La mia bisnonna Teresa non era ebrea, né fu deportata nei campi di sterminio. Nascose per anni nella sua soffitta alcuni mobili e biancheria per la casa della famiglia Levi, proprietaria della fabbrica di fazzoletti a Calolziocorte, nella Valle San Martino, dove lavorava la nonna.
La famiglia Levi, originaria di Milano era una di quelle che riponeva l'ultima speranza nel denaro e tentava di passare la frontiera dal Lago di Como per arrivare in Svizzera, territorio neutro. Come molte altre famiglie ebree era lontana dal prevedere il massacro che stava per essere compiuto e che, affidando gli averi ad amici o conoscenti, confidava di poter riprendere la vita abituale una volta tornati in Italia.
La nonna non ebbe mai più loro notizie, né seppe se erano riusciti a rifugiarsi in Svizzera. Nessuno tornò a riprendersi gli oggetti, che rimasero in soffitta per molti anni. Oggi a casa mia c'è una grande tovaglia bianca, di fiandra, con ricamata la lettera 'L' di Levi.

Federica