La guerra e la città

Sino al Quattrocento semplici mura e fossati erano state difese sufficienti contro aggressori privi di pesanti strumenti d’assalto. Una città ben fortificata era praticamente inespugnabile: i difensori quindi erano favoriti rispetto agli assalitori. Con l’avvento della polvere da sparo le cose non mutarono improvvisamente; di fatto in un primo tempo l’artiglieria era talmente imperfetta e con così scarsa perizia che l’assedio di una città finiva per essere un’operazione di lunga durata e di esito incerto, spesso ancora fortunato per i difensori.
In seguito la situazione si capovolse: mentre una palla, non esplosiva, di pietra o di ferro,  sparata da un cannone dei difensori, poteva arrecare ben poco danno cadendo in mezzo ad una schiera di uomini, il danno era invece gravissimo se la stessa palla veniva usata dagli aggressori contro le cinta murarie, creando enormi brecce. La nuova artiglieria del tardo Quattrocento rendeva le città vulnerabili e le antiche forme di difesa non bastavano più.
Nel tentativo di equiparare le condizioni militari, le città furono costrette da questo momento in poi ad abbandonare l’antico sistema di semplici mura, generalmente difese da una milizia cittadina. Le milizie dovevano essere capaci di effettuare delle sortite in campo aperto contro i nemici per difendere le mura e si dovettero adottare nuovi metodi di fortificazione. In luogo del semplice bastione in muratura, che poteva essere progettato e costruito da qualsiasi artigiano, occorreva ora un complicato sistema di difesa che esigeva conoscenze tecniche approfondite ed enormi investimenti di capitali. Inoltre, se era difficile costruire queste fortificazioni, lo era ancor di più modificarle, se non a costi proibitivi. Le antiche mura potevano invece essere ampliate per includere entro la cerchia un nuovo sobborgo, senza che questo ostacolasse lo sviluppo naturale e gli adattamenti necessari. Nelle città del cinque-seicento la loro costruzione deve aver avuto sul bilancio economico delle città un effetto analogo a quello prodotto su molte metropoli moderne dalle costruzioni di ferrovie sotterranee o di strade di scorrimento: imponevano alla municipalità fardelli intollerabili e la esponevano al costosissimo intervento dei finanzieri.
Non meno disastrose del costo economico della costruzione furono le conseguenze sulla popolazione. Mentre un tempo la città veniva divisa in piazze ed isolati e poi circondata da mura, il nuovo centro fortificato veniva progettato anzitutto come fortezza, e la città doveva entrare in questa specie di camicia di forza. Lo spazio occupato dalle nuove fortificazioni era spesso più grande di quello dell’intera città. Veniva quindi a presentarsi il problema dell'inesistenza di possibilità di espansione e dell'impossibilità di ampliamento se non verticalmente; nessun cittadino prudente infatti si sarebbe mai costruito una casa oltre le mura: la città sorgeva così al centro di un’area brulla soggetta al fuoco delle artiglierie. Le nuove fortificazioni non solo spostarono frutteti, sobborghi e giardini talmente lontano dalla città da non poter essere raggiunti facilmente se non dai pochi ricchi che potevano permettersi dei cavalli, ma costrinsero a ricoprire di edifici gli spazi aperti dell’interno, man mano che la popolazione delle zone limitrofe veniva attratta nella città dalla paura, da qualche catastrofe, o dalla pressione della città murata e del monopolio fondiario.
Nello schema medievale, la città si estendeva orizzontalmente e le fortificazioni erano verticali. Nell’ordine barocco la città, confinata entro le fortificazioni, poteva svilupparsi solo verticalmente con caseggiati a più piani, dopo aver coperto i suoi giardini posteriori; erano le fortificazioni invece che continuavano ad espandersi, soprattutto da quando gli ingegneri militari avevano scoperto con l’esperienza che per opporsi alle cannonate con proiettili non esplosivi era meglio usare non pietre o mattoni ma una materia duttile come la terra.
La trasformazione dell’arte della guerra assicurò ai sovrani nazionali uno straordinario vantaggio sulle corporazioni e sui gruppi reali che componevano una comunità e contribuì soprattutto ad alterare la costituzione della città. L’esercito reclutato per la guerra permanente divenne un nuovo elemento decisivo dello stato e della vita della capitale. A Parigi, a Berlino, come in altri centri, esso impose particolari tipi di alloggi, in quanto i soldati non potevano alloggiare a lungo in case private senza suscitare malcontento. Nell’ordine barocco le caserme avevano quasi la stessa importanza del monastero nell’ordine medievale e la piazza d’armi spiccava nella città quanto il Dio Marte nella pittura dell’epoca. Il cambio della guardia, l’esercitazione e la sfilata divennero alcuni dei grandi spettacoli di massa offerti a una popolazione sempre più sottomessa; lo squillo di tromba e il rullo di tamburo erano suoni tipici di questa nuova fase della storia urbana quanto il rintocco delle campane nella città medievale. Il tracciare una Via Triumphalis, un vialone dove un esercito vittorioso potesse sfilare con il massimo effetto sullo spettatore, era una tappa inevitabile del rinnovamento delle nuove capitali, soprattutto a Parigi e a Berlino.
Insieme con le caserme e le piazze d’armi, che occupavano tanto spazio nelle grandi capitali, c’erano gli arsenali. Nel Cinquecento ne venne costruita una quantità straordinaria. I soldati erano puri consumatori: alla richiesta di alloggi accompagnavano quella di provviste, bevande e abiti su scala analoga. Di qui le file di taverne e l’esercito di sarti intorno alle caserme; si forma di fatto un secondo esercito permanente di bottegai, sarti, osti e prostitute, i cui membri più miserabili devono forse le condizioni in cui si trovano all’interminabile successione di conflitti militari che devastarono l’Europa, raggiungendo il punto culminante nel Settecento.
L’evoluzione dell’arte delle fortificazioni accentuò l’importanza dell'ingegneria a scapito dell'architettura e dei calcoli materiali a scapito dell’equilibrio estetico e costituì un preludio alle tecniche più complesse della macchina. Ma soprattutto sostituì al limitato universo urbano della città medievale, con le distanze calcolate sui pedoni, i panorami chiusi e la disposizione a mosaico del suo spazio, quello a lunga portata della politica barocca, con i cannoni a lungo raggio, i veicoli a ruote e il crescente desiderio di conquistare spazio e di farsi sentire all’altro capo del pianeta.

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