Propongo qui di seguito anche i ricchi e variegati commenti lasciati da studenti e insegnanti:
Jacopo Busnach Ravenna (I G) - Benché mi trovi d’accordo con la qui presente lettera, che considero di fondamentale importanza in un momento di tensione qual è quello che stiamo attraversando, e ritenga necessario essere pienamente solidale con il dott. Borrelli – vilmente attaccato proprio dall’organo istituzionale deputato a difenderlo – sento il bisogno di esprimere la mia perplessità rispetto ai toni con cui viene definito l’attuale Premier. Infatti, nonostante un comportamento che giudico essere stato a più riprese ambiguo e delegittimante le istituzioni, credo che solo per il ruolo istituzionale che rappresenta, all’On. Berlusconi vada portato rispetto, in virtù della fiducia che milioni di italiani (mio malgrado!) hanno deciso di concedergli il 13 maggio.
Haydeè Longo (1H) – Non sono d’accordo!!!
Jacopo Busnach Ravenna (1G) – E perché? Motiva la tua risposta!
Giorgio Luppi (insegnante) – Nonostante certi toni un po’ enfatici del procuratore, l’attacco del governo alla magistratura e alla sua indipendenza sono un attacco all’uguaglianza giuridica dei cittadini e devono essere criticate e nei limiti del possibile bloccate per salvaguardare la nostra libertà.
Giulia Campignano (5G) – Sono d’accordo e spero che continuando a gridare anche quelli + sordi sentano… w la giustizia abbasso l’ipocrisia…
Dora Silocchi (5G) – Spero che questa lettera possa essere la testimonianza per Borrelli che tutti i giovani che ammirano la giustizia e la sua importanza sono dalla sua parte contro valori infondati come l’ipocrisia. Concordo pienamente con ciò che la lettera vuole trasmettergli.
Pier Angela Bianco (insegnante) – Come uno dei milioni di persone che ha votato per l’on. Berlusconi e come docente educatore esprimo il mio schifo perché in una scuola, luogo di confronto democratico di idee e luogo di educazione e di rispetto del diverso, non si sappia far altro che volgarmente insultare e violentemente delegittimare. Questa cultura mi è estranea, io, e come me molti, ho un altro DNA culturale intellettuale ed etico. Non rispondo perciò alla sostanza della lettera. Mi limito a una considerazione: che pena!
Elisa Campagnoli, Andrea Lisa, Falco Francesca (5D) – Appunto perché la scuola è un luogo di dibattito e di scambio di idee è importante creare un luogo di protesta a un regime falsamente democratico fondato sul potere economico e mediatico (vedi Emilio Fede e letterine di Passaparola), che vuole privatizzare la magistratura come la scuola e la sanità. Una raccolta di firme è l’arma più democratica che conosciamo per opporci ad un attentato alla giustizia. Salute alla gentile professoressa Pier Angela Bianco.
Anonimo – Certe cose non si possono dire, … bisogna agire nell’ombra S.V.B.E.E.Q.V.
Rocco Polin (1H) – Cara Prof., non ho capito perché la sua cultura le impedisce di rispondere alla sostanza della lettera; anzi, mi pare proprio che il non farlo vada in direzione opposta rispetto alla sua voglia di confronto e dibattito.
Mario Vanni (3F) – Condivido le osservazioni del prof. Luppi sull’eccesso dei toni (enfatici); condivido altrettanto il contenuto della lettera.
Anonimo – Bella Fede!
Enrico Pelagatti (1H) – Dal momento che l’"On." Silvio Berlusconi è fermamente convinto della sua innocenza nel processo SME (Corriere della Sera del 19/01), se si presentasse al processo come è dovere di ogni cittadino e "eventualmente" dimostrasse la sua innocenza invece di addurre pretesti quanto meno discutibili, forse cadrebbero i "volgari insulti" e le "violente delegittimazioni" citate dalla prof. Bianco, ammesso che ce ne siano.
Guido Panseri (insegnante) – La magistratura milanese è dunque «imbecille» (sine baculo). Vede, caro Federico, il problema sta proprio nell’indicare quale bastone debba essere di sostegno alla Giustizia. La legge o il consenso? E quale la relazione fra i due corni? Il problema è comunque fondamentale. Perché non discuterne in profundis?
Paolo Cappelleri
(3H) – Che la politica di oggi in
Italia fosse un gran "magna magna" di onorevoli commensali che spesso non pagano
il conto alla cassa mi sembrava fosse già stato palesato dalla triste fuga
tunisina di Craxi.
Altrettanto chiaro mi pare il fatto che in
dieci anni nessun politico ha avuto il coraggio, o forse qualcos’altro glielo ha
impedito, di dimostrare a noi altri, forse pieni di pregiudizi o forse no, che
in realtà il politico, quello con la "P" maiuscola, lavora dalla mattina alla
sera per i suoi compaesani, concittadini & connazionali & che non c’entrano
nulla il soldo, l’interesse & il potere.
Non vorrei giudicare oltre queste scelte,
vorrei però sottolineare lo scarso senso civico di coloro che invece di
attenersi alle leggi, che ricordo, senza usare alcun condizionale, sono uguali
per tutti, hanno preferito screditare un’intera istituzione, la giustizia, che
nel silenzio lasciato dai sacrifici di Falcone e Borsellino svolge quello che
per certi aspetti può apparire il mestiere più triste.
Essere giudice significa giudicare in terra il
bene & il male & quindi avere ascritti a sé compiti tanto complessi che una
volta appartenevano a una dea.
& poiché comunque significa essere prima di
tutto uomini & porsi a un livello più alto dei propri simili imputati, sia
almeno la magistratura lasciata indipendente & autonoma, sia mantenuta la sua
funzione pubblica.
Non vedo comunque la necessità di schierarsi a
difesa dei magistrati, che hanno in coerenza & serietà gli strumenti più
efficaci per partecipare insieme a tutti gli altri lavoratori al miglioramento
del nostro paese.
A noi invece spetta "resistere, resistere,
resistere come su una irrinunciabile linea del Piave" coltivando & difendendo
gli ideali (non le ideologie!) di uguaglianza, libertà & giustizia, pronti a
pagare i debiti che disgraziatamente contrarremo con la società.