Sulla via Appia Antica, a poche centinaia di metri dalla porta di San Sebastiano, si trova uno dei più straordinari reperti archeologici di Roma repubblicana: il Sepolcro degli Scipioni. Fu scoperto già nel 1616, e vandalicamente esplorato nel 1780, quando i fratelli Sassi, proprietari del terreno su cui sorgeva la loro villa, durante gli scavi per la preparazione di una cantina, vi si imbatterono.

ISCRIZIONE DI LUCIO CORNELIO SCIPIONE (E):

L. Corneli L.F.P Scipio quaist tr. mil. annos gnatus XXXIII mortuos pater regem Antioco subegit

TRADUZIONE: "Lucio Cornelio Scipione, figlio di Lucio, nipote di Publio, questore, tribuno militare, morto a 33 anni. Suo padre sottomise il re Antioco"

Si tratta del figlio di Scipione Asiatico e quindi il nipote dell'Africano e cugino di Publio, la cui carica più importante è stata la questura nel 167 a.C. Questa iscrizione è una delle ultime deposizioni del sepolcro.


Ricostruzione della facciata del Sepolcro degli Scipioni

La facciata monumentale, di cui ora non è quasi più nulla visibile, era composta da un ordine di semipilastri di tufo a base attica, che poggiavano su una cornice sagomata, anch'essa in tufo, inserita in una dente tagliato nella roccia. Sono ancora appena visibili le pitture che abbellivano il basamento, da cui si accedeva agli ipogei contenenti le tombe. Esse mostrano tre strati sovrapposti, con scene militari appena riconoscibili in quello più antico, databile fra il II sec. a.C. e l'inizio del I sec., quando, come sappiamo da Cicerone, cessarono le deposizioni.


EPIGRAFE DI LUCIO SCIPIONE (B):

Honc oino ploirume cosentiont R duonoro optimo fuise viro Luciom Scipione filios Barbati consol censor aidilis hic fuet a hec cepit Corsica Aleriaque urbe dedet tempestatebus aide mereto

TRADUZIONE: "Su di lui solo è concorde la maggioranza dei Romani, che sia stato il migliore degli ottimati: Lucio Scipione. Figlio di Barbato costui fu console, censore, edile presso di voi. Conquistò la Corsica e la città di Aleria e dedicò per grazia ricevuta un tempio alle Tempeste."

Lucio Scipione è il figlio del capostipite, però questa iscrizione ha caratteri più antichi rispetto a quella del padre.


Pianta che mostra le gallerie dell'ipogeo: le lettere corrispondono alle
deposizioni


L'albero genealogico della famiglia degli Scipioni. Le due iscrizioni da noi studiate corrispondono
a B (L. Cornelius Scipio, console nel 259 censore nel 258) ed E (Lucio cornelius Scipio,
questore nel 167 a.C.).

Le iscrizioni, opportunamente confrontate con le testimonianze letterarie, consentono di ricostruire con una certa precisione la storia del sepolcro. Esso non risale al IV sec. a. C., come qualcuno ha voluto sostenere, ma, data soprattutto l'importanza della collocazione del sarcofago A, appartenuto a Scipione Barbato, console del 298, è possibile situare la data del sepolcro all'inizio del III sec. a.C., probabilmente quando Scipione Barbato era ancora in vita.