 

I VALORI RELIGIOSI DELL'ISLAM AFRICANO
 

 

Dovunque, l'africano musulmano è fedele alla sua professione di fede, compie spesso le sue cinque preghiere quotidiane, rispetta scrupolosamente i vari digiuni prescritti, si compiace nel dare frequenti elemosine ed ama particolarmente il pellegrinaggio alla Mecca. Nello stesso tempo, molti musulmani africani sono consapevoli di dover conciliare il loro ricco retaggio spirituale con le esigenze economiche e culturali del mondo moderno.
Tutti sanno che il momento è gravissimo e che l'Africa sta attraversando un periodo decisivo: i nuovi stati indipendenti costringono a scelte culturali importanti tra "apertura e autenticità", "tradizione e modernizzazione"; la scolarizzazione di massa e l'estensione della cultura aggiungono a queste scelte un carattere urgente e drammatico, perché da esse dipende la fede di domani del continente.