Il popolamento dell'Etiopia è un problema che ancora non è stato risolto: infatti il paese è abitato in gran parte da genti assai antiche che appartengono a un tipo umano caratteristico, Etiopide*, diverso da quello Negroide con il quale, però, vi sono stati ripetuti incroci fino ai tempi attuali. È certo che in epoca preistorica vi furono mescolamenti con genti della valle del Nilo, mentre nulla si sa per epoche precedenti. Tuttavia va sottolineato il fatto che in varie zone dell'acrocoro sono stati rinvenuti i più antichi reperti fossili di ominidi sicuramente umani, appartenenti alla specie Homo habilis. In epoca storica il Paese ha risentito di influssi semitici provenienti dall'Arabia meridionale che hanno determinato l'odierna stratificazione etnica. Le popolazioni più direttamente interessate da questo influsso costituiscono il gruppo più numeroso del paese, gli Abissini. Gli Abissini sono stanziati in un'ampia area che si estende dall'Eritrea fino all'Etiopia centrale; rappresentano oggi il 40% dell'intera popolazione etiopica. L'altro grande gruppo etnico è rappresentato dalle diverse genti che non hanno subito un diretto influsso semitico e hanno conservato, come elemento distintivo della loro origine camitica, soprattutto la lingua, il cuscitico.
Tra le minoranze si annoverano i Falascià , di religione ebraica, stanziati a Nord del lago Tana e svolgenti attività artigianali, e gruppi arabi, lungo la costa del Mar Rosso. Tra gli Europei prevalgono gli Italiani, gran parte dei quali di famiglie immigrate all'epoca della colonizzazione.

 La parte meno popolata del Paese è la Dancalia, date le sue caratteristiche desertiche. Tra aree a diverso grado di densità esistono dei limiti precisi: si tratta infatti di limiti ecologici legati alle diverse altitudini e alle condizioni generali, più o meno favorevoli all'agricoltura e alle attività sedentarie in genere. Spesso si hanno trapassi molto repentini, in rapporto alla morfologia, come è il caso della Dancalia e dell'acrocoro, separati tra loro in modo rude dall'alta scarpata che ha sempre funzionato da barriera divisoria tra il nomadismo dell'infuocato deserto dancalo e l'agricoltura sedentaria dell'altopiano.

La popolazione vive per gran parte nei villaggi (si può dire anzi che tutta l'Etiopia sia un paese di villaggi, data la povertà degli sviluppi urbani); questi sono più o meno compatti, benché la morfologia imponga una certa frammentazione degli insediamenti in funzione degli spazi coltivabili, e in genere hanno dimensioni modeste: però non mancano agglomerati più grossi, che nell'area abissina sono dominati dalle chiese copte, e che hanno spesso funzioni di mercato dei prodotti locali. Il mercato è un aspetto fondamentale della vita e dell'assetto territoriale del paese: è l'unico centro di coagulazione degli interessi elementari in spazi spesso molto estesi. Lo sviluppo di questi centri si verifica specialmente lungo le principali strade, che sono i veri assi della geografia antropica dell'Etiopia, collegando tra loro le poche città del paese, secondo motivazioni in parte antiche, in parte suscitate dall'occupazione italiana e dai suoi interventi nella trama delle comunicazioni.

Addis Abeba, la capitale, è di fatto il fulcro di tutta l'organizzazione territoriale etiopica e ha acquistato le dimensioni di una grande città, che da sola ospita oltre un terzo dell'intera popolazione urbana del paese, di cui è il massimo centro culturale, politico ed economico.

 

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