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Giappone in lacrime
l'erede non nascerà
La principessa Masako perde il bimbo. Impero senza discendenza
di RAIMONDO BULTRINI
Il primo segno infausto secondo il calendario buddista fu la data scelta - il giorno 13 - dal
Gran Maestro di Corte per confermare ufficialmente lo scoop del maggiore quotidiano giapponese:
la futura imperatrice, la principessa Masako, lady Diana d'Oriente, è incinta.
La notizia fece impennare la borsa di Tokyo, esultare i sudditi, schizzare l'audience di news e
tg speciali. Ma ieri, nel silenzio di ghiaccio dei lettori davanti alle edicole e nei comunicati
asettici letti da speaker di Stato sinceramente contriti, la notizia dell'aborto di Masako
è piombata come un fulmine nel cielo sereno della vigilia di un 2000 segnato dal radioso
evento previsto per agosto, quando l'erede di Jimmu Tenno, il Dio sceso 660 anni prima di Cristo
a governare la grande isola del Sol Levante, avrebbe preso il suo posto sul Trono del Crisantemo.
Per capire quanto potrebbe pesare questo mancato evento basta pensare che il Financial Times
azzardò un imminente rilancio dell' economia giapponese in conseguenza della nascita del
figlio di Masako, 36 anni, educata a Harvard e Oxford, timida e riservata, e del principe
ereditario Naruhito, 39 anni, bravo ragazzo testardo e intelligente. Sposati da sei anni, i due
principi hanno fatto del loro meglio per donare un erede all'imperatore in carica Akihito e alla
consorte Michiko. Erano ben consapevoli della posta in gioco, il rischio di estinzione entro il
2000 della Dinastia millenaria, soprattutto dopo che la moglie del fratello minore di Naruhito,
il principe Akishino, aveva partorito una dietro l'altra due belle femminucce, che per legge non
possono sedersi sul Trono.
Anche se dopo la sconfitta militare del 1945 l'Imperatore del Sol Levante non può
più autoproclamarsi Dio, una mai riformata legge dell'era Meiji (1868-1912) circoscrive
infatti ai soli eredi maschi la chanche di portare la corona che, per i sudditi, resta pur
sempre simbolo d'investitura celeste.
L'Anno del Dragone, temuto in tutto l'Oriente come foriero di potenziali sventure e sommovimenti,
sembra già mostrare dunque i segni della possibile decadenza nonostante la recente
ventata di patriottismo che ha permesso il ritorno dell'Inno imperiale nelle scuole e la
restaurazione, dopo mezzo secolo di divieto, della bandiera tradizionale di Tenno col sole rosso
e i raggi su sfondo bianco.
Quanto alla protagonista di questo brusco risveglio dal sogno, la principessa Masako, i sudditi
hanno seguito istante per istante la sua travagliata gestazione. I medici avevano abbondato in
esami e i cronisti in commenti lasciando intendere, i più informati, che tanti test
celassero un timore: che il feto potesse essere già senza vita nel grembo di Masako.
Era stata la stessa madre della principessa, moglie di uno dei più alti dignitari del
governo oggi in pensione, a dirsi rattristata "in ogni caso" per le condizioni della
figlia, costretta a quell'altalena di speranza e paura. Sentimenti, alludeva sua madre, che la
timida Masako era costretta a nutrire non solo per il suo bambino, ma per il futuro imperatore
del nuovo millennio, per il Messia di un Giappone da decenni in crisi d'identità.
Sarà stato per una premonizione che l'attuale principessa rifiutò per due volte di
cedere la sua mano al giovane Naruhito scomparendo per quattro anni nei college inglesi. Ma non
riuscì a sfuggire al destino che i genitori stabilirono per lei. "Ti ho promessa in
sposa", le disse il padre. Masako abbassò gli occhi e salì all'altare.
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