La località della Bicocca, alle porte di Milano, comprendeva un tempo una dimora di campagna della nobile famiglia Arcimboldi, costruita intorno al 1450 e tuttora esistente. È alla presenza di questa dimora patrizia che si deve, probabilmente, il nome della località (il termine bicocca indica propriamente una "roccaforte o castello di modeste proporzioni posto in un luogo elevato"). La località fu resa celebre da una sanguinosa battaglia svoltasi nei suoi pressi nel 1522 tra gli Spagnoli di Carlo V e i Francesi di Francesco I


La villa degli Arcimboldi

 

Col tempo, e con la progressiva espansione edilizia di Milano, le campagne a nord della città sono state un po' alla volta integrate nel tessuto urbano, venendo ad ospitare per lo più una serie di stabilimenti industriali, che hanno per lungo tempo caratterizzato il territorio compreso tra il comune di Milano e quelli di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Monza.

La villa, dalla famiglia Arcimboldi era poi passata ad altre famiglie e col tempo aveva conosciuto un certo degrado. Venne restaurata ai primi del Novecento e a partire dal 1913 ospitò i primi esperimenti di "scuola all'aperto" per bambini di salute cagionevole promossa dall'associazione privata "Per la scuola" costituita da medici, insegnanti, privati cittadini ed enti, con un comitato di patronesse guidato dalla contessa Carla Visconti di Modrone e da Maria Pirelli.

 

Nel 1918 fu poi acquisita dalla Pirelli che già possedeva, nei pressi, i suoi stabilimenti.

Nella storia recente, l'area della Bicocca è stata il cuore di quell'area industriale che si era rapidamente costituita ai primi del Novecento nella zona tra Milano-Greco e Sesto San Giovanni, e che per molti decenni ha rappresentato il simbolo dell'industrializzazione lombarda, elemento trainante dell'economia dell'intero Paese. I primi stabilimenti ad approdare nell'area furono quelli di Pirelli, Breda, Wagons-Lits. Poco più oltre, a Sesto, nacque nello stesso periodo il "Nuovo quartiere industriale raccordato" in cui si insediano le acciaierie Falck. La scommessa per uno sviluppo industriale dell'area milanese era dunque stata lanciata. Tra borghi agricoli in aperta campagna si insediarono i nuovi, moderni, grandi stabilimenti industriali.

 

Particolarmente stretto fu il legame tra la Bicocca e la Pirelli, società fondata nel 1872 da Giovanni Battista Pirelli, che aveva acquistato i terreni dell'area nel 1906, installandovi in breve gran parte delle proprie produzioni di pneumatici, cavi elettrici ed altri manufatti in gomma.

Oltre che per la storia dell'industrializzazione italiana, le fabbriche della zona, e in primo luogo quelle della Bicocca, furono particolarmente significative per la storia del sindacato e delle lotte operaie in Italia. Da ricordare, tra gli altri, il duro sciopero, protrattosi per 28 giorni, nella primavera del 1943, al quale aderirono gli operai di Pirelli, Falk, Marelli, Borletti, FACE-Bovisa, Caproni e Alfa Romeo, sfidando il divieto di sciopero sancito dal Codice Rocco. Al di là delle rivendicazioni materiali (salario, mensa, condizioni di lavoro) quello sciopero assunse un grande valore politico di ribellione contro il regime fascista e le sue leggi, e che fu represso con la violenza: quaranta lavoratori della Pirelli vennero arrestati. Eppure, quel fermento non si spense con la repressione del grande sciopero, e riesplose nel 1944 con un'altra feroce lotta per i diritti dei lavoratori. Ancora una volta, il regime reagì con estrema fermezza, e migliaia di quei lavoratori, interi nuclei delle maggiori aziende, vennero deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti.

Molti dei lavoratori che evitarono la deportazione parteciparono, in varie forme, alla lotta di Liberazione, e impedirono che i nazisti occupanti in ritirata danneggiassero o distruggessero gli impianti.

A partire dalla fine degli anni Settanta, in seguito soprattutto a riorganizzazioni dei grandi gruppi a livello internazionale, si assistette a un progressivo disimpegno dell'industria dalle aree urbane di tutta Italia, e il quartiere della Bicocca fu particolarmente attraversato dai fenomeni di deindustrializzazione e delocalizzazione.

Pirelli, per esempio, occupava negli stabilimenti di Bicocca e Segnanino di Milano quasi 20.000 persone (contro i 1300 attuali); l'indotto delle industrie della zona, poi, occupava giornalmente 200.000 lavoratori, considerando le vicine Falk, Breda e Magneti-Marelli di Sesto San Giovanni. La delocalizzazione, dunque, ebbe un impatto fortissimo sull'aspetto e sui progetti del quartiere.

Nel quadro della riorganizzazione delle proprie attività, nel 1985 Pirelli indisse un concorso internazionale per il risanamento della propria area, che si inseriva nel dibattito, già avviato a Milano, sul recupero delle aree industriali dismesse. Vincitore del concorso e realizzatore del progetto fu lo studio "Gregotti Associati International".

l "Progetto Bicocca", che interessa una superficie di 960.000 mq, è il più grande intervento di trasformazione urbanistica in Italia, e in Europa è secondo solo a quello di Berlino. Tra le opere costruite o in via di costruzione nell'ambito di questo progetto, enumeriamo: il grande polo universitario dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca (con le Facoltà di Economia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze statistiche, Sociologia, Scienze della formazione, Giurisprudenza, Medicina e Chirurgia e Psicologia);  il Teatro degli Arcimboldi, che ha ospitato gli spettacoli della Scala durante i lavori di ristrutturazione della sede storica del Teatro;  i centri di ricerca di enti come il CNR e l'Istituto Neurologico Besta e di aziende come Pirelli e Aem, oltre alla sede di diverse aziende (il "quartier generale" della Pirelli, costruito intorno alla vecchia torre di raffreddamento dello stabilimento, oltre a Siemens, Deutsche Bank, Reuters, Compaq, Johnson & Johnson, Hachette Rusconi);  un grande cinema multisala con 18 sale e un totale di 5.866 posti;   nuove abitazioni e circa 300.000 metri quadrati dedicati a verde, servizi pubblici e parcheggi.


Milano - Diatriba architettonica: Albertini contro Tronchetti: la Bicocca è una spianata


La Bicocca

Il sindaco di Milano, Gabriele Albertini, boccia la nuova Bicocca, il quartiere a nord del capoluogo lombardo disegnato dall'architetto Vittorio Gregotti per conto di Pirelli Real Estate. E Marco Tronchetti Provera se la prende a male.

Albertini ha utilizzato le celebrazioni per la festa della Repubblica per parlare di ciò che, da un punto di vista architettonico, gli piace e cosa no della città che amministra. E, appunto, ha sparato a zero contro la Bicocca: 'Una spianata tipo Berlino Est'.
 


Il verde che "mancherebbe" secondo Albertini

Al sindaco piacciono i grattacieli, 'i simboli della nostra Milano'. E lo sviluppo orizzontale del quartiere dove ha sede la Pirelli (insieme a Deutsche Bank, Siemens e Aem) contrasta con questa sua predilezione per le costruzioni verticali.

Secondo Albertini, l'onore di rappresentare la città di Milano, tra le opere moderne, spetta a due grattacieli, il Pirelli e la Torre Velasca'. E i simboli del futuro saranno i due grattacieli che sorgeranno nell'area Garibaldi-Repubblica e i tre della ex Fiera.

La conseguenza dello sviluppo orizzontale della Bicocca è la scarsità di spazi verdi, dato che gli edifici e le infrastrutture si sono mangiati tutta l'area: 'Si è un po' persa l'occasione di creare un nuovo polmone vicino ai palazzi - argomenta il sindaco -. Costruendo edifici più alti, a parità di volumetria, si poteva garantire più verde. I residenti sarebbero stati più contenti, perché il verde percepito è quello sotto casa'.

Non tutte le opere della Bicocca sono da bocciare, a giudizio di Albertini: 'La sede direzionale di Pirelli è bellissima. E anche l'Arcimboldi: il teatro mi sembra un'opera di architettura moderano di rilievo'.

Pare che gli appunti del sindaco meneghino non siano stati apprezzati ai piani alti del gruppo Pirelli-Telecom, che considera la Bicocca un fiore all'occhiello. Difficile capire quali conseguenze avrà la diatriba urbanistico-architettonica nei rapporti fra Palazzo Marino e la società di Marco Tronchetti Provera, da qui alla fine del mandato di Albertini.
 


Uno degli edifici dell'università Bicocca

 

Milano - Gregotti risponde alle critiche del sindaco «con la mia Bicocca ho ridato qualità alle periferie»

L'architetto risponde alle critiche del sindaco

Andrea Montanari

«Non mi importa se Albertini è rimasto deluso dalla Bicocca: è un incompetente. Nel mondo la mia opera è piaciuta. Berlino Est, oltretutto, è una parte di città bellissima. Si vede che il sindaco non c'è stato». L'architetto Vittorio Gregotti, classe 1927, urbanista di fama internazionale, non usa mezzi termini per rispondere alle recenti critiche del sindaco di Milano a uno dei suoi progetti più importanti: il quartiere Bicocca. Dalla Cina, dove sta costruendo Pujiang, la nuova città satellite a trenta chilometri da Shangai, interviene nel dibattito di Repubblica sulla città che cambia. «A Milano da quarant'anni vince la deregulation. Manca un piano regolatore innovativo come quello di Roma. Le periferie non piacciono perché sono solo quartieri dormitorio. Il contrario di ciò che ho fatto alla Bicocca».

Architetto, proprio non le sono andate giù le critiche del sindaco. «Al contrario. Lui può dire quello che vuole. Non mi interessa. Non ha mai apprezzato il mio lavoro. Come del resto io il suo. Ma io non ho mai mandato a dire a nessuno il mio giudizio sul suo operato, mentre lui non è riuscito a frenarsi. Le sue critiche hanno solo sapore politico». Solo perché Albertini ha paragonato il suo progetto del nuovo quartiere della Bicocca a una spianata di cemento tipo Berlino Est? «Solo un incompetente può dire una cosa del genere. Evidentemente il sindaco non ha mai visitato Berlino Est, che è bellissima dal punto di vista architettonico». Secondo il sindaco, però, dei grattacieli avrebbero salvato più verde. Che a Milano è sempre più scarso. «È una sciocchezza. Tutti gli architetti sanno che il peso urbanistico di una struttura complessa come un grattacielo va ben al di là dell'area che occupa l'interno dell'edificio. I grattacieli possono essere dei progetti straordinari e di grande qualità solo se vengono collocati in modo coerente nel territorio. Dire che costruire grattacieli salva più verde è una stupidaggine. Che Albertini usa solo come scusa per giustificare la scelta discutibile del progetto che è stato scelto per la riqualificazione della Fiera. Questo è il vero motivo per cui mi ha attaccato».

Cioè? «Io mesi fa ho attaccato il metodo con cui è stato scelto chi costruirà il quartiere che sorgerà al posto della vecchia Fiera». Non le piace il progetto firmato da Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Pier Paolo Maggiora? «Quello presentato da Renzo Piano era certamente migliore. Ma non è questo il punto. È il metodo adottato per la scelta che è stato una cosa indegna. Fatta da un consiglio di amministrazione che non ha alcuna competenza in architettura. Ha vinto solo il gruppo che ha offerto più soldi».


Un altro edificio dell'Università Bicocca

Torniamo alla Bicocca. Potendo tornare indietro rifarebbe tutto così? «Non credo di dover difendere un progetto che ha tutte le caratteristiche della funzionalità. Questo quartiere è diventato un vero polo esterno per la città. Costruito non con l'ottica monofunzionale di prima, ma con quella di una multipolarità, un concetto che prima era sconosciuto. E che invece è alla base del nuovo piano regolatore di Roma. Inoltre, è l'unico intervento urbano che è stato fatto a Milano da quarant'anni. Questo è importante. Il resto non mi interessa. Si sa, l'architettura può piacere o non piacere». Vale la stessa cosa anche per il teatro degli Arcimboldi, che l'assessore alla Cultura Stefano Zecchi ha paragonato a un deretano nel deserto? «Zecchi è un docente di Estetica, ma come Albertini di architettura non sa nulla. L'Arcimboldi è nato per servire tutta l'area Nord della città, fino alla Svizzera. È e rimarrà un'ottima occasione per il bacino di tutto il Nord. Avrebbe un destino facilmente individuabile. Basta volerlo e avere i soldi. Come è noto i teatri non si mantengono da soli».

In generale, Milano le piace? «In questa città da troppi anni trionfa la deregulation. È mancata la qualità. Non ci si è mai posti il problema del ridisegno urbano. Cioè di una strategia generale della città. Ci vorrebbero idee nuove e un piano regolatore rinnovato». Anche lei boccia le periferie? «Sono brutte come quelle di altre città. Non possono piacere alla gente perché sono monofunzionali e monoclasse. In pratica sono state costruite solo per essere quartieri dormitorio. Senza la possibilità di uno scambio tra le varie classi sociali. Proprio il contrario di ciò che ho fatto alla Bicocca. Dove ora c'è un teatro, un'area commerciale, una industriale e di servizi. La verità è che a Milano non si costruiscono edifici a basso costo da vent'anni. Mentre il costo degli affitti è diventato troppo alto». Qual è il nuovo edificio che le piace di più? «La nuova sede del Sole 24 Ore progettata da Renzo Piano. È bellissima. Anche il restauro del grattacielo Pirelli di Gio' Ponti è stato fatto in modo pregevole. Le altre opere sono solo annunci come Santa Giulia e il progetto Garibaldi-Repubblica: vedremo cosa ne diranno tra dieci anni».
[da  Repubblica- 5 giugno 2005]
 



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