L’Apartheid come crimine internazionale
L'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, votata dall'Assemblea Generale nel 1973 e entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid) ed è stato recentemente inserito nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire.
 

 

L'apartheid in Sudafrica
In Sudafrica mentre i neri costituivano l'80% circa della popolazione, i bianchi si dividevano in coloni di origine inglese e afrikaner. Gli inglesi che costituivano la maggioranza della popolazione bianca, erano da sempre favorevoli ad una politica razzista.
Con le elezioni del 1924 vennero introdotti nel paese i primi elementi di segregazione razziale. Ma nel 1939 Jan Smuts (ex capo del governo africano) tornò al potere e il nazionalismo afrikaner non poté proseguire il suo progetto politico.
 
Durante la seconda guerra mondiale un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo completò la teorizzazione del progetto dell'apartheid.
La filosofia dell'apartheid affermava di voler dare ai vari gruppi razziali la possibilità di condurre il proprio sviluppo sociale in armonia con le proprie tradizioni. Come si sarebbe visto, questa giustificazione non era che un paravento per una politica razzista.
Venne creata un'organizzazione segreta per promuovere gli interessi degli afrikaner.
 

L'ISTITUZIONE DELL'APARTHEID

 

Nel 1956 la politica di apartheid fu estesa a tutti i cittadini di colore compresi gli asiatici. Negli anni 60 3,5 milioni di neri, chiamati Bantù, furono sfrattati con la forza dalle loro case e reinsediati nelle “homeland del sud”. I neri furono privati di ogni diritto politico e civile.
Potevano frequentare solo l'istituzione di scuole agricole e commerciali speciali. I negozi dovevano servire tutti i clienti bianchi prima dei neri.
Dovevano avere speciali passaporti interni per muoversi nelle zone bianche, pena l'arresto o peggio.
 

 

Lotta contro l'apartheid
In un primo tempo sia neri che bianchi, organizzarono proteste contro l'apartheid, che venivano puntualmente soffocate con brutalità dalle forze di sicurezza governative.
Nel 1960 l'ANC insieme a un gruppo di soli neri, il Pan-African Congress of Azania, utilizzò per la prima volta la forza; l'ANC, che aveva una solida tradizione pacifista, si limitò agli obiettivi strategici come distruggere le centrali elettriche (motivo di arresto del futuro presidente Nelson Mandela) e altre infrastrutture, mentre il Pan-African Congress si dedicò ad atti più casuali e più generali di terrorismo.

 

Nel 1975 i burocrati decisero di fare rispettare una legge a lungo dimenticata: ogni norma doveva essere scritta in lingua africana. Questa legge si estese presso tutte le scuole in cui, sia insegnanti che alunni dovevano tenere le lezioni nella lingua dettata; in molti si opposero e vennero espulsi dalle scuole.
Questa era solo una delle tante leggi imposte e gran parte della popolazione nera che quasi sempre rifiutandosi di rispettarle scatenava rivolte e proteste per far si che il governo cadesse.

 

 
Fine dell'apartheid

 

Con la liberazione di Nelson Mandela negli anni ‘90 ci fu la fine dell’apartheid: le ultime elezioni hanno visto la schiacciante vittoria dell'ANC che ha promulgato una nuova costituzione totalmente democratica e da allora governa ininterrottamente il paese, prima con Nelson Mandela.