L’ascesa dei paesi del Nord

Di fronte all’enorme problema della decadenza italiana, fra il 1633, inizio del processo a Galileo, e il 1670, inizio del risveglio italiano, come non pensare che questa svolta non implichi tutta la storia d’Italia, almeno dal Rinascimento al Risorgimento? Come non pensare che a fianco della cultura, la società, l’economia, la storia generale, insomma, non abbiano avuto la loro parte?
La decadenza italiana si delinea in rapporto alla grandezza multiforme e nuova del Nord: innanzi tutto, le Province Unite, di cui comincia l’età d’oro, e a livello minore, la Francia di Mazzarino e di Luigi XIV e l’Inghilterra dopo la fine della guerra civile.
Salvo le Province Unite, eccezione luminosa ma minuscola, questa Europa nordica ha accolto il Barocco del Sud, pur liberandosene più o meno rapidamente, come la Francia, o a non derivarne se non prestiti selezionati, come l’Inghilterra. Tutto ciò che è sotteso al Barocco, quell’inquietudine che scava nelle profondità dell’anima, quella conquista dell’immaginario, in mancanza della conquista del reale tangibile, si ritrova bene o male nello spazio in cui va organizzandosi la nuova fortuna d’Europa.
In questa età il predominio economico dipende da una supremazia mercantile, ossia da traffici importanti sulla scala del mondo di allora. Non vi è dunque sorpresa alcuna nel fatto che quelle lunghe, fragili fila del traffico internazionale, siano un bel giorno strappate ai loro precedenti punti di attacco e sistemate ad Amsterdam, dove restano annodate per un secolo. Il dominio del mondo è senz’altro dovuto ad una agilità dei trasporti e del credito, ad un gioco del denaro nel tempo e nello spazio. Ma questa agilità non è necessariamente frutto di innovazioni decisive, di uno spirito superiore di inventiva, di una maggiore libertà spirituale o di un preteso puritanesimo creativo.
In realtà il capitalismo di Amsterdam non è più avanzato di quello dei paesi cattolici che sta per soppiantare. La lettera di cambio, le banche, le società commerciali, la compravendita delle azioni, il prestito a interesse, sono tutti strumenti che Genova e Venezia conoscono bene. Il prototipo della Banca di Amsterdam è il banco di Rialto, fondato nel 1587 a Venezia. Fra il capitalismo del Sud e quello del Nord c’è stato un trapasso,un' imitazione e una continuità, non una rottura e una scoperta di nuove tecniche economiche. Alle borghesie del Nord corrispondono, altrettanto sicuri di sé, i mercanti della cattolica Augusta e, a sud delle Alpi, quelle borghesie camuffate da patriziati, di cui ritroviamo i rappresentanti a Genova e a Firenze, effigiati in quadri famosi.
L’Europa riformata del Nord, destinata a diventare lo spazio preponderante del mondo, è stata a lungo una specie di Europa coloniale che la Roma medievale ha concupito, educato, sfruttato. I principati ecclesiastici vi si moltiplicano, come più tardi le riserve dei Gesuiti nell’America meridionale, veri e propri stati nello Stato. Il loro sfruttamento è religioso, culturale e anche materiale. In Inghilterra i Peruzzi e i Bardi hanno cercato di inghiottire l’intera fortuna fiscale del paese e tutte le merci atte all’esportazione.
Non è un caso se la rivincita dei riformati è stata più violenta sulle acque dell’Atlantico, appena scoperto, che sul continente; se essi se la sono presa con la ricchezza commerciale del nemico non meno che con i suoi eserciti, e se il loro sforzo militare ha proceduto di pari passo con le conquiste silenziose e quotidiane di una marina economa, parsimoniosa, rude, impadronitasi fin dal 1530 dei collegamenti con la Spagna e capace di irrompere, fra il 1570 e il 1580, nello stesso Mediterraneo. Alla fine il povero ha vinto contro il troppo ricco Mediterraneo che non ha potuto resistere a questa concorrenza ostinata, in grado di impadronirsi delle linee più vantaggiose del vasto mondo, proprio perché queste linee sono lunghe, strette, fragili.
Concorrenza di navi, concorrenza di mestieri, concorrenza di una manodopera poco esigente: la vittoria del Nord è una vittoria proletaria, dello stesso tipo di quella ottenuta su Bisanzio e sull’Islam dall’Italia di un tempo, attiva, pugnace, poco dedita al lusso. Si tratta di un fenomeno banale, di cui i contemporanei non hanno pienamente coscienza.
Il grande decollo di Amsterdam avviene fra il 1595 e il 1600 in una atmosfera di recessione economica. La congiuntura fra Nord e Sud ha giocato su una differenza fra ricchi e troppo ricchi da un lato, poveri e proletari dall’altro. Il Sud soffre, con la diminuzione del metallo prezioso americano, nella misura in cui la sua fortuna, e innanzi tutto quella italiana, è quella di una sovrastruttura esigente e sofisticata. Ciò che è destinato a crollare è l’impalcatura dei genovesi, anche se la loro rovina non avviene improvvisamente. Il nord ha una economia più semplice, più sana e lungo il fronte atlantico viene elaborandosi la vittoria del mercante sul banchiere settentrionale.

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