Tali sono la sua passione e il suo entusiasmo per la vita che, in qualunque forma animata essa si manifesti, Isabella se ne sente magneticamente attratta: e questo vale tanto per la ressa sudata di Venezia17, quanto per i nani e i mostri che ella esamina avidamente, in preda a una strana curiosità18.
Come la Bellonci scrive in un'altra sua opera, quello percepito da Isabella è il "piacere insospettato di scoprirsi davvero presenti alla vita quando ci si crede presenti per convenzione"19: un piacere tanto più sorprendente e potente se colto nonostante una lunga, sterile pratica della "grammatica cortigiana", nella costante esigenza di dissimulare la propria interiorità.
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17 "Percepivo per la prima volta nella mia vita l'odore della gente sconosciuta che ci cammina spalla a spalla: un singolare fastidio, misto ad inebriamento pungente per tutte le storie che mi passavano accanto, pareva toccarmi, anzi urtarmi a colpi di coda successivi" (Maria Bellonci, op. cit., pg. 68)
18 "Come a vent'anni ero curiosa di ogni forma vivente, volevo ritrovare l'armonia anche nella difformità dell'esistenza". (Maria Bellonci, op. cit., pg. 381)
19 Maria Bellonci, Segreti dei Gonzaga, Mondadori 1966, pg. 307
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