• ABSIDE

Sull'abside si eleva la guglia Carelli ( la prima ad essere innalzata, nel 1404) con la statua di guerriero con alabarda raffingurante Gian Galeazzo Visconti. La guglia è dedicata al grande benefattore del Duomo Marco Carelli, il mecenate veneto che nel 1394 lasciò alla Fabbrica oltre 35.000 ducati d'oro. Nel poderoso volume poligonale dell'abside si aprono tre grandi finestroni ad arco acuto (metri 11 x 22.50 di altezza), eleganti per il disegno degli esili pilastri e dei vivacissimi rosoni. Particolare interesse riveste quello centrale, narrante la storia della salvezza e ideato come fondale dell'altare maggiore: ai lati del sole raggiante (Gesù Cristo, "sole di giustizia") stanno adoranti l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata insieme ai vescovi Ambrogio e Galdino.

 

Visione esterna del grande finestrone absidale centrale

Visione interna del grande finestrone absidale centrale

  • I FIANCHI

Lungo i fianchi, l'architettura del Duomo si rivela nei suoi caratteri fondamentali:

  • Sulla zoccolatura, l'elegante cornice degli archetti sostenuti dalla serie di mensolette (testine, ritratti, caricature, mascheroni, animale fantastici...), esempio di scultura popolare dovuta a ignoti lapicidi.
  • Le massicce sporgenze dei contrafforti delimitanti i finestroni ogivi.
  • La statuaria dei fianchi e dei finestroni, poggiante si ricche mensole sormontate da ornati baldacchini e gabbioni.
  • La serie dei 96 giganti, posti sugli spigoli dei contrafforti, sorreggenti sulle spalle le bocche per lo scarico dell'acqua piovana (doccioni).
  • Le guglie e gli archi rampanti, nascenti dai contrafforti e tra questi, sugli sforati parapetti, l'elegante trina delle falconature.

 

Particolare della zoccolatura

Guglie e archi che creano il fitto intreccio di decorazioni esterne.

Alcuni dei 96 giganti sorreggenti i doccioni.

  • LA FACCIATA

In seguito ai provvedimenti, riguardo alla costruzione della facciata, voluti da Napoleone, del 1805,  per motivi di economia e di tempo si conservò tutto quanto era già stato attuato. La facciata non piacque ai milanesi, tanto che la Fabbrica del Duomo bandì un concorso internazionale al quale parteciparono circa 120 architetti di tutto il mondo. Vinse il progetto del milanese Giuseppe Brentano (1888), ma la sua morte prematura rese sempre più difficile l'esecuzione della nuova facciata in stile gotico, che qualche anno dopo venne definitivamente abbandonata; a sua testimonianza sono rimasti i brozei battenti della porta centrale. Di grande valore i 5 monumentali portali pellegrineschi e gli altorilievi inseriti negli stessi e nell'alta zoccolatura in gran parte risalenti ai primi decenni del XVII secolo. Le porte di bronzo sono state modellate (procedendo da sinistra) da:

  • Giovanni Minerbi (1948), La Chiesa milanese dagli inizi all'editto di Costantino e Licinio, promulgato a Milano 313;
  • Giannino Castiglioni (1950), La vita di S. Ambrogio;
  • Ludovico Pogliaghi (1906-08), I dolori e i gaudi di Maria Santissima;
  • Franco Lombardi (1950) Affermazione civile e religiosa del Comune di Milano;
  • Luciano Minguzzi (1965), La storia del Duomo dalle origini a S. Carlo Borromeo.

 

Con decreto imperiale Napoleone ordinò che la facciata fosse compiuta "giusta l'attual disegno", ovvero secondo quello del Pollak qui riprodotto.

Il portale del Polliaghi, dedicato alla vita della Madonna.

Dettaglio del portone centrale, Madonna col Bambino