Emilio Isgrò dialoga con gli studenti del liceo classico Berchet
“La cancellatura non è una banale negazione ma l’affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un segno negativo in gesto positivo”. Così l’artista siciliano di fama internazionale si presenta al giovane pubblico dell’istituto di via Commenda raccontando la sua poetica e la sua identità artistica. Isgrò si presenta come ‘salvatore’ della parola: nel momento in cui la nasconde ne esalta la potenza e la preserva dall’abuso del tiranno. “In questo sta la netta distinzione fra cancellatura e censura” ribatte alla questione sollevata da uno degli studenti.
Vengono proiettati i momenti salienti della sua carriera, esposizioni ed opere che caratterizzano la sua ispirazione. Sul volto di tutti ammirazione e smarrimento. ll percorso dell’artista é tormentato e nello stesso atto di perdersi nella sua arte emerge la potenza della sua opera. “La consapevolezza riaffiora solo quando l’opera è completata”, ammette.
Una personalità poliedrica nutrita dalla “filosofia della nostra terra, dalle leggende arabe e dalla tradizione popolare siciliana”. “Da quale artista novecentesco ha tratto ispirazione?” si sente chiedere dal pubblico; “da tutti ho preso e da tutti mi sono distaccato”, è la sua affermazione.
Un atto, quello artistico, che non può prescindere dalla politica, soprattutto quando si tratta delle parole sfruttate, manomesse, cancellate. “Le parole, usate in maniera scorretta, stanno distruggendo le democrazie”. Inevitabile, a questo punto, un riferimento alle recenti elezioni presidenziali americane: “Trump ha promesso tante cose in campagna elettorale, ma sinora non ne ha rispettata neanche una”.
L’artista illustra il percorso che l’ha portato da Barcellona Pozzo di Gotto (dove è nato nel 1937) fino alle gallerie d’arte contemporanea più prestigiose al mondo (dal 28 giugno al 25 settembre scorso una vasta collezione è stata esposta a Palazzo Reale a Milano). Si passa dalle sue opere iniziali, che ancora vivevano un profondo legame con la poesia -la sua prima forma d’espressione- alle sue celeberrime cancellature, viaggiando attraverso le sue opere “provocatorie” e le sue sculture, tra cui il Seme dell’Altissimo realizzato per Expo 2015.
Il maestro ha voglia di parlare e di scherzare, ma soprattutto di educare: “l’arte è una delle più alte forme di educazione umana, una codificazione del linguaggio e dell’emozione in un esito estetico”. A quanto pare il suo sogno era diventare un professore: “nell’essere artista, in parte, l’ho realizzato”.
È stato un incontro interessante, carico di spunti e suggestioni. Del maestro ci ha colpito la grande saggezza e la lucida ironia: nella sua ricerca artistica avviene una perfetta sintesi tra arte, pensiero ed emozione e prende forma la questione della dialettica tra la dimensione dell’essere e dell’esserci (e cioè dell’apparire), che nelle sue opere viene costantemente messa in discussione, come l’identità dell’uomo che oscilla tra verità e idea, tra realtà e fantasia.
Bianca Curioni, Marta Manara, Marco Palombelli, Viola Panigada, Pietro Zocche
Preside (Prof. D. Guglielmo)
Dirigente Scolastico