La Storia

La storia del Liceo Berchet è strettamente legata ad alcune importanti fasi della legislazione scolastica italiana. Tutto l'apparato scolastico della giovane Nazione Italiana fu impostato dalla legge Casati, operante fin dal 1859 nel Regno Sabaudo.

Con essa fu istituito anche il Ginnasio-Liceo ad indirizzo classico che comprendeva 8 classi: 3 di ginnasio inferiore, 2 di ginnasio superiore, 3 di liceo.

Il 21 luglio 1911 il Ministro della Pubblica Istruzione, Credaro, firmò la legge n. 860 che istituiva sezioni di Liceo Moderno presso i Licei Classici, a partire dalla 4a ginnasio.

Veniva così a cadere la facoltà di opzione tra il greco e la matematica, caratteristica del precedente ordinamento liceale, che infatti venne abolita con il successivo Regio Decreto 28 settembre 1911 con cui contestualmente si approvavano i nuovi programmi per l'insegnamento del greco e della matematica nei Licei Classici.

Sono gli anni del grande sviluppo della borghesia milanese e, di conseguenza, l'aumentata scolarizzazione superiore rende insufficienti i tre Licei Classici già esistenti in Milano (il Beccaria, fondato nel 1810; il Parini, nel 1842; il Manzoni, nel 1884).

Pertanto, con il Regio Decreto 28 settembre 1911, n. 1274, "su proposta del Ministro dell'Istruzione Pubblica, viene istituito in Milano un quarto R° Liceo-Ginnasio mediante l'erezione in istituto autonomo di un corso completo delle classi parallele del R° Liceo-Ginnasio Beccaria".

Il Consiglio Comunale, presieduto dal Sindaco Emanuele Greppi, nella seduta del 29 novembre 1911, deliberò di intitolare al nome di Giovanni Berchet il quarto R° Liceo-Ginnasio di Milano.

L'ingresso del Ginnasio era al n° civico 22, quello del Liceo al n° 24, mentre al n° 26 fu trasferita la Scuola Normale maschile Gherardini (scuola elementare).

Nel primo anno, 1911-12, il Berchet ebbe 10 classi: 4 di ginnasio inferiore, 1 di ginnasio superiore moderno (l'attuale quarta), 1 di ginnasio superiore classico (l'attuale quinta), due prime, una seconda e una terza liceo classico. In totale 287 iscritti, di cui 246 maschi e 41 femmine.

Nel 1922-23 al Berchet funzionavano 11 classi di ginnasio inferiore, 8 di ginnasio superiore e liceo di tipo moderno e 8 di ginnasio superiore e liceo classico.

La riforma Gentile del 1923 che abolì il Liceo Moderno istituendo il nuovo Liceo Scientifico portò al distacco dal Berchet delle classi a indirizzo moderno. Esse formarono il primo Liceo Scientifico di Milano, il Vittorio Veneto, che ebbe la sua prima sede in via Commenda 26, al posto della soppressa Scuola Normale maschile Gherardini.

Infine nel 1940 la legge 10 luglio n. 899 soppresse le tre classi del ginnasio inferiore e istituì la "Scuola Media". Il Berchet assunse allora, con il distacco delle sezioni di ginnasio inferiore, il suo attuale assetto.

Negli anni del fascismo il e della fascistizzazione della scuola italiana il nostro Liceo conquistò la ben nota fama di antifascismo.

Nel 1931, quando la fascistizzazione del paese, e dunque della scuola, era già ad un livello piuttosto avanzato, Mussolini inviò al Ministro dell'Educazione, in data 26 Maggio un telegramma in cui intimava: "E' urgente ripulire liceo "Berchet" da tutti i professori antifascisti tipo Mondolfo, Ghisalberti, Huntersteiner. Esisteva infatti dentro la scuola un delatore (che, spiace dirlo, apparteneva al corpo docente, e scriveva sempre il cognome del professore con l'H-), il quale aveva riferito alle autorità della polizia fascista alcuni atti, ritenuti contrari al normale consenso "dovuto" al regime.

Si trattava di modesti atti di anticonformismo, caricati di significati esagerati, quasi come crimini contro il regime. E così fu anche interpretato il gesto che alcuni studenti del Berchet, sempre nel 1931, compirono, quando Arturo Toscanini si rifiutò di suonare a Bologna gli inni fascisti: essi si recarono in via Durini per applaudire il maestro al suo ritorno. Un gesto in cui molti vollero vedere l'influenza proprio del prof. Mondolfo, e che gli costò anche, perché noto antifascista, il trasferimento per punizione al Liceo Manzoni.

Il periodo, invece, che precedette questi fatti, non mostra, almeno a dover giudicare dalla laconicità degli atti ufficiali depositati nell'archivio del nostro Liceo, episodi di particolare clamore. Il nostro Liceo, come tutte le altre regie scuole, non può ovviamente, esimersi dal compiere una serie di gesti, più o meno formali, imposti gerarchicamente dall'autorità scolastica.

Per esempio, nel 1929, vengono organizzate alcune conferenze sia per il ginnasio inferiore e superiore sia per il liceo, volte ad informare sul "problema coloniale e sul suo avvenire": a ciò il corpo docente ed il Preside sono "invitati" da una C.M. del 26/12/27, che lascia chiaramente intendere la volontà di servirsi di una materia come la geografia per propagandare le attività coloniali del regime.

Nel 1930, invece, le direttive ministeriali prevedono la modificazione dei programmi: anche da queste si capisce come la storia e la geografia (cioè le materie che più consentono agganci al contemporaneo) sono le privilegiate dal regime per i fini propagandistici. Altro settore della propaganda riguarda la diffusione dentro la scuola di informazione ed il proselitismo per l'Opera Nazionale Balilla.

D'altronde, già dal '28, l'atteggiamento di controllo del Ministero della Educazione sulle singole figure dei docenti comincia a riguardare anche gli atteggiamenti dei professori verso le vicende a loro contemporanee: si cerca di reprimere un atteggiamento di disinteresse verso la realtà presente o il rifugio nel passato. Nel '30, poi, il Preside "invitato a nominare per le commissioni di Maturità" solo quegli insegnanti il cui atteggiamento sia di "piena fedeltà al regime".

Tutto questo è ovviamente ben lungi dal fornirci un quadro della reale situazione del Liceo durante il ventennio. Pur senza voler forzare le cose, e fare affermazioni avventate, ci sembra di poter dire che dietro la realtà di facciata ne esistesse anche un'altra e ben diversa. Lo stesso prof. Untersteiner, negli Appunti autobiografici premessi al volumetto Spiritualità greca e spiritualità umana. Saggi sul mondo greco, apparso nel 1991 per i tipi de L'Editore, afferma che nella sezione in cui egli insegnava, "tutti i colleghi, meno uno, erano antifascisti, sicché le famiglie, contrarie al regime, chiedevano che i loro figli fossero iscritti proprio a questo corso" (p. 20).

Il ventennio che seguì alla fine della seconda guerra mondiale (1946-1967) vide a capo del Berchet il preside Yoseph Colombo, figura di grande maestro.

Il periodo 68/75 vide a capo del Berchet il Preside Raffaele Barbarito. Si trattò di anni cruciali per la storia del nostro paese, e pertanto anche del nostro liceo, che ha sempre rispecchiato, come in un microcosmo, quello che accadeva nelle grandi situazioni politiche e sociali ad esso esterne.

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La storia della scuola

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