La Pirelli fu fondata a Milano nel 1872 nel quartiere della Bicocca dall'ingegnere brianzolo Giovanni Battista Pirelli, per la produzione di manufatti di gomma. Inizialmente si chiamava "Pirelli & C. Società in Accomandita Semplice".


Logo della Pirelli

Dopo pochi anni entrò nel settore della produzione di cavi, e verso la fine del XIX secolo in quello degli pneumatici. All'inizio del Novecento la società si espanse all'estero, prima in Spagna, poi anche in Gran Bretagna e in Argentina. Negli anni venti iniziò la presenza nelle gare automobilistiche, che è proseguita fino ai giorni nostri e che ha visto numerose vittorie di gran premi di Formula 1 e nella Mille Miglia. Nel settore degli pneumatici, è da ricordare l'introduzione nel 1948 del radiale Cinturato, e negli anni ottanta quella dello pneumatico ribassato. Nel comparto dei cavi, le principali tappe tecnologiche arrivarono nel 1927, con la produzione del primo cavo con isolamento in olio, e negli anni ottanta con la realizzazione dei cavi a fibre ottiche. Negli anni settanta il gruppo sostenne una fusione con la britannica Dunlop, e nel 1986 tentò invano di acquistare la tedesca Continental. Subito dopo questa fallita acquisizione, Tronchetti Provera diventò amministratore delegato della Pirelli, di cui cominciò a dimezzare i precedenti debiti. Sei anni dopo salì anche alla sua presidenza, a causa del rifiuto del cognato Alberto Pirelli. Alla fine del XX secolo il gruppo si è notevolmente evoluto, anche grazie ad una serie di acquisizioni Attualmente la Pirelli è operativa in vari mercati fra i quali, oltre al classico settore degli pneumatici con Pirelli Tyre, il settore immobiliare con Pirelli Real Estate, e dal 2001 il settore della telefonia con Olimpia SpA, che controlla Telecom Italia. Altre società del gruppo sono: Pirelli Labs, motore della sua innovazione tecnologica; Pirelli Ambiente, attiva nel settore ecologico; Pirelli Broadband Solutions, attiva nelle tecnologie avanzate e nelle nanotecnologie. Il quartiere milanese della Bicocca, nel Novecento ha ospitato il principale stabilimento della Pirelli fino al recente passato. 

 

LA NUOVA SEDE DELLA PIRELLI

La nuova sede della Pirelli & C. Real Estate, il ramo immobiliare dell'azienda, rappresenta uno degli interventi architettonici più rilevanti all'interno del nuovo polo urbano della Bicocca, sorto nel nord-est di Milano sui 750.000 mq delle aree dismesse degli stabilimenti Pirelli. La nuova sede sorge nel comparto dell'area che il Gruppo Pirelli si è riservato, situandosi tra il Centro ricerche della stessa società e l'antica residenza della "Bicocca degli Arcimboldi".


La nuova sede Pirelli, costruita intorno alla vecchia
torre di raffreddamento


La Vecchia torre di raffreddamento

Fulcro sia fisico sia progettuale del nuovo edificio è l'alta torre di raffreddamento, conservata dal precedente insediamento industriale quale segno di ideale connessione tra la nuova e la vecchia società industriale. Appoggiato su un basamento di due piani fuori terra coperto a verde che accoglie i parcheggi e il portico d'ingresso principale, si alza un edificio di 50 metri di forma cubica. Il volume interno a tutta altezza che racchiude la torre, distribuisce su tre lati gli uffici societari e si completa con una quarta facciata interamente vetrata rivolta verso l'edificio storico della "Bicocca degli Arcimboldi", sul lato di viale Sarca.
Le ali nord e sud, organizzate ad open space, si affacciano direttamente, oltre che all'esterno, sulla hall centrale con una vetrata a tutta altezza che consente un rapporto visivo diretto con la monumentale torre di raffreddamento completamente ristrutturata, il cui interno ospita sale riunioni e spazi di rappresentanza (tra cui al piano terra una sala conferenze di circa 350 posti) collegati agli uffici tramite quattro passerelle aeree. L’ultimo piano è invece destinato alla sala consiglio dell’azienda.

Completa l'opera una copertura della hall centrale in vetrocemento, da cui si accede al soprastante eliporto.
 

TESTIMONIANZA DI UN DIPENDENTE


La Fabbrica Pirelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo stabilimento Pirelli è conosciuto come la Bettonica. Non si può parlare di gomma senza che venga in mente il pirelli del Ponte Seveso. È lui che completa le signore deficienti di seni, di spalle, di fianchi, di cosce, di polpacci, ecc. C'è della gente che vede nell'ingegnere G. B. Pirelli un uomo fortunato. Ma io non attribuisco la sua fortuna al semplice caso. Perché se è vero che si può accumulare un ingente capitale con un cervello mediocre, è anche vero che per sviluppare una grande industria bisogna aver ingegno e dell'ingegno non comune. Fatta questa concessione, il signor Pirelli, piccolo, magro, asciutto, figlio di un portinaio del lago Maggiore, con 61 anni sulla groppa, rimane dinanzi il pubblico come il modello dei grandi industriali milanesi giunti alla ricchezza con pochi anni di lavoro. Egli è un arrivato. Trent'anni fa il signor Pirelli, industrialmente parlando, era uno zero. Nel '97, se mi ricordo bene la data, egli ha potuto invitare tutti i suoi impiegati all'Eden a commemorare con loro la fondazione o l'inaugurazione del suo stabilimento divenuto una miniera aurifera. In venticinque anni egli si è trovato in mezzo ai suoi cooperatori come un milionario. E io che ero fra gli invitati, al caffè, chiacchierando con alcuni commensali, facevo delle comparazioni. Fra gli invitati c'era la rappresentanza operaia: composta di operai che avevano incominciato con lui e cooperato alla vittoria dello stabilimento fino dai primi momenti: - Ebbene -domandavo agli amici - voi li vedete: sono rimasti i salariati a quindici o a diciotto centesimi l'ora. - È il segreto – aggiungeva  un impiegato che mi era vicino -delle fortune del giorno d'oggi. La grande industria - ci diceva -arricchisce colui che compera a giornata la forza di lavoro di tanti uomini e di tante donne e lascia tutti gli attori e le attrici del dramma industriale allo stato di salariati.


Il borgo Pirelli, abitazione dei dipendenti della fabbrica

Che cosa sarà il nostro padrone fra altri 25 anni, quando commemorerà le nozze d'oro del suo stabilimento? Adesso è gerente della ditta e come tale ha due stipendi di venti mila lire l'anno; il primo per l'industria della gomma e il secondo per l'industria dei cavi marittimi. Una miseria se non vi si aggiungesse il venticinque per cento su tutti gli utili netti. Noi, che siamo ai registri, sappiamo che gli utili netti non sono mai meno di seicento mila lire l'anno. Le quaranta, unite alle 600, sommano a 640 mila. E i dividendi? Voi sapete che la storia dello stabilimento conta un anno di crisi, l'anno terribile in cui le azioni precipitarono da 500 alle 200 e perfino alle 150 lire. Era venuto su in Narni, nel circondario di Terni, uno stabilimento che faceva una concorrenza terribile al nostro. Il Pirelli, nostro padrone, si è valso del panico per comperare tutte le azioni sul mercato. E così oggi noi lo abbiamo sul mastro come il più grande azionista. Ora le azioni del capitale sociale di cinque milioni e mezzo hanno una media del dieci per cento all'anno. C'è stato un anno in cui il dividendo è salito fino all'undici e mezzo e c'è stato qualche anno in cui è disceso fino all'otto. Ma anche all'otto voi vedete che l'azionista impiega bene i suoi denari. Se teniamo conto che la ditta gli ha fatto fabbricare una villa principesca quasi di faccia allo stabilimento, una villa che costerà agli azionisti più di 350.000 lire, col terreno che ne costò 90.000, noi ci troviamo di fronte a un uomo che intasca, in interessi, dalle 500 alle 600,000 lire l'anno, senza tener calcolo del capitale privato ch'egli ha impiegato in altre speculazioni estranee a quelle dello stabilimento. Lo stabilimento Pirelli ha tre riparti. Il primo fabbrica valvole, tamponi, radir, pneumatiche per le biciclette, attrezzi per le macchine, tappeti. È in questo riparto che si fa la depurazione, l'essiccazione e la miscela della gomma. Il secondo produce palle, palloni, oggetti di merceria e di chirurgia, giocattoli, vestiti, tessuti impermeabili, fili elastici per le scarpe, tessuti di gomma, ecc. Il terzo tratta la partita dèi cavi sottomarini, la rivestitura dei fili per la trasmissione, come i fili telefonici, i fili per i campanelli elettrici, ecc. Il personale occupato dallo stabilimento spiega il perché le masse salariate rimangono povere e gli azionisti diventano ricchi. Lo stabilimento Pirelli occupa 1200 operai, 1300 operaie e duecento fra impiegati e impiegate. L'operaia ha un fisso di sette centesimi l'ora, aumentabile di un centesimo ogni sei mesi fino al raggiungimento della giornata di una lira. Gli aumenti successivi sono fatti da un anno all'altro e si fermano alla giornata di L. 1,40, il massimo del salario per la donna. Le caposale sono cinque e possono arrivare fino alla giornata di tre lire e le caposquadre sono una cinquantina e vanno fino a L. 1,80 al giorno. La condizione dell'uomo è migliore. L'operaio è pagato 15 centesimi l'ora e qualche volta anche diciotto. Il sistema d'aumento per l'uomo è identico a quello della donna. Aumenta un Centesimo ogni sei mesi fino alla giornata di Lire 2,50. L'orario per i lavoratori e per le lavoratrici è questo: d’estate la campana suona un po’ prima delle sette. Alle sette devono essere tutti nello stabilimento. Il lavoro cessa alle 12,30. Lo stabilimento non ha locali per i pasti. Operai e operaie sono obbligati a mangiare di fuori, seduti a terra addossati al muro o in piedi, col cartoccio in mano e la micca sotto l’ascella. Alcuni vanno nelle osterie vicine, dove si abitua il palato a tutte le porcherie. Quando piove è una desolazione. La popolazione del commendatore Pirelli, il quale fa colazione nella sontuosa villa della via Seveso, deve ricoverarsi sotto i portoni e mangiar come dio vuole, coi piedi nel bagnato e nelle pozzanghere. Il lavoro viene ripreso alla una e mezzo e non viene smesso che alle sei, ora di uscita. D'inverno si entra alle 7,30m, (si cessa alle 12 e mezzo, si ricomincia all'1 e mezzo e si esce alle 6 e mezzo. In una parola l’orario è di undici ore con un intervallo di un’ora x il pasto del mezzogiorno.


Operai in manifestazione

È giusto, dite, che l’avidità di guadagno del gerente e degli azionisti costringano più di 2500 lavoratori e lavoratrici a saltar via la colazione? È umano che coloro che fanno colazione alle otto alle nove nel salotto, obblighino gli stomachi della folla degli opifici a rimanere digiuni fino alle dodici e mezzo? Pare di sì, perché gli operai e le operaie se ne sono lamentati più di una volta, ma la direzione ha sempre risposto con dei rifiuti. L'orario è lungo, troppo lungo e la giornata è bassa, troppo bassa! non crediate che ci sia penuria di braccia. C'è sempre a disposizione della segreteria mano d'opera, una lista di concorrenti da rinnovare tutti i riparti due volte. L’ufficio della segreteria è come un ufficio di questura. Si occupa di tutti i precedenti dell’aspirante. Prima di registrarlo come possibile, l’impiegato lo guarda, lo studi, lo interroga. Coloro che hanno la sfortuna di avere in tasca un giornale sovversivo o al collo una cravatta scarlatta, o in mano un cappello sbarazzino sono congedati con la solita frase che:” per il momento non c’è bisogno di personale” Sono considerati come anarcoidi. La faccia fa parte delle raccomandazioni. Una cera coi bitorzoli, una cera truce, una cera di brigante o di patito, una cera non aperta come un libro stampato viene messa alla porta senza speranza. I registrati sibili sono studiati intimamente dal giorno che hanno lasciato la scuola e devono presentare con la domanda i benserviti, il certificato vaccinazione, la fede di nascita i In fedina criminale. Una volta che l'ufficio della segreteria ha in mano i documenti voluti manda un incaricato ad assumere informazioni dappertutto. Se l’aspirante è di buona condotta e non si occupa di politica, riceve l’invito di presentarsi il giorno tale all'ora tale con un modulo da farsi riempire all'Istituto per gli Infortuni sul lavoro di via Paolo Sarpi, (perchè nessuno viene accettato nello stabilimento senza il certificato medico di essere fisicamente sano. Il nostro stabilimento paga al direttore dell'Istituto cinquanta centesimi per visita.

Gli epurati, come si chiamano quelli usciti dalle indagini come aspiranti possibili, sono invitati a presentarsi senz'essere sicuri di essere scelti. L'ultima parola la deve pronunciare la commissione composta dall'Ingegnere Edoardo Parondi. capo dell'ufficio impianti, dal signor Francesco Piazza, direttore della fabbrica e dal signor Emilie Calcagna, l'ispettore dello stabilimento che la presiede. Se la commissione o consiglio risponde: "Va bene, ti scriveremo", vuoi dire ch'egli non lavorerà mai per il Pirelli. Se piace, viene assunto subito e invitato a presentarsi alla campana dell'indomani.

L'età dell'aspirante ha pure un gran peso sulla scelta. La norma generale è che si escludano senza discussione tutti gli uomini che sono al di là dei quaranta e le donne oltre i trenta. Ma la pratica è assai più restrittiva del regolamento. In verità non si scelgono che le donne fra i 15 e i 20 e gli uomini fra i 15 e i 25. La massa è pagata a quindicina. Ma chi ha bisogno può presentarsi all'ufficio dei pagamenti ogni sabato. In generale non sono che alcuni uomini che riscuotono il settimanale. Le donne aspettano quasi tutte fino alla fine della quindicina.


Scioperanti Pirelli caricati dalla Polizia

Il giorno della quindicina si distribuiscono alla popolazione lavoratrice dalle 55 alle 60.000 lire. Il pagamento è fatto in questo modo: gli assistenti di fabbrica vanno all'"ufficio paga" a ritirare i libretti degli operai. A ciascun libretto è unito un Bacchettino di carta legato nel quale è la quindicina.

Ho già detto che gli impiegati sono circa duecento. Salto i grossi impiegati come il Calcagna, il Piazza, il Frettino, procuratore, perché costoro, oltre allo stipendio di 600 o 700 lire il mese, hanno gratificazioni annuali di 4 o 5 mila lire e una interessenza nell'azienda che produce loro una gratificazione maggiore; come  tre capi riparto e i diciassette o diciotto capi sezione, perché il loro stipendio varia dalle 200 alle 400 lire e perciò li metto fra quelli che incominciano a lambire l'agiatezza. Il grosso degli impiegati, se si tiene conto degli stipendi che paga il comune, è trattato miserabilmente. L'apprendista impiegato lavora un anno gratis o per una gratificazione di 100 lire e poi va a trenta lire. È il vecchio sistema che affama la gioventù. La gioventù ha bisogno di farsi le ossa e il padrone in carne le da meno! La scala degli stipendi è dunque dalle trenta alle duecento lire al mese. Ma fra i 200 non sono che quattordici o quindici che abbiano raggiunto lo stipendio massimo. Parecchi di noi, dopo otto anni di servizio, sono ancora alle cento e alle centoventi. lo, per esempio, dopo diciassette anni, sono appena al di là delle 160. Voi vedete che dal Pirelli non c'è avvenire, perché l'impiegato è sicuro che la sua giornata massima non andrà mai oltre le sei lire e centesimi! Anche la gratificazione che riceve ogni impiegato è magra. Non è che una percentuale, su per giù, di 47 lire per cento, in marzo, dopo il bilancio. Voi vedete che c'è poco da stare allegri.

La consolazione è che il nostro padrone guadagna più di mezzo milione ogni dodici mesi!

[da Paolo Valera, "Le terribili giornate del maggio '98", (1913)].

 

INTERVISTA A GIOVAN BATTISTA PIRELLI ALL’ESPOSIZIONE NAZIONALE DI MILANO 1881 

Uscendo nel 1870 colla licenza d'Ingegnere Industriale dall'Istituto Tecnico Superiore, mi venne assegnato uno del premi Istituiti dalla nobile signora Teresa Kramer Berrà per Inviare due giovani all'estero a continuare I loro studi In qualche spedalità.


Giovanni Battista Pirelli

Vidi In ciò una favorevole occasione per concretare la mia idea e collo scopo ben delineato di studiare questo argomento, e soltanto subordinatamente altri dell'ingegneria, partii nell'ottobre dello stesso anno. Stetti assente fino al settembre dell'anno seguente, e potei percorrere la Svizzera, la Germania, Il Belgio e parte della Francia, soggiornando particolarmente a Berlino, a Mannheim, a Bruxelles ed a Parigi, nel centri cioè del nostro continente ove questa Industria è più rigogliosa. Sarebbe stato mio desiderio di Introdurrò! in qualche fabbrica In qualità di praticante o lavorante. A tale proposito arrischiai ogni tentativo, ebbi anche del particolari appoggi e delle favorevoli combinazioni, ma dovunque Incontrai le più categoriche ripulse e la massima diffidenza. Ciò non mi ha impedito di raggranellare in parecchie riprese numerose cognizioni. Non staccandomi mal dal supposto di realizzare Il mio progetto, facevo concorrere ad esso ogni mia ricerca, ogni mio studio, ed acquistai in breve il fermo convincimento che anche In Italia  una simile impresa, bene iniziata e validamente sostenuta e condotta, doveva prosperare, mirabile essendo il continuo moltiplicarsi delle applicazioni del caucciù, particolarmente in quelle zone dove ne è attivata la lavorazione. Non dirò delle fatiche e degli insuccessi provati per la ricerca di un Capo Tecnico, al quale d'altronde In quel periodo di tempo, trovandomi ancora isolato In questa idea, non potevo che fare delle vaghe promesse. Sul finire dell'agosto 1871 finalmente avendo conosciuto a Parigi ceri signor Goulard, già fabbricante caoutchouc ad Aubervllllers (Senna), il quale era stato priva della sua fabbrica da un incendio durante l'assedio di Parigi, lo misi a parte del mio progetto, e siccome egli non aveva probabilità di ristabilire la sua industria, si mostrò felice di accettare la posizione di Capo Tecnico della fabbrica in Italia qualora riuscissi a stabilirla. Di ritorno, elaborai tosto un particolareggiato progetto che vidi favorevolmente accolti appoggiato, specialmente In Milano, da egregie ed autori persone colle quali, rassicuri varie fonti sull'abilità tecnica del signor Goulard, costituiva Il 28 gennaio 1872 una Società con un capitale di L. 215,000 e si deliberava d'iniziare subito i lavori d'impianto. Durante i medesimi feci un viaggio per acquisto di macchine In Inghilterra, dove ebbi campo di vedere un po' da vicino le ultime novità di questa Industria. Parendomi In seguito opportuno di dare all'impresa maggior sviluppo anche nel suo principiare, e favorito In ciò dalle buone disposizioni degli egregi miei Soci, si passò ad un aumento del capitale che venne portato a lire 350,000. La fabbrica cominciava a funzionare nel primi di giugno 1873 colla scorta di un solo forestiere, Il signor Goulard. Ma i primi passi dovevano essere sfortunati. L'assoluta Imperizia degli operai rendeva difficile il compito del signor Goulard, sulla di cui abilità tecnica, per di più eravamo stati, per fatali circostanze, molto ingannati. Si procedeva male e stentatamente. Ogni mio sforzo riusciva impotente, non arrivando la mia sorveglianza che ad impedire, per quanto era possibile, lo smercio di produzioni difettose, mal essendo conciliabile una azione più diretta sulla fabbricazione colla presenza di un Direttore tecnico; cosicché dopo otto mesi il bilancio d'esercizio presentava una perdita. Tuttavia non mi era mancato Il favore del pubblico e del consumatori. Non Ignorando il pericolo al quale si andava Incontro col continuare l'esercizio In tali condizioni, non titubai punto a sbarazzarmi del signor Goulard e ad assumermi lo stesso la responsabilità di sostituirlo nelle sue mansioni. Nel febbraio 1874 lo diventavo cosi anche il tecnico della fabbricazione... e noi secondo semestre del 1874 tutto procedeva così regolarmente, che già pensava ad acquistare nuovi apparecchi benché la fabbrica fosse stata provveduta alla fondazione delle migliori o più moderne macchine... D'allora non passò anno senza che un nuovo ampliamento si facesse, senza che una nuova macchina non fosse introdotta, e si aumentò anche In parecchie riprese Il capitale sociale coll'assunzione di nuovi Soci, ciò che condusse nel 1877 a modificare la Ditta, la quale diventò G. B. Pire/li, F. Casassa e C., continuando ad essere lo il Gerente firmatario ed anche il Direttore tecnico.


Interno fabbrica Pirelli

Ma nel 1879 mancava ancora a questa fabbrica una delle produzioni fra le più Importanti, e certamente anche fra le più difficili e le meno diffuse, quella cioè del fili o canapi isolati con caoutchouc e guttaperca per trasmissioni elettriche sotterranee o subacquee e per uso dei servizi militari, fra i quali, principalissimo per il nostro esercito, quello della telegrafia da campo. A ciò pensai sul finire di quell'anno, quando cioè vidi consolidate le altre produzioni che precedentemente ero venuto introducendo. Il compito non era facile poiché la preparazione di questi articoli è limitata assai, e soltanto tre fabbriche inglesi sono ben note in questo ramo; ma colle Incessanti cure e ricerche, cogli studi e gli accordi che potei stabilire presso alcuni costruttori meccanici d'Inghilterra e con alcuni capi operai, Il problema fu risolto. Necessitò di aumentare un'altra volta il capitale sociale, il quale fu cosi portato a lire 1,100,000, e nei primi dell'anno corrente era già condotto a termine gran parte dell'impianto opportuno e si cominciò a produrre il filo isolato per uso del nostro Genio Militare. Oggi tale Impianto è ultimato e costituisce una vera nuova fabbrica congiunta alla prima e non inferiore a questa certamente sotto ogni riguardo. Tutt'insieme lo Stabilimento ha un'area coperta di quasi 3,000 metri quadrati e conta circa 250 operai, con una forza motrice a vapora di 150 cavalli e 12 apparecchi di vulcanizzazione, fra caldaie, torchi e forni a zolfo. Tra macchine e suppellettili in genere conta un valore di circa L. 800,000 raggiungendo ormai una produzione annuale che sta per superare il milione di lire in valore.

 

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