La caduta degli dei: da Superga a Bogotà

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Il Brasile piange la morte della Chapecoense, dalla serie C ai giornali di tutto il mondo

28 novembre 2016: un tragico evento segna la fine di un faticoso percorso che avrebbe portato la squadra brasiliana della Chapecoense a scontrarsi nella finale di Copa America (equivalente dell’Europa League) contro i Colombiani dell’Atletico Nacional. L’aereo Avro Regional RJ85 con a bordo i calciatori, diretto a Medellin, si schianta a Bogotà a causa di una probabile mancanza di carburante; il mezzo trasportava 77 passeggeri, di cui solo 6 si sono salvati.
Il team brasiliano, nato nel 1977, partecipa per la prima volta al Campeonato Brasileiro Série A nel 1978, piazzandosi al 51° posto e l’anno successivo al 93°. Nel 2007 riesce a prendere parte al campionato statale, vincendolo per tre volte consecutive e guadagnandosi, così, il tanto atteso ingresso in serie A nel 2014.
Nel 2016 la squadra conquista la finale prevista per il 29 novembre, ma la catastrofe impedisce ai ragazzi di partecipare. L’aeromobile stava trasportando i calciatori e altri passeggeri verso la città colombiana di Medellin, dove si sarebbe svolta la partita.
“Siamo in avaria totale, avaria elettrica totale, senza carburante” è il grido d’aiuto che il pilota manda alla torre di controllo dello scalo della città colombiana, pochi istanti prima dello schianto. Il controllore di volo, dopo aver informato il comandante Miguel Quiroga che la pista era “libera e operativa” e che i vigili del fuoco erano appena stati “avvisati”, avrebbe chiesto la loro posizione e l’altezza del velivolo, non ottenendo più risposta. L’aereo, precipita in mattinata a 50 chilometri dalla meta, e causa la morte di 31 persone oltre alla squadra di calcio, mentre il destino sceglie di risparmiare tre giocatori, tra i quali il portiere Jakson Ragnar Follmann che, successivamente, subisce un delicato intervento chirurgico che provoca l’amputazione della gamba destra.
La disgrazia che ha colpito la rosa calcistica brasiliana, ci porta indietro nel tempo a ricordare quella che causò la fine del Grande Torino, allenato dal tecnico ungherese Egri Erbstein, nella tragedia di Superga, alla fine degli anni ’40, più precisamente il 4 maggio 1949. La leggenda della squadra torinese, che vinse 5 scudetti consecutivi del campionato italiano, si spezzò definitivamente in quel pomeriggio primaverile, in cui il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI andò a schiantarsi contro la Basilica di Superga, sulla collina del capoluogo piemontese.
Il Brasile piange le proprie vittime e anche Papa Francesco non ha fatto mancare il suo supporto nei confronti del popolo sudamericano in una delle sue Udienze Generali, esortando tutti a pregare per i giocatori deceduti e per le loro famiglie.

 

Renato Barbato, Riccardo Casiraghi, Andrea Leonardi, Barbara Mura e Lucia Voza