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La Locandiera in bianco

  • Categorie Carpe Diem, Cinema e Spettacolo
  • Data 11 Aprile 2017

La "Locandiera" di Goldoni ancora una volta in scena a Milano

Adattamento interessante e, compatibilmente al contesto, moderno quello de “La Locandiera” di Goldoni messo in scena dalla compagnia Proxima Res, sotto la regia e la direzione di Andrea Chiodi. Lo spettacolo è stato ospitato dal teatro Carcano a Milano dal 12 al 22 gennaio scorsi, e non si può dire non abbia riscosso successo. Chiodi ci presenta una scena dal gusto minimalista, adorna di nulla più che un lungo tavolo sopra al quale sono posti dei piccoli manichini (“poupettes” prese in prestito dalla lettura dei Memoires Goldoniani), qualche sedia e una fila di maschere e costumi appesi sullo sfondo, a simboleggiare, spiega la regia, il passaggio dal carattere al personaggio, avvenuto appunto con la Riforma Goldoniana. Il bianco è il colore dominante, e questa scelta registica ha lo scopo di lasciare tutto lo spazio ai personaggi, così che sia la grande capacità recitativa degli attori stessi a dar vita e colore ad una scena volutamente asettica. La storia si svolge e dispiega all’interno della locanda di Mirandolina (Mariangela Granelli), dove si intrecciano vicende che coinvolgono svariati personaggi, tra cui la locandiera stessa, il Cavaliere di Ripafratta (Emiliano Marsala), uomo

estremamente sprezzante e misogino, il Conte di Albafiorita (Caterina Carpio), il Marchese di Forlipopoli (Tindaro Granata) e Fabrizio (Francesca Porrini), devoto cameriere nonché futuro sposo di Mirandolina. Il Conte e il Marchese sono entrambi follemente innamorati della donna, come del resto ogni avventore della locanda, e tentano in tutti i modi di conquistarla. Il personaggio Goldoniano della Locandiera è un personaggio ingannatore, civettuolo, dal fascino ammiccante e dai pochi obblighi morali se non quelli concernenti la sua libertà individuale. La Mirandolina di Mariangela Granelli è però resa priva di quella civetteria ammiccante e allusiva, di moine e vezzi superflui; si presenta invece donna di mondo, consapevole del proprio fascino e del proprio ascendente sul sesso maschile, sicura e determinata, ironica, allegra e dal grande carisma. Questo personaggio così energico e colorato ci coinvolge nei suoi giochi di conquista, dove come un abile giocoliere concede sempre quanto basta ma non troppo, in modo da tenere avvinti a sé Conte e Marchese mentre tenta di sedurre il cinico Cavaliere

Il testo è trasposto quasi nella sua totale integrità, inclusa la prefazione di Goldoni, letta dagli attori privatisi delle proprie parrucche e delle caratteristiche distintive dei personaggi, una volta tornati dunque nel ruolo di interpreti e abbandonato quello di interpretati. Il tavolo svolge la duplice funzione di palco e di “dietro le quinte”, offrendo così un gioco di dinamiche piacevole alla vista oltre che utile al coinvolgimento dello spettatore; nell’adattamento offertoci da Andrea Chiodi abbiamo la possibilità di non prestare attenzione al collimare o meno del sesso biologico degli attori con quello del personaggio da loro interpretato, poiché ciò che emerge e cattura sono i legami e gli scambi, che siano verbali o impliciti, sempre presenti tra i vari personaggi.

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