BANTUSTAN

Il termine bantustan si riferisce ai territori del Sudafrica e della Namibia assegnati alle etnie nere dal governo sudafricano nell'epoca dell'apartheid.

La parola fu usata per la prima volta nei tardi anni '40 e deriva da bantu, che significa "gente", "popolo" nelle lingue bantu e -stan, che significa "terra" in persiano.
Il termine ufficiale usato dal governo bianco era homeland ("terra natìa" in inglese, corrispondente all'afrikaans tuisland); "bantustan" veniva generalmente usata in senso peggiorativo dai critici dell'apartheid, ed è rimasto come termine più comune.

 

Negli anni del regime dell'apartheid voluto dal National Party allora al governo, le diverse etnie nere furono costrette a trasferirsi nei bantustan loro assegnati, e le loro possibilità di spostarsi sul territorio sudafricano furono fortemente limitate. I bantustan erano ufficialmente regioni autogovernate, ma di fatto erano dipendenti dall'autorità del governo sudafricano bianco.
 

 

Storia dei bantustan

 

Già da molto prima dell'ascesa del National Party (avvenuta nel 1948), e in particolare nel 1913 e nel 1936, i governi sudafricani avevano stabilito "riserve" per le etnie nere, con l'intento di segregarle dai bianchi.
Quando il National Party salì al governo, il ministro per gli "affari nativi" Hendrik Frensch Verwoerd riprese queste iniziative, introducendo una serie di misure che avevano lo scopo di assicurare che i bianchi africani costituissero una maggioranza demografica nel Paese.

 

Ufficialmente, Verwoerd sosteneva che i bantustan erano le "terre natìe" (homeland) dei popoli neri a cui erano assegnati.
Nel 1951, il governo di Daniel Francois Malan ufficializzò i bantustan con il Bantu Authorities Act. I bantustan costituivano circa il 13% del territorio sudafricano.
I capi tribali locali furono costretti a governare sui bantustan, e quelli che si opposero furono deposti e sostituiti con la forza.
Nel tempo, nei bantustan emersero elite di neri che avevano interessi finanziari nel mantenimento di questo sistema, e che contribuirono a consolidarlo, sebbene il loro potere fosse quasi completamente dipendente dal supporto del governo sudafricano bianco.
Il ruolo delle homeland fu esteso nel 1959 con il Bantu Self-Government Act, che stabilì il principio dello "Sviluppo Separato" (Separate Development), che includeva quello dell'autogoverno dei bantustan.
Contemporaneamente, i neri persero i pochi diritti che ancora potevano vantare nel Sudafrica, e venne cancellato qualsiasi residuo della loro "cittadinanza" sudafricana.
Il processo fu completato dal Black Homelands Citizenship Act del 1970, per cui tutti gli ex cittadini neri del Sudafrica divennero automaticamente cittadini del loro bantustan di appartenenza (in funzione del loro gruppo etnico), a prescindere dal fatto che vi avessero mai effettivamente messo piede.
Le basi sulle quali venne stabilita l'appartenenza "etnica" dei cittadini neri furono largamente arbitrarie, soprattutto nel caso dei moltissimi neri di sangue misto (per esempio i "cape coloured").
Seguì un periodo di trasferimento coatto dei neri nella loro "homeland", con circa 3,5 milioni di persone espulse dalle loro abitazioni fra gli anni '60, '70 e '80.

 

Il governo fu esplicito nel dichiarare che l'intento ultimo dello Sviluppo Separato era l'espulsione di tutti i neri dal Sudafrica. Come disse il ministro Connie Mulder il 7 febbraio 1978
“Se la nostra politica viene perseguita fino alla sua logica conclusione per quanto concerne i neri, non resterà neppure un nero con cittadinanza sudafricana. Ogni nero sarà sistemato in uno Stato indipendente in modo onorevole e questo Parlamento non sarà più tenuto a occuparsi politicamente di queste persone”
 
Il primo bantustan a ottenere l'indipendenza fu il Transkei, nel 1976. Nessuno dei bantustan, tuttavia, fu mai riconosciuto all'estero come stato indipendente. I territori dei bantustan erano frammentati in numerose enclavi, con confini tracciati secondo principi spesso piuttosto macchinosi. In un caso, un'ambasciata sudafricana (nel bantustan di Bophuthatswana) dovette essere spostata perché ci si accorse che era stata erroneamente costruita su territorio formalmente sudafricano.
Questo sistema fu esteso dal governo sudafricano anche all'Africa del Sudovest (oggi Namibia), dove furono creati dieci bantustan.

 

Vita nei bantustan

 

I bantustan erano tutti estremamente poveri. Uno dei motivi di questa povertà era che il governo sudafricano aveva deliberatamente tracciato i confini delle homeland in modo da escludere le zone in cui si trovavano risorse naturali o industrie. La disoccupazione era altissima.
La principale fonte di denaro era costituita da casinò e locali per adulti, che il governo sudafricano aveva vietato come "immorali" sul proprio territorio. Il potere delle elite nere dei bantustan era fondato soprattutto su queste entrate; furono costruiti in questo periodo luoghi come Sun City, la "Las Vegas" del bantustan Bophuthatswana.
 
Tuttavia, i bantustan sopravvivevano soprattutto grazie ai sussidi inviati dal governo sudafricano (per esempio,le donazioni da Pretoria costituivano l'85% delle entrate del Transkei alla metà degli anni '80).
La corruzione dei governi dei bantustan faceva sì che questi sussidi non avessero alcun effetto benefico sulla qualità della vita della popolazione. La maggior parte degli abitanti dei bantustan erano costretti a cercare lavoro come "ospiti" nel territorio del Sudafrica.

 

Dopo il 1994

 

Con la caduta del regime dell'apartheid, i bantustan cessarono di esistere e vennero gradualmente reincorporati nella Repubblica del Sudafrica. Questo processo fu, per ovvi motivi, una delle massime priorità del programma di riforme dell'African National Congress, e fu in larga misura pacifica, sebbene alcune delle elite nere dei bantustan opponessero qualche resistenza.
Particolarmente difficile fu lo scioglimento dei bantustan di Bophuthatswana e Ciskei, che richiese l'intervento delle forze di sicurezza sudafricane nel marzo del 1994.