Sicuramente il primo punto di svolta concreto nella
vita professionale di Freud è rappresentato dal caso clinico di Anna O. Siamo
negli anni intorno al 1890. Freud collaborava con Breuer ad un particolare caso d'isteria.
Si tratta di Bertha Pappenhein, meglio nota come Anna O., una ragazza ventunenne di
notevole intelligenza e cultura che nel corso di una malattia durata due anni aveva
presentato una serie di disturbi fisici e mentali; ella soffriva di una grave paralisi ad
entrambi gli arti di destra, di disturbi alla mobilità oculare, con un notevole danno
visivo, di turbe all'udito, di difficoltà nella postura del corpo, di forte tosse
nervosa, di nausea ogni volta che cercava di alimentarsi, e una volta, di grave idrofobia,
che la tenne lontana dall'acqua per parecchie settimane. Anche le sue capacità lessicali
si erano ridotte, fino ad arrivare all'impossibilità di parlare e comprendere. Infine la
paziente andava soggetta a momenti di afasia, nei quali alternava stati di confusione, di
delirio, di alterazione di tutta la personalità.
Inizialmente con un quadro sintomatico di questo genere, si pensò
ad una grave lesione, ma all'esame obbiettivo gli organi della ragazza risultarono
perfettamente normali. I medici esclusero anche una lesione organica cerebrale, essendo
propensi a quella misteriosa condizione nota come isteria, la quale è in grado
di simulare tutta una serie di sintomi appartenenti a diverse malattie.
Breuer riuscì ad eliminare i sintomi attraverso la pratica del metodo
ipnotico. Ogni sera si recava a casa della ragazza e, dopo averla ipnotizzata, la
faceva parlare. Sotto ipnosi, Anna parlava del doloroso periodo della sua vita in cui
aveva dovuto assistere il padre gravemente malato, ricordando quei sentimenti, rimasti
repressi, di rabbia, disgusto e paura. Breuer notò che raccontando l'episodio doloroso
connesso all'insorgere di uno dei sintomi prima citati, Anna riusciva a vivere
intensamente le emozioni provocate dal doloroso ricordo, e al termine di tale
rievocazione il disturbo scompariva. Questa terapia, definita catartica funzionò anche con
gli altri sintomi. Freud in seguito affermerà che "l'isterico soffre di
ricordi", ovvero degli effetti dolorosi di un evento passato, apparentemente
dimenticato, ma in realtà ancora 'vivo' nelle profondità inconsce della mente.
Nonostante il successo terapeutico, Breuer interruppe
improvvisamente il trattamento, accortosi del rapporto che andava creandosi con la
paziente, spaventato dall'intensa e reciproca dipendenza affettiva che si era instaurata
con Anna. Egli non colse dunque gli aspetti innovativi dell'importante metodo terapeutico,
non credendo che la teoria da lui scoperta potesse essere generalizzata. Freud, al
contrario, colse elementi che andavano ben oltre il singolo caso; si era infatti accorto
che il blocco di Anna era determinato da un conflitto psichico tra qualcosa che avrebbe
voluto essere espresso e qualcosa che ne contrastava appunto l'espressione; la sua
sofferenza è da ricondurre al fatto che inconsciamente Anna si era proibita la presa di
coscienza e dunque l'esternazione di sentimenti e desideri erotici ed aggressivi
inconciliabili con la sua morale, la sua cultura e la sua educazione. Pur essendo al
corrente del ruolo delle pulsioni sessuali nelle nevrosi, Breuer rifiutò di riconoscere
il ruolo fondamentale che esse hanno giocato in quella di Anna, fuggendo dalla relazione
affettiva con la paziente. A differenza di Freud non è arrivato ad un concetto
fondamentale nella psicoanalisi: si tratta del transfert, grazie a cui si può
arrivare alla liberazione del ricordo traumatico del paziente; Breuer era giunto alla
condizione in cui si può parlare di controtransfert, come dimostrano i
sentimenti di dipendenza che provava per Anna.
Nel 1908 Freud pubblica il caso clinico che meglio esprime le
teorie che stava formulando sul
complesso di Edipo, illustrando la storia della malattia e
della guarigione di un bambino di cinque anni, Hans, il figlio di Max Graf, uno dei membri
delle riunioni del mercoledì sera in casa Freud.
Nell'introduzione all'analisi del caso Freud scrive: "E'
vero che ho tracciato le linee generali del trattamento e che in una singola occasione
sono intervenuto personalmente in un colloquio col bambino, ma il trattamento stesso è
stato eseguito dal padre del piccolo paziente; a lui va tutta la mia
riconoscenza per avermi consegnato i suoi appunti affinché fossero pubblicati"
Questo aspetto non va affatto sottovalutato, poiché
in questa
particolare analisi si è raggiunta la particolare condizione per cui la figura del medico
si trova sovrapposta a quella di padre, il che ha permesso che molte difficoltà che
sarebbero senz'altro rimaste insormontabili, se si fosse operato diversamente, siano state
vinte dalla conoscenza diretta di vari aspetti, che permise per esempio al padre di
interpretare parole del figlio cinquenne, che si sono rivelate chiave nella risoluzione
del caso.
Fin da quando ha tre anni, Hans mostra subito un vivo interesse
per la genitalità, in particolare per quella dei genitori. Il bambino non fa alcuna
distinzione tra l'organo femminile e quello maschile; è convinto infatti che tutti
indistintamente siano in possesso del "fapipì" (nome
con cui indica generalmente l'organo genitale). Questo suo morboso interessamento non
rientra solo in campo teorico, come si potrebbe pensare, ma lo incita anche all'autostimolazione assidua e a un grande senso dell'autoerotismo. Più volte viene sorpreso
dei genitori e le frequenti minacce, anche se non del tutto repressive lo spingono a una
fobia meglio definita come complesso di Evirazione, in cui il bambino è in costante e
visibile ansia per la paura di perdere il proprio organo genitale. Va però tenuto sempre
presente che nei suoi primi anni di vita non ha praticamente nessuna relazione con i suoi
coetanei, il che lo porta all'adorazione di tutti i bambini con i quali entra in contatto,
e alle prime manifestazioni omosessuali che caratterizzeranno il suo sviluppo e i suoi
rapporti sociali nei primi anni di vita.
Lo sviluppo sessuale di Hans ha un punto di svolta notevole
alla nascita della sorellina Hanna; egli non solo comincia a formulare una serie di dubbi in
merito alle teorie che gli vengono proposte circa la nascita dei bambini,
in quanto scopre
che solo le donne possono averne, ma nota anche l'assenza del pene nella sorella. A questa
problematica risponde dicendosi che ogni individuo ha un organo genitale
direttamente proporzionale alla propria età e continua a pensare che le dimensioni di
quello della sorella aumenteranno con la sua crescita. Alla nascita di Hanna
corrisponde la nascita nel bambino di una fobia per gli animali, in particolare per i
cavalli, che gli ispirano un gran senso di inquietudine. Questo elemento, dà modo di
pensare che nei suoi primi anni d'infanzia egli abbia sviluppato una forte nevrosi
ossessiva.
In lui nasce anche un sempre più forte desiderio di avere
rapporti sempre più intimi con la madre, e non con il padre. Vuole che sia lei ad
accompagnarlo in bagno e a pulirlo, vuole dormire con lei e comincia lentamente ma
inesorabilmente a distaccarsi dal padre e a vederlo come un rivale, ad invidiarlo per le
dimensioni del suo organo e ad esserne inconsciamente inquietato. "A
preparare il terreno è stato probabilmente un sovraeccitamento sessuale dovuto alla
tenerezza della madre...". Desidera sempre più
morbosamente le "coccole" materne. Il disturbo serio comincia realmente
con la nascita di pensieri allo stesso tempo ansiosi e teneri e con un
sogno d'angoscia il cui contenuto è la perdita della madre, della quale ha
un bisogno totalizzante e travolgente che non è ancora in grado di
spiegarsi. Anche quando è in sua assenza, il desiderio inappagato di lei
persiste, non concedendogli pace. Il padre incolpa la madre di questa sua
nevrosi, e per un certo tempo Hans viene tenuto lontano dal letto dei
genitori, il che è causa di grande sofferenza per il bambino che all'età
di 4 anni viene trasferito in una camera da letto separata.
La conclusione del caso è comunque vicina; Hans riesce ad
esprimere, attraverso una serie di sogni, il complesso di inferiorità che nutre nei
confronti del padre, e la paura che la madre possa preferirlo a lui, perché le dimensioni
del suo organo genitale sono superiori (lo stesso motivo per cui inconsciamente era
terrorizzato dai cavalli), e che non potrà mai essere in grado di competere. Quando al
bambino viene spiegata la situazione, e viene confortato dai genitori, il complesso
sparisce praticamente del tutto, nonostante per qualche tempo persista un residuo della
malattia, che però non è più espressa da paura, ma dalla normale pulsione a fare
domande. Il residuo insolito consiste nel fatto che Hans continui a domandarsi cosa
c'entri l'uomo nel concepimento del figlio, dal momento in cui è la madre a dargli luce.
Appare superata anche l'angoscia provocata dalla paura dell'evirazione.
Hans superò indenne la pubertà, senza più soffrire di
disturbi o inibizioni di alcun genere. Aveva anche sopportato senza particolari problemi
il divorzio dei genitori. Quando parecchi anni dopo rilesse la pubblicazione del suo caso
clinico, affermò che tutto gli era parso estraneo e non vi si riconosceva affatto.
La seguente tabella cronologica riassume il succedersi degli
eventi nell'analisi del caso clinico di Dora fino al diciottesimo anno di vita.
data |
età |
evento |
1882 |
0 |
Nascita di Dora |
1888 |
6 |
Il padre si ammala di
tubercolosi |
1889 |
7 |
Incontinenza d'orina |
1890 |
8 |
Difficoltà di respiro |
1892 |
10 |
Il padre è vittima di un
distacco della retina |
1894 |
12 |
Il padre soffre di confusione
mentale |
1896 |
14 |
Scena del bacio con il signor
K. |
1898 |
16 |
Dora viene vista la prima
volta da Freud |
1899 |
17 |
Appendicite di Dora e
trasferimento in un'altra città |
1900 |
18 |
Trasferimento a Vienna.
Minaccia di suicidio |
La famiglia di Dora, una ragazza brillante di 18
anni, è composta dai suoi genitori e da suo fratello, di un anno e mezzo
maggiore di lei. La figura dominante è il padre, sia per le qualità estremamente
positive del suo carattere, sia per le circostanze della sua vita, che forniscono il
quadro entro cui si svolge il quadro della vita della paziente. All'epoca in cui Freud
prende in cura la paziente egli era un uomo di oltre quarantacinque anni, dalla
personalità di spicco, grande industriale molto ricco. Dora gli era molto affezionata, e
in seguito alle condizioni di salute precarie di lui, il loro legame si era ancor più
rafforzato. Quando ella aveva sei anni, il padre si era infatti ammalato di tubercolosi e
la famiglia si era vista costretta a trasferirsi in un luogo climaticamente più
favorevole. Pur migliorando le sue condizioni di salute, la famiglia rimase in questa cittadina (che
d'ora in avanti chiameremo B.) per altri dieci anni. Le simpatie della ragazza si erano
sempre volte al ramo paterno della famiglia, e da quando si era ammalata si era fortemente
identificata nella sorella di suo padre, che a quanto pare era una donna di scarso
intelletto e cultura. Allo stesso tempo i rapporti tra madre e figlia erano ben poco
amichevoli. Dora non ne aveva infatti alcuna considerazione, la criticava aspramente e si
era da tempo sottratta alla sua influenza. Il fratello maggiore della ragazza aveva
costituito il modello cui ella ambiva. La prima volta che Freud vide Dora, ella aveva 16
anni, soffriva di tosse nervosa e di raucedine, che dopo qualche tempo cessò
spontaneamente. L'autunno seguente la famiglia lasciò B. e si stabilì a Vienna, in quanto
la salute del padre sembrava risentirne. Dora nel frattempo, divenuta una ragazza
attraente e brillante, cominciava a dare serie preoccupazioni ai genitori: sintomi
principali del suo stato morboso erano ora la depressione e l'alterazione di carattere;
era evidentemente scontenta di sé, trattava sgarbatamente il padre e si ribellava alla
madre che voleva renderla partecipe delle vicende casalinghe. Cercava di evitare qualunque
tipo di relazioni sociali e desiderava abbandonare la famiglia.
La vera svolta nella malattia di Dora si delineò quando entrò
in contatto con la famiglia K., con la quale i genitori della ragazza avevano instaurato
da molti anni ottimi rapporti, in un contesto d'intima amicizia. Il signor K. aveva sempre
manifestato, nei confronti di Dora, un atteggiamento ambivalente: le offriva piccoli
regali e si comportava amabilmente, senza che nessuno vi trovasse nulla di male;
finché durante una gita al lago, egli si era permesso di farle proposte amorose. Quando si seppe
l'accaduto, egli negò spudoratamente, e tutti credettero che la ragazza si fosse inventata
tutto, facendo perno sullo squilibrio che ella aveva dimostrato negli ultimi mesi. Dora
non si lasciò persuadere dall'odio per il signor K., che la portò a sviluppare una
precondizione per la formazione dello stato patologico isterico, ma che aveva delle
particolarità che indussero Freud al superamento di tale diagnosi; il trauma nella vita
passata della ragazza non spiegava infatti le particolari caratteristiche dei sintomi
né consentiva di determinarle. Bisogna anche aggiungere che i sintomi della paziente, quali la tosse
e la perdita della voce, si erano prodotti già alcuni anni prima, e che addirittura le
loro prime manifestazioni appartenevano all'infanzia. Pertanto, per coglierne le
motivazioni dobbiamo risalire ai primi anni di vita di Dora.
Superate queste prime difficoltà della cura, la ragazza
riferì una precedente esperienza con il signor K., molto più idonea ad agire come trauma
sessuale: all'epoca ella aveva 14 anni ed era stata invitata da lui ad una cerimonia
religiosa nella piazza principale di B. Egli fece in modo di rimanere solo con lei nella
sua azienda, che si trovava nel medesimo paese. Aveva congedato i commessi e pregato la
moglie di non raggiungerlo. Lì lui la strinse violentemente e la baciò; lei, nauseata,
fuggì presa da terrore. Quell'evento restò tuttavia segreto ed emerse soltanto durante
il corso dell'analisi; il rapporto tra i due rimase pressoché invariato ma ella da quel
momento cercò di evitare ogni occasione in cui avrebbe potuto rimanere sola con lui.
Freud diede una sua interpretazione all'accaduto: la ragazza, avvertendo
durante l'abbraccio la pressione del membro eretto contro il suo corpo, era rimasta
talmente sconvolta, anche dalla propria reazione di eccitamento erotico, che rimosse
questa sensazione, sostituendola con un normale senso di nausea, che ricorda con esagerata
intensità. Aveva in seguito sviluppato un terrore per tutti gli uomini adulti impegnati
in teneri colloqui; il che, insieme alla nausea, va ricongiunto a quell'unica esperienza.
Un altro aspetto particolarmente determinante nella malattia di
Dora è costituito dall'accusa di simulazione delle malattie, che ella rivolge più volte
al padre. Freud capisce che dietro quest'accusa stavano autoaccuse relative al non essere
riuscita ad impedire la relazione che suo padre aveva intrapreso con la signora K.,
della quale era venuta a conoscenza. Ella mirava dunque, manifestando sintomi somatici
(svenimenti), o minacciandolo e maltrattandolo, ad un allontanamento tra i due. Se con
tutto ciò non riusciva nel suo intento, perlomeno si vendicava di lui. Mai infatti gli
perdonò il non averle creduto nella vicenda del lago con il signor K.
Occasioni che la inducevano ad
essere ammalata si erano però verificati fin dall'infanzia: era l'unico metodo in suo
possesso per attirare l'attenzione dei genitori, rivelandosi una bambina avida d'amore,
che malvolentieri spartiva l'affetto dei genitori con i fratelli. Si era accorta che mai
le erano state rivolte tante attenzioni, come durante le sue crisi. La malattia, quando
crebbe, divenne l'unica sua arma di affermazione nel mondo. Freud capì che la ragazza
aveva sviluppato un vero e proprio innamoramento nei confronti del padre; amore che si era
manifestato solo a partire dalla prima adolescenza e che ella aveva sempre cercato di
rimuovere, invertendo i suoi sentimenti e tramutandoli in aperta ostilità; e che aveva
trasferito tutti i sentimenti che nutriva verso il signor K., e una riconferma fu che più
volte la ragazza ammise che non provava completamente ostilità per quell'uomo, nonostante
i vissuti per lei devastanti. L'Io di Dora cercò di negare violentemente
l'interpretazione che Freud proponeva, finché verso la fine dell'analisi, fu costretta ad
ammetterlo a se stessa. Freud si rese anche conto che Dora ammirava molto la signora K.,
in quanto era riuscita ad avvicinarsi a suo padre come mai lei era stata in grado di fare.
Dora insisteva nel pensare che il padre l'aveva sacrificata a quella donna, asseriva
enfaticamente di invidiare a costei l'amore di suo padre, e nascondeva a se stessa il
contrario, ossia che ella non poteva non invidiare al padre l'amore di quella donna e che
non aveva potuto perdonare alla donna amata la delusione datale col suo tradimento. Il
moto di gelosia della donna si accoppiava, nell'inconscio, a una gelosia quale avrebbe
potuto essere provata da un uomo. Queste correnti virili, o meglio ginecofile,
del sentimento sono da considerarsi tipiche della vita erotica inconscia delle adolescenti
isteriche.
Introduzione:Questo caso clinico
si distingue per una serie di particolarità che è opportuno mettere in rilievo; esso
riguarda un giovane la cui salute aveva subito un crollo in seguito ad un'infezione
blenorragica contratta nel diciottesimo anno d'età, e che quando iniziò il trattamento
psicoanalitico era incapace di affrontare la vita e di fare a meno dell'aiuto altrui.
Aveva trascorso in modo pressoché normale i dieci anni dell'adolescenza prima che
insorgesse la malattia e condotto a termine senza speciali difficoltà gli studi
secondari. I suoi primi anni erano stati dominati da gravi disturbi neurotici i quali,
presentatisi subito prima del compimento del quarto anno d'età sottoforma d'isteria
d'angoscia (zoofobia), si erano poi trasformati in una nevrosi ossessiva a contenuto
religioso. A causa di essa il malato ha trascorso un lungo periodo in sanatori tedeschi
dove il suo caso è stato classificato come uno "stato maniaco
depressivo". La diagnosi si attagliava certamente al padre del paziente,
la cui vita, densa di attività e di interessi, era stata a più riprese sconvolta da
gravi crisi depressive. Questo caso va concepito come l'esito di una nevrosi ossessiva
risoltasi spontaneamente, ma imperfettamente.
I suoi genitori si erano sposati in giovane età,
e conducevano una vita coniugale ancora felice, su cui ben presto le
rispettive malattie gettano le prime ombre. La madre comincia a soffrire
di disturbi addominali, il padre ha le prime crisi di depressione che ne
provocano l'assenza da casa. Il paziente imparerà a conoscere la malattia
del padre solo molto più tardi; la sofferenza della madre invece gli è
nota fin dall'infanzia. A causa di questa ella si occupa relativamente
poco dei figli. Un giorno il piccolo la segue dal medico e la sente
lamentarsi con quest'ultimo; le sue parole gli si imprimono profondamente
nella mente ed egli le applicherà più tardi a sé medesimo; ha anche una
sorella di due anni più grande di lui, vivace, dotata e precocemente
maliziosa, la quale avrà grande importanza nella sua vita. Pare che in un
primo tempo egli fosse stato un bambino dolcissimo, docile e piuttosto
tranquillo, ma che improvvisamente subì una completa trasformazione. Era
diventato scontento, irritabile e violento; per un nonnulla si offendeva
e, preso dall'ira, si metteva a strepitare selvaggiamente, al punto che i
genitori esternarono la preoccupazione che più tardi non sarebbe stato
possibile mandarlo a scuola. Il ricordo di questo periodo di "cattiveria"
si è conservato nella memoria del paziente ed è indissolubilmente connesso
con molti altri fenomeni strani e patologici ch'egli non sa collocare
cronologicamente. Racconta di aver sofferto di una paura che veniva
sfruttata dalla sorella per tormentarlo: in un certo libro illustrato
c'era la figura di un lupo che stava eretto, nell'atto di allungare il
passo. Alla vista di questa figura si metteva a urlare come un ossesso
poiché era preso dal terrore che il lupo venisse da lui a divorarlo. La
sorella d'altro canto faceva sempre in modo che la figura gli capitasse
davanti agli occhi e si dilettava moltissimo del suo spavento. In questo
periodo egli aveva paura anche di altri animali, grandi e piccoli. Una
volta, mentre stava correndo per acchiappare una bella grande farfalla
dalle ali a punta striate di giallo, lo aveva colto una paura terribile
dell'insetto e gridando aveva abbandonato la caccia. Tuttavia ricorda di
avere in quello stesso periodo tormentato coleotteri e tagliuzzato bruchi.
Anche i cavalli gli ispiravano un senso di inquietudine; se vedeva
picchiare un cavallo si metteva a gridare, motivo per cui una volta si
dovette condurlo fuori dal circo durante una rappresentazione. In altre
occasioni, però, provava egli stesso gusto a picchiare i cavalli. Racconta
di essere stato assai pio per un lungo periodo di tempo: prima di
addormentarsi doveva pregare a lungo e farsi un'infinità di volte il segno
della Croce; aveva anche l'abitudine, la sera, di fare il giro delle
numerose immagini sacre appese alle pareti e di baciarle una a una
devotamente. Quando incontrava persone che gli incutevano compassione
doveva espirare profondamente allo scopo di non diventare come loro. In
altre circostanze doveva inspirare energicamente. Gli anni più maturi
furono contraddistinti da un rapporto assai insoddisfacente con il padre
che a quel tempo non era più in grado di nascondere gli aspetti patologici
del suo carattere. Nei primi anni dell'infanzia questo rapporto era stato
tenerissimo, e il figlio ne serbava il ricordo. Verso gli ultimi anni di
questo periodo padre e figlio cominciarono a comunicare. Il padre nutriva una
predilezione palese per la figlia e il bambino ne era profondamente mortificato. Più
tardi la paura del padre divenne la nota determinante.
L'infanzia del paziente può essere suddivisa nei seguenti periodi:
- Fase precedente alla seduzione, quando egli aveva tre anni e tre mesi
- Fase dell'alterazione del carattere e primi sogni d'angoscia (quattro anni)
- Fase della zoofobia fino all'iniziazione religiosa (quattro anni e mezzo)
- Fase della nevrosi ossessiva che si protrae oltre il decimo anno
La seduzione della sorella e il complesso
di evirazione:Una fase importante nella storia di questo caso clinico è il
complesso di evirazione, sviluppatosi in tenera età nel paziente. In quel periodo il
bambino manifestava atteggiamenti profondamente aggressivi contro la sorella in
particolare, cui erano conseguenti energici castighi. Alcuni sogni, raccontati dal
paziente e relativi a quel periodo, trattavano il tentativo di strappare i vestiti di
dosso alla sorella dopo il bagno. L'interpretazione che Freud successivamente diede, si
lega al racconto che il paziente fece secondo cui, quando era molto piccolo, la sorella lo
aveva indotto a pratiche sessuali. La seduzione che la sorella esercitava non era soltanto
una sua fantasia, ella fin da piccola era sempre stata una bambina sessualmente precoce; la
sua influenza fu determinante nello sviluppo del bambino. Lo aveva sempre superato in
tutto. Si era distinta per ingegno acuto e gli era molto superiore come intelligenza; per
il paziente aveva sempre caratterizzato un'incomoda concorrente nella conquista della
stima dei genitori, le invidiava soprattutto il rispetto che il padre dimostrava per le
sue qualità e prestazioni intellettuali. A partire dai quattordici anni i rapporti tra i
due cominciarono a migliorare; durante la tempestosa eccitazione sessuale della pubertà
il ragazzo azzardò con lei un approccio intimo, ma venne respinto con decisione. Il
paziente racconta che quando seppe della morte della sorella provò un dolore appena
percettibile e dovette far forza su se stesso per assumere un contegno luttuoso e riuscì
a rallegrarsi freddamente d'essere diventato l'unico erede del patrimonio familiare. Freud
dà una sua interpretazione all'accadere dei fatti: il bambino di fronte a questi
approcci da parte della sorella, reagì con un categorico rifiuto, in quanto ella non
rappresentava per lui un oggetto sessuale, al contrario, per i motivi sopra elencati,
provava per lei una profonda ostilità. Trasferì dunque i suoi desideri sessuali sulla
sua amata governante e prese a masturbarsi davanti a lei frequentemente. La conseguenza
fu, proprio da parte di costei, una serie di minacce di evirazione. Il rapporto tra i due
ne fu scosso e il bambino, in alcuni attacchi d'ira dimostrò di essere ferocemente
adirato con lei, nonostante che le sue minacce gli occupassero la mente,
ma non lo
preoccupassero affatto, né avessero credito nella sua mentalità.
Nevrosi ossessiva di contenuto biblico.
Questo periodo ha inizio intorno ai quattro anni e mezzo e fu decisivo per lo sviluppo del
paziente. Abbiamo prima spiegato la sua abitudine di baciare le immagini sacre prima di
andare a dormire. A quanto egli riferisce, le prime impressioni ricevute dalla storia
sacra, introdotta dalla madre nel tentativo di calmare il suo comportamento violento ed
aggressivo, non furono gradevoli. Egli insorse innanzi tutto contro la sofferenza che
caratterizza la figura del Cristo, poi contro tutto l'insieme della sua storia. Rivolse la
sua critica contro Dio poiché se egli era davvero onnipotente, era sua la responsabilità
della cattiveria umana e di tutti i tormenti. La conoscenza della storia sacra gli dava la
possibilità di sublimare l'atteggiamento masochistico dominante nei confronti del padre.
Si chiedeva spesso se anche Cristo avesse un sedere, lasciando trasparire il proprio
atteggiamento omosessuale rimosso; questa sua problematica infatti non significava altro
che la domanda se egli stesso potesse essere usato come donna dal padre. Il suo dubbio che
potesse essere riprovevole mettere in rapporto il personaggio sacro con idee del genere
corrispondeva alla rimozione dell'omosessualità passiva. Anche l'esplorazione sessuale
aveva tratto profitto dalle cognizioni che il bambino veniva apprendendo sulla storia
sacra. Fino ad allora egli non aveva avuto alcun motivo per supporre che i bambini fossero
messi al mondo soltanto dalle donne; venendo a sapere che Maria veniva chiamata Madre di
Dio arrivò al concetto che i bambini provenissero dalla donna. Il bambino avvertiva
l'ambivalenza emotiva nei confronti di Dio, e quindi del padre, e insorse contro la
propria religione a causa dell'affievolirsi del rapporto con quest'ultimo: Dio aveva
trattato il figlio duramente e crudelmente, e in questo il bambino si identificava
completamente, infatti se suo padre era Dio lui era Cristo.
La seguente tabella cronologica riassume il succedersi degli
eventi nell'analisi del caso clinico dell'uomo dei lupi:
età |
evento |
0 |
Nascita il giorno di Natale |
1 e 1/2 |
Malaria, osservazione del
coito dei genitori |
3 |
La madre si lagna col medico |
3 e 1/2 |
Inizio della seduzione da
parte della sorella, insorgere del complesso di evirazione |
4 |
Insorgere della fobia dei
lupi |
4 e 1/2 |
Influsso della storia
biblica, comparsa dei sintomi ossessivi |
8-10 |
Ultime violente
manifestazioni della nevrosi ossessiva |
17 |
Crollo nervoso occasionato
dall'infezione blenorragica |
23 |
Inizio del trattamento |