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INTRODUZIONE AL ROMANZO

Luciano, autore de La storia vera Ἀληθὴς Ἰστορία, nacque circa nel 120 d.C. a Samosata, città della Siria, posta sulle rive dell'Eufrate, da famiglia di modeste condizioni. Gli studi di retorica e grammatica, condotti in Asia Minore presso i sofisti dell'epoca, gli consentirono una perfetta assimilazione e padronanza della lingua greca. Ultimati gli studi, egli compi molti viaggi: ad Antiochia, dove esercitò l'avvocatura, a Roma come ambasciatore e poi ad Atene dove dimorò per vent'anni. Si trasferì in seguito, con le mansioni di funzionario imperiale ad Alessandria d'Egitto ove rimase fino alla morte, avvenuta dopo il 180 d.C. Fu un celebre retore della Seconda Sofistica, come appare dalla prima fase della sua produzione: tra gli ottanta scritti che compongono il corpus lucianeo e di cui solo una quindicina sono da considerare spuri, vi sono vere e proprie mšletai (esercitazioni retoriche o declamazioni sofistiche), ed encomi paradossali, genere allora molto frequentato dai sofisti. Per quanto riguarda La storia vera, opera narrativa in due libri in forma autobiografica, gli studiosi non sono completamente concordi sulla cronologia dell'opera, ma solitamente la si ascrive all' ultima fase della produzione lucianea, intorno al 180 d.C. La storia vera potrebbe essere di poco posteriore a una delle ultime opere di Luciano, Come si deve scrivere la storia, trattatello che denuncia l' eccessiva adulazione, piaggeria e falsità della storiografia imperiale contemporanea. Agli storiografi intenti a scrivere storia romanzata e scadente più fantasiosa che scientifica sulla guerra tra l' imperatore Lucio Vero e Volgese III di Armenia (162-165 d.C.). Luciano rispose per antifrasi umoristica, con un racconto intessuto di iperboliche gesta, fantastiche invenzioni, colossali menzogne, del tutto oneste, però, perché dichiarate come tali fin dal proemio.Bersaglio di Luciano non sono solo gli storiografi, ma anche gli scrittori di racconti fantastici, citati nel proemio: Ctesia di Cindo, Erodoto, Iambulo, e persino Omero, il cui Ulisse è maestro nell' arte della cialtroneria. L' intento di Luciano non e' quello di screditare tali autori ma di mostrare che nella invenzione fantastica non c'è alcun limite. Pertanto La storia vera si configura con una propria e ben specifica fisionomia rispetto al romanzo greco e ai suoi due elementi costitutivi: quello amoroso e quello avventuroso. Il primo viene a mancare pressoché totalmente, il secondo invece è sì presente, ma rinnovato e riletto in chiave iperbolica, grottesca, fantastica, tanto che Luciano si può considerare il vero εὑρετὴς del romanzo fantastico, che tanto seguito ebbe nella letteratura: dallo Orlando Furioso,  a Gargantua e Pantagruel, alle Avventure del Barone di Münchhausen, ai Viaggi di Gulliver, a Ventimila leghe sotto i mari. Uno degli elementi innovativi è la ricerca di sempre nuove dimensioni spaziali sia in senso verticale, con la contrapposizione tra terra-cielo, sia in senso orizzontale con il venir meno di qualsiasi riferimento a una realistica proporzione tra le parti: si verifica spesso il passaggio dall' infinitamente piccolo all'infinitamente grande, pur mantenendo immutato il sistema di riferimento. Dietro tale propensione all' assurdo si può leggere il desiderio di evasione dalla banalità del quotidiano, per ridestare lo stupore, per dar vita a nuove e forti emozioni ma ancor più per suscitare il sorriso. Con il procedimento dell'αὔξησις che è, come direbbe l' autore del Περὶ Ὕψους, una delle manifestazioni del sublime, qui, in particolare del sublime comico, Luciano utilizza la tecnica parodica secondo il suo fine: far ridere. Così all'esagerazione iperbolica affianca minuziose precisazioni, che suggeriscono l' impressione di verità scientifica con un effetto comico irresistibile che nasce dallo scontro tra i due momenti. L'effetto di disorientamento del lettore è ottenuto anche con lo sfasamento delle coordinate temporali e dei piani reale e fantastico. I personaggi mitici e divini si calano nella vicenda umana di Luciano: così Elena fugge ancora dal marito Menelao con uno splendido giovane, Cinira; Calipso, ricevuta la lettera di Odisseo, si preoccupa di sapere se Penelope sia veramente bella; Tersite fa causa ad Omero per diffamazione; Omero banchetta con Ulisse. Accanto ad Achille combattono anche Socrate e Pitagora.

INTRECCIO
I LIBRO Luciano insieme a un equipaggio di cinquanta uomini salpa dalle Colonne d'Ercole verso l'Oceano Occidentale, ma sopraggiunge una violenta tempesta, che si placa dopo settantanove giorni. Approdati su un'isola Luciano e i suoi compagni trovano in una selva un'iscrizione di bronzo: "Fino a qui giunsero Ercole e Dioniso" e inoltre molte viti dalle cui radici scorrono gocce di vino [excursus sulle viti dal busto di donna]. All'alba ripartono ma un tifone solleva in aria la nave e la tiene sospesa per sette giorni e sette notti, quando, finalmente, essi riescono a scorgere in lontananza un'isola splendente:la Luna. Giungono dagli Ippogrifi che li conducono come prigionieri dal loro re Endimione. Questi racconta le vicende della sua vita e l'attuale stato di guerra in cui si trova impegnato a causa dell'ostilita' degli abitanti del Sole,gli Elioti, e del loro governatore Fetonte e infine invita Luciano e i suoi compagni a combattere insieme a lui.[excursus su guerra:i due schieramenti e il catalogo degli alleati:Cavalcavvoltoi, Cavalcalidinsalata, Ventocorridori, Pulciarcieri...] Conclusasi la guerra con la vittoria degli Elioti, Luciano e il suo equipaggio salpano e fanno una brevissima sosta sull'isola della Lucernaria, posta tra l'aria delle Pleiadi e l'aria delle Iadi. [excursus: descrizione della città]. Ripresa la navigazione aerea, giungono in vista della città di Nubicuccù, la "città delle nuvole" degli Uccelli di Aristofane (Luciano tesse un elogio del commediografo "uomo intelligente e sincero"). Nel frattempo, il vento cala e la nave può posarsi sul mare, ma subito viene inghiottita da una balena nel cui ventre è situata una grande città [excursus: descrizione della città]. Mentre esplora i luoghi circostanti, Luciano incontra un mercante cipriota, Scintaro, e suo figlio Cinira. Essi raccontano quali avventure li abbiano condotti nel ventre dell' animale e informano sulle altre tribù dell'isola, i Predisogliole, i Granchidi, i Salamoiati, i Caproni marini, tutti selvaggi...i nuovi visitatori della città, selvaggia, inospitale e bellicosa, a cui essi sono costretti a pagare un tributo. Luciano e i suoi compagni, utilizzando il pretesto di non voler pagare il tributo come "casus belli ", intraprendono una battaglia contro queste strane creature per prendere il possesso del paese e alla fine l' impresa ha buon esito.

II LIBRO Stanchi del soggiorno nella balena, Luciano, il suo equipaggio, Scintaro e Cinira sperimentano vari stratagemmi per evadere. Infine appiccano un incendio e dopo alcuni giorni, quando l'animale è ormai morente, riescono a fuggire.Un vento gelido fa ghiacciare il mare e imprigiona la nave; liberatala a fatica, navigano facendola scivolare sul ghiaccio. Incontrano l'isola di formaggio e poi l'isola di Sugheria, dove, tuttavia, non sostano in quanto una piacevole brezza odorosa li sospinge verso una nuova isola: la Terra dei Beati, il cui governatore è Radamante [excursus sulla città d'oro dei beati]. Il giudice Radamante sta celebrando i processi ad Aiace, Teseo e Menelao, Alessandro e Annibale. Decreta che Luciano, con i suoi compagni, dovrà render conto dopo la morte della "curiositas" che li ha spinti al viaggio. Luciano, dopo sette mesi di soggiorno sull'isola, si congeda da Radamante e salpa con il suo seguito per approdare poco dopo presso il  Soggiorno degli Empi   [excursus sul paesaggio]. Solo a tarda sera giungono nell' isola dei Sogni [excursus sulla città e i suoi abitanti]. Ripresa la navigazione incontrano sulla loro rotta l'isola Ogigia dove sbarcano per poter consegnare a Calipso una lettera da parte di Odisseo, il quale l'aveva affidata loro nellaTerra dei Beati. Allontanatisi da Calipso giungono ad una selva sul mare; sollevano la nave e la posizionano sulle cime degli alberi per poter proseguire. Dopo che la nave è ritornata a poggiare sulla superficie del mare, è costretta a dirigersi su un ponte d'acqua gettato su un abisso che separa due mari. Giunti quindi nel continente degli Antipodi, approdano nell' isola Cabalusa, presso la città di Idamorgia, abitata dalle donne Onoskelee, "dalle gambe d'asino ", che si nutrono dei forestieri. Allora l'equipaggio, spaventato, riprende il largo ma una tremenda tempesta si abbatte con tanta violenza da distruggere la nave e da far giungere Luciano e i suoi compagni, naufraghi, in un'altra isola ignota.

LIVELLI DIEGETICI

  • Libro I Parte dalle colonne d'Ercole
Excursus Donne-Viti
  • Isola delle viti Isola della Luna e incontro con Endimione

Excursus: racconta il suo ratto dalla Terra per volontà divina e le cause della guerra contro gli Elioti

La guerra: excursus sugli schieramenti e catalogo alleati

  • Isola della Lucernaria
  • Ventre della balena
Excursus sulla città
Excursus su Scintaro e Cinira
  • Libro II
  • Isola di formaggio
Excursus sul paesaggio
  • Isola di Sugheria
  • Terra dei Beati
Excursus sulla Festa delle Thanasie
Profezia di Radamante
Excursus Città dei Beati
Excursus Campo Elisio
Excursus simposio
Excursus rassegna dei Beati
Excursus incontro con Omero 
  • Isola dei Sogni
  • Isola di Ogigia
Excursus su Calipso
  • Isola di Bucefali
  • Uomini - Nave
  • Isola di Cababusa
Excursus sulle donne dalle gambe d'asino
  • Passaggio nel Continente degli Antipodi
  • Tempesta e naufragio su isola ignota