Pubblichiamo qui le risposte del rinnovatore di Gioventù Studentesca e del creatore di Comunione e Liberazione, don Luigi Giussani, pervenute il 17 dicembre 2003 via e-mail ad alcune domande del preside prof. Innocente Pessina (a cura di Alberto Savorana, incaricato delle Pubbliche Relazioni di Comunione e Liberazione).


  1. Ottobre 1954: Lei introduce al Berchet il movimento di Gioventù Studentesca. Quali furono i presupposti ideali e ideologici che La indussero a promuovere tale movimento nel contesto di un Liceo con una tradizione come quella del Berchet?
    I presupposti ideali, che suggeriscono tutta la convivenza che ebbi con i ragazzi - e i professori - del Liceo Berchet di Milano, furono la passione per una esistenza più felice, amante della verità, e per una volontà più libera e ardente di interesse alla storia patria e alle vicende della folla di popolo.
     

  2. Trovò da parte dei colleghi del corpo docente e dell'allora Preside, Prof. Yoseph Colombo, un atteggiamento di apertura o piuttosto di avversa polemica nei confronti del rinnovato movimento giessino?
    Trovai un atteggiamento molto singolare: da una parte, l'ardore per una difesa della ragione e del pensiero, così come i tempi dell'evo moderno esigevano che si facesse: questo specialmente nella lettura e nell'interpretazione degli schemi ideologici più facilmente riconosciuti dal popolo. D'altra parte, il pensiero filosofico e i sentimenti popolari, avendo abbandonato poco o tanto gli schemi tradizionali, aprivano la strada ad una dialettica vivace cui i giovani non erano abituati, pur stimolati dalle nuove presenze.
     

  3. Può raccontarci qualche aneddoto che illumini la reazione degli studenti e delle famiglie al diffondersi del movimento giessino all'interno del Berchet?
    Forse uno dei momenti più interessanti al ricupero di un cammino personale e di una tendenza spiritualmente più persuasiva, è stato quello avvenuto in una classe della sezione E del Liceo. Alle affermazioni del professore di Religione, che poteva sembrare recitasse scontati giudizi, dall'ultimo banco "di quartiere" (così si chiamavano all'epoca le file dei banchi) si alzò la mano di uno scolaro che più intelligentemente, sostenendo l'esigenza di una chiarificazione, disse: «Lei, professore, non può dire che la posizione persuasiva fosse quella di cui lei era certo; lei avrebbe dovuto cautamente presentare il problema lasciando tutto l'interrogativo in esso formulato; avrebbe dovuto dire: 'A me sembrerebbe...'». Dopo questa chiarificazione il docente avrebbe potuto concludere: «A me sembra giusto esprimere le mie indicazioni come solido tentativo di spiegazione, e non come ripetizione di una soluzione già scontata». Ma il ricordo di questa conclusione può spiegare anche ora l'acutezza delle riflessioni e la libertà delle operazioni che avvenivano in classe.
     

  4. Qual è nella sua lunga vita il riscontro, il patrimonio maturato in ben undici anni di insegnamento al Liceo Berchet?
    Molto semplicemente, anche se candidamente, il riscontro è una emozione di fronte ai problemi vivi; e un desiderio più umano e civile di un destino comune.
     

  5. Raccontano di un metodo di insegnamento allora inusitato: in cosa consisteva quel metodo e perché rimane nella memoria di tanti alunni quel suo stile?
    Le risposte alle domande immediatamente antecedenti già indicavano una spiegazione a questa domanda. Si può aggiungere e comprendere il punto di vista che le ha dettate, sottolineandone l'affezione forse maggiore al rischio del tempo.
     

  6. Quali fra i molteplici rapporti umani da Lei intessuti negli undici anni della Sua permanenza al Berchet sono continuati in modo significativo, anche dopo che Lei lascià il nostro Liceo?
    L'atteggiamento pià significativo del fatto che la scuola di Religione costituì un importante punto nodale per tanti giovani frequentatori del Liceo, sta in questo: di fronte agli avvenimenti più problematici della esistenza, per molti ragazzi è continuata quella familiarità tra cattedra e scolaresche che costituisce un fattore, forse il più interessante, nell'avventura della vita.
    Grazie.