Joseph Colombo - Il Liceo Classico: struttura, orari, programmi *Da LA RIFORMA DELLA SCUOLA, marzo 1949, n. 13, pp. 17-19 (Edito a cura della Commissione Nazionale d'Inchiesta per la Riforma della Scuola) (Milano, Biblioteca Sormani: U PER 227) E' opinione universalmente diffusa tra uomini di scuola e persone colte in genere che il Liceo classico, per la sua tradizione e per la sua organizzazione, sia, tra le scuole d'ltalia, l'istituto meglio affermatosi sì che non avrebbe mai dovuto esser guastato da riforma alcuna, e che per conseguenza il meglio che si possa fare oggi sia proprio il restaurarlo nelle sue linee tradizionali, annullando quanto recenti riforme hanno modificato. Tale opinione è certamente fondata su considerazioni di principio e su dati di esperienza che hanno, le une e gli altri, la loro importanza. La tradizione italiana definisce ormai e consacra come caratteristica della nostra civiltà proprio quell'armonia di classicismo e di cultura scientifica che l'ordinamento del Liceo classico sembra proprio voler affermare e mantenere e verso la quale esso intende educare i giovani. Il Liceo classico, se vuole essere davvero scuola di cultura e non soltanto scuola a fini pratici - e su questo punto non pare che ci possa essere dissenso - ha da tener conto, ed il massimo conto, dei caratteri tradizionali della nostra cultura, e questi, non c'è dubbio, sono facilmente identificabili, quando si rifletta al fatto che sulla eredità classica, dal Rinascimento rinfrescata e rinnovata, il Rinascimento stesso ha innestato la magnifica tradizione scientifica che da Leonardo a Galilei rappresenta vera e propria gloria nostra. Queste, brevemente, le considerazioni di principio; ma insieme, abbiamo detto, vi sono dati di esperienza. Il Liceo classico infatti ha dato sempre buona prova; e, fatto di grande importanza, la cultura che esso rappresenta e diffonde è stata sempre apprezzata non solo, com'è ovvio, da chi si è poi avviato a studi letterari o giuridici, ma anche da chi si è volto alle facoltà scientifiche. E non è raro ascoltar le lodi migliori del Liceo classico da parte degli stessi docenti universitari di matematica, ingegneria e medicina, i quali - lo abbiamo sentito anche nel recente Convegno di Studi classici - sono concordi nell'affermare che il Liceo classico e solo il Liceo classico riesce a dare ai giovani una formazione culturale così armonica e una apertura mentale così larga da rendersi pronti agli studi scientifici superiori meglio che se ad essi si fossero preparati attraverso uno specifico studio di scienze. Ora, la novità più importante che sull'organismo del Liceo classico è stata apportata in tempi recenti, è stata prodotta dalla legge del 1940 la quale, istituendo la scuola media unica, ha staccato dal Liceo-ginnasio i primi tre anni costituenti precisamente il ginnasio inferiore. I sostenitori della restaurazione propugnano perciò l'abolizione della scuola media unica e il ritorno al corso inferiore per il ginnasio come per ogni altro istituto. La proposta ha certo i suoi vantaggi : la continuità ascendente degli studi permette di seguire un ragazzo dai dieci ai diciotto anni, permette di formarlo gradualmente secondo un determinato indirizzo di studi, meglio di quel che non possa farsi prendendolo dopo un periodo triennale di scuola media inferiore che, per essere e voler essere unica, non ha avviato a nulla, ovvero ha avviato a tutto, non tenendo conto di nessun indirizzo particolare di studi. Ma proprio in questo, pare ad alcuni che risieda un grave inconveniente del sistema progettato. E' possibile, si domandano, che un ragazzo a dieci anni scelga già la sua strada, o che per lui faccia tale scelta la famiglia? Non è più giusto pensare che tale scelta possa avvenire meglio e più fondatamente qualche anno dopo, e che per conseguenza gli studi del primo triennio debbano proprio essere tali da poter avviare a tutte le strade? Problema, questo che ha interessato appunto ieri il Convegno sulla scuola media, ma che interessa evidentemente anche il nostro Convegno sugli istituti superiori. In questa sede noi ci esprimiamo a favore di una scuola media in più tipi, ma quel che ci preme qui affermare è che, sia che resti a sè la scuola media o che la si trasformi di nuovo in ginnasio inferiore, sia che resti unica o che si articoli in vari tipi diversi, bisogna tornare ad istituire l'esame di ammissione al ginnasio superiore, tanto più necessario certo se la scuola media resterà un istituto a parte. La scuola media, attualmente, si chiude con l'esame di licenza il quale dà adito di per sè a ogni scuola superiore (Liceo classico, Liceo scientifico, Istituto tecnico, Istituto magistrale). Se si pensa che dopo due anni di ginnasio superiore vi è un obbligatorio esame di ammissione al Liceo, esame interno, ma d'obbligo, risulta illogica la mancanza di un esame di ammissione al Ginnasio superiore. Qualora dunque vi siano serie ragioni - e ve ne sono certo di vario genere - per mantenere distinta la scuola media dal liceo ginnasio, si istituisca l'esame di ammissione, cioè si trasformi l'attuale licenza media in altrettanti esami di ammissione quanti e quali sono i tipi soprannominati di scuola superiore a cui si può accedere. L 'esame stesso così mutato nella forma, in quanto esigerebbe commissioni miste di professori del corso inferiore e dei corsi superiori, avrebbe il grande vantaggio di selezionare gli alunni, distribuirli in vari gruppi determinando un'opportuna scelta tra le varie strade. E, cosa più importante ancora, i professori esaminerebbero in vista di un indirizzo preciso; l'esame perderebbe l'attuale suo carattere di consuntivo generico per assumere quello più logico di preventivo specifico. Questa sembra attualmente la prima e la più urgente necessità dei Licei ginnasi. Rettificata in tal modo la via di entrata, il vantaggio si riverbererebbe su tutto il corso degli studi. La attuale quarta ginnasio, che meglio dovrebbe chiamarsi ormai prima del ginnasio superiore, classe faticosa che deve attualmente spendere almeno un trimestre per. conoscere i suoi allievi ed allinearli, si troverebbe formata subito da una scolaresca più conosciuta e già selezionata attraverso un esame, e potrebbe perciò più proficuamente attendere allo svolgimento dei programmi che le sono propri. La quarta e la quinta, cioè il ginnasio superiore, hanno una funzione propria, insostituibile, di cui tutti riconosciamo l'importanza. Tutti perciò siamo concordi nel desiderare che il ginnasio superiore rimanga come ora, biennio importantissimo di formazione e di transizione tra la cultura modesta ed iniziale della scuola inferiore, avente carattere prevalentemente grammaticale o informativo e gli studi liceali, aventi carattere storico critico. Un ginnasio superiore ben fatto è la più sicura garanzia di un Liceo facilmente e proficuamente percorso. L'attuale composizione di due classi di ginnasio superiore più tre di Liceo va dunque conservata e se mai proposta come modello ad altri Istituti superiori. Stabiliti questi punti fondamentali, veniamo a parlare delle materie che si insegnano al Liceo ginnasio. Si sogliono su questo argomento ascoltare due proposte: una riguarda in un certo senso un ritorno all'antico, cioè l'introduzione delle scienze in quarta e quinta ginnasio. Sono di solito gli insegnanti stessi di scienze i quali, di fronte alla quantità di settori di cui si compone la loro materia che va dalla zoologia alla botanica, alla mineralogia, dall'anatomia e fisiologia fino alla geologia e alla geografia, pensano forse di potersi alleggerire alquanto di tale carico, diluendolo, distribuendolo in più lungo cammino, cioè attribuendone un po', e precisamente la parte sistematica della zoologia e della botanica, alle classi del ginnasio superiore. Questa proposta non mi trova consenziente perché aggraverebbe il ginnasio superiore con un insegnamento che non potrebbe essere altro che mnemonico. Io penso che all'inconveniente lamentato della eccessiva quantità di materia che costituisce il programma liceale di scienze, si possa invece porre rimedio in un modo semplice ed universalmente desiderato, alleggerendo cioè il programma liceale che è troppo ricco e perciò troppo gravoso. Tuttavia non mi sembra che questo punto debba fermarci troppo, se è vero che l'insegnamento delle scienze nel ginnasio non viene proposto con l'intento di colmare una lacuna del corso stesso ginnasiale al quale nulla manca davvero. Più rilievo invece merita una seconda proposta, quella riguardante l'introduzione della lingua straniera nel Liceo, in quanto questa si appoggia veramente sulla considerazione della grave lacuna che nel Liceo classico è costituita dalla mancanza di una lingua straniera. Come è noto oggi una lingua straniera introdotta in seconda media viene proseguita per quattro anni, cioè fino a tutta la quinta, poi al Liceo i ragazzi l'abbandonano, e perciò nella maggior parte dei casi la dimenticano, e arrivano all'Università senza il possesso di nessuna lingua straniera, ciò che mette i forniti di maturità classica in condizioni di inferiorità, da questo punto di vista, in confronto dei licenziati del Liceo scientifico. Non c'è bisogno di spendere parole per dimostrare l'importanza della conoscenza delle lingue straniere, strumento indispensabile per la vita ed i contatti dei popoli, come per ogni seria ricerca scientifica. All'Università i nostri giovani, anche quelli che vanno a studiar lettere o legge, sentono dalla cattedra, già subito in primo anno, citazioni bibliografiche di opere famose straniere la cui consultazione resta loro preclusa per l'ignoranza della lingua in cui sono scritte, e di cui talora non sanno trascrivere con correttezza neppure il titolo. Qui può sorgere il dubbio se debba continuarsi al Liceo lo studio della stessa lingua moderna appresa per quattro anni alla scuola media ed al ginnasio superiore o se sia preferibile intraprenderne una seconda. Certo questa seconda soluzione sarebbe preferibile in quanto fornirebbe i giovani di un altro strumento, ma il dubbio è che mentre imparano la seconda lingua disimparino la prima. D'altra parte nessuno penserà mai ad aggravare l'orario del Liceo classico con l'introduzione di due lingue straniere. Meglio dunque continuare la stessa lingua già appresa precedentemente; (che se poi essa stessa si facesse cominciare in quarta si otterrebbe il doppio vantaggio di alleggerire i programmi della scuola media e di poter continuare con organicità di trattazione la medesima lingua dalla quarta ginnasio a tutto il Liceo). Un altro problema il questionario pone alla nostra attenzione: gli abbinamenti di alcune materie; ecco al riguardo il nostro modesto parere. V'è un abbinamento tradizionale, antecedente anzi agli stessi abbinamenti introdotti dalla riforma Gentile, un abbinamento dovuto al logico concatenamento di due materie e delle due tradizioni che esse rappresentano, due materie che in un Liceo classico non potrebbero perciò non essere unite: il latino e il greco. Nessuno, nemmeno il Ministero nel suo questionario, intende porre in dubbio l'opportunità di tale abbinamento. Vi sono poi gli abbinamenti della storia con la filosofia e della matematica con la fisica, i più discussi, quelli che trovano appassionati sostenitori da una parte e accaniti nemici dall'altra. Noi non ci dissimuliamo la bontà delle ragioni di questi ultimi, serie ragioni che vanno seriamente meditate, ma tuttavia pensiamo che questi abbinamenti si fondano su ragioni teoriche non disprezzabili, sono anzi l'applicazione nella scuola di questi stessi principi teorici e che i loro frutti possono ancora essere buoni, specialmente se alle Università, nel preparare i futuri professori, se ne terrà conto. Resta finalmente l'abbinamento dell'italiano e del latino nel Liceo, il quale non si giustifica per nessuna ragione di teoria filosofica pedagogica o didattica e trae invece la sua origine soltanto da ragioni esteriori empiriche e contingenti e perciò di nessun valore. E' tanto vero che al professore di italiano viene attribuito anche l'insegnamento del latino per il solo scopo di completare, come si vuol dire, il suo orario, che tale insegnamento egli deve impartire in una sola classe, di anno in anno diversa, mentre è evidente che se si trattasse di un abbinamento dovuto a serie necessità o a una precisa opportunità di ordine didattico dovrebbe attuarsi in tutte e tre le classi del Liceo. A tale abbinamento perciò ritengo si debba essere contrari, non potendosi ammettere che ragioni esteriori prevalgono sul giusto criterio didattico degli studi. Il giovane che al ginnasio ha avuto un solo professore di classe per tutto il gruppo letterario deve avere al Liceo tre professori diversi, uno per l'italiano, uno per il latino e greco e uno per la storia e filosofia. Direi anche che in questo passaggio dal professore unico ai vari docenti specializzati, in questo cominciare a sentire le tre mentalità, le tre strade, sta uno degli aspetti più efficaci del passaggio dal ginnasio al Liceo. E passiamo alla questione dei programmi. Sfrondarli si dice; sono troppo carichi e troppo gravosi. Tutti d'accordo su questo punto. Vediamo però qualche precisazione. Per l'italiano al Liceo, se quel che interessa è la consapevolezza della linea di sviluppo storico della letteratura italiana e l'apprezzamento del posto che in questa linea di sviluppo tengono gli autori, basterà, e ce ne sarà di troppo, lo studio dei maggiori e dei più significativi. Per la storia occorre abolire l'attuale sistema per il quale sulla scorta di un testo composto di tre volumi tutti di egual mole, uno per classe, si procede con lo stesso nei secoli medievali e nell'età moderna e contemporanea. Del Medioevo basterà conoscere gli istituti politici, sociali ed economici più significativi, senza ingolfarsi nei fatti minuti, i quali acquistano maggior interesse e più giusta ragione di studio nell'età contemporanea, della quale è doverosa una conoscenza più accurata. Anche in filosofia v'è secondo me molto da togliere, ma con un criterio un po' diverso. Qui non credo necessario si debba trattare di tutte le correnti attuali, la cui sola enumerazione e classificazione, per la loro varietà, è tale da disorientare. Dopo Hegel, basterà, secondo me, il positivismo e la reazione al positivismo. Nè è pensabile che in una prima liceale si possa trattare compiutamente la filosofia medioevale con tutte le dispute, interessanti certo, ma astruse, dei Padri e dei Dottori. Capirne e farne capire il senso chiaramente in poche lezioni che ne presentino la linea di sviluppo piuttosto che i particolari. Invece studiare a fondo tutta la filosofia greca da presentarsi un po', semplicemente in prima per più profondamente tornarci negli anni successivi, e altrettanto a fondo studiare la filosofia moderna dal Rinascimento a Kant. Della necessità di alleggerire il programma di scienze naturali si è già detto e anche qui, anzi soprattutto qui, conviene piuttosto che infarcire la mente di infinite nozioni una accanto all'altra, dare ai giovani i concetti fondamentali e direi il senso del contatto col mondo naturale. Ma per tutte le materie occorre sveltire e snellire soprattutto il lavoro della terza classe liceale, articolare insomma i programmi in modo che il terzo anno o gran parte del terz'anno sia lasciata per le sintesi, per la revisione del già studiato. Non propongo, ben inteso, un banale ripasso o una meccanica ripetizione a scopo mnemonico, ma una vera e propria revisione del già appreso. Non c'è dubbio che rileggere i primi canti dell'inferno dopo aver studiato il Paradiso, ritornare a Platone dopo aver digerito Kant, significa fare opera veramente proficua per la cultura e la formazione spirituale dei giovani e nello stesso tempo fare opera praticamente utile, perché per la necessità, che non discuto, di dare a tutte le nostre trattazioni un procedimento storico, molti argomenti difficili, forse i più difficili, cadono per caso nel primo anno di Liceo. Platone, Aristotile, la storia del medioevo, la letteratura del 200 e del 300 sono in prim'anno ove non se ne può fare, com'è ovvio, che una trattazione elementare, adatta a ragazzi di 15 o 16 anni che vengono freschi freschi dal ginnasio. Due anni dopo invece con maggiore maturità tali argomenti stessi potrebbero essere con tanta utilità ripresi ed approfonditi. La cultura non si forma per affastellamento e cumulo di cognizioni, ma attraverso l'approfondimento, l'assimilazione, la riflessione insomma, sul già appreso. In questo auspicato alleggerimento di programmi che permetta di compiere il terz'anno l'opera di sintesi, tanto proficua non solo in vista degli esami di maturità, ma anche e soprattutto in vista degli studi superiori e della vita intera, non esiterei a proporre in questa classe qualche soppressione o opzione di materie. Ma questo punto va chiarito, in quanto questa idea si inserisce in un più vasto e radicale concetto. Noi siamo avvezzi ad avere istituti a schema fisso per i quali la legge determina in modo preciso programmi ed orari. Per esempio, Liceo ginnasio : tante materie, tante ore settimanali per ogni materia con tali programmi. Ne consegue che tutte le sezioni di un istituto marciano su uno stesso binario, in uno schema rigido entro il quale devono prendere posto tutti coloro che si iscrivono all'Istituto stesso. La scuola è un servizio pubblico e come tale, si pensa, deve stare su una linea generale che possa andar bene a tutti. Sta bene, ma il particolare lavoro di educazione e di cultura che la scuola è chiamata, per sua stessa natura, a compiere e che fa di lei, più che un servizio esplicato a mezzo uffici, un contatto di anime, è tale che la scuola, se volesse davvero rispondere al suo fine, dovrebbe non dico rompere quegli schemi, ma disporre di una certa duttilità, di una certa elasticità.. Uno schema sta bene, ci vuole certo; quello schema per esempio per cui il Liceo ginnasio si distingue dalle scuole medie superiori; ma lo schema non sia rigido; la legge ammetta e renda anzi doverosa per i professori ed i capi d'istituto la possibilità di muoversi con qualche libertà entro lo schema stesso. Quindi la possibilità per esempio delle opzioni, ma non di una scelta cervellotica ed arbitraria per cui un giovane che ha anticipato il greco o che va male in matematica possa di usa iniziativa scartare l'una o l'altra materia dal suo piano di studi, sibbene una scelta meditata e consigliata a ragion veduta dal Consiglio di classe; un'opzione per esempio atta ad esonerare, come dicevo poco fa, un giovane giunto alle soglie della terza Liceo da una o due materie non fondamentali; non già, indulgendo alla sua pigrizia, da quelle in cui va male, ma se mai, da quelle in cui va bene, in cui è sempre andato bene ed in cui ha già acquistato lodevole perizia ed alle quali comunque non dovrà dedicarsi nella vita. Ho detto materie non fondamentali, e ci insisto perché, se è vero che per l'alunno tutte le materie devono avere la medesima importanza non possono averla anche per noi. Ora non si dirà che io esco dal tema proponendo che il Liceo ginnasio e il Liceo scientifico siano differenziati molto di più e che quel posto preminente che al Liceo scientifico hanno e devono avere gli insegnamenti scientifici, al Liceo ginnasio deve essere tenuto dalle materie letterarie (italiano, latino, greco, storia, filosofia, storia dell'arte) le quali perciò sono materie fondamentali. Ad esse dovrà guardare esclusivamente o prevalentemente l'esame di maturità classica. Se qualcuno ha avuto l'impressione che io sia venuto a proporre delle novità, desidero si sappia che non a tali novità credo si debba tenere, ma all'intento che con esse si vorrebbe raggiungere: mantenere e potenziare, al Liceo classico il suo carattere di scuola armonica, cioè di vera scuola di cultura dalla quale un giovane possa accedere ad ogni facoltà universitaria con larga formazione mentale e con sicura preparazione culturale. Sarebbe secondo me fuori di luogo parlare di riforma del Liceo classico nella sua sostanza, ma sarebbe altrettanto assurdo ed ingiusto irrigidirci in forme statiche e non ammettere che l'esperienza o nuovi bisogni possano suggerire qualche modificazione che non turbi la linea e che rispetti lo spirito della scuola. Tutto quello che ho creduto proporre alla nostra discussione si ispira a questo postulato. Sono novità che innestandosi su un tronco vecchio ma sano e già tanto bene collaudato intendono vivificarlo e renderlo strumento sempre più vivo ed efficace per la cultura e la formazione spirituale dei nostri giovani. JOSEPH COLOMBO |